Mi chiamo Francesca Diano. Mio padre, Carlo Diano, il grande filosofo, grecista e filologo, ha determinato in modo profondo la mia visione della vita e mi ha insegnato l’amore per la conoscenza e l’importanza essenziale di spaziare in tutti i campi del sapere, per quanto sia possibile. Mi sono laureata in Critica d’Arte con Sergio Bettini, uno dei maggiori storici dell’arte del ’900. Dal 1983 sono traduttrice di letteratura e saggistica per grandi case editrici, studiosa di folklore e tradizioni orali irlandesi, storica dell’arte e critica d’arte. Ho vissuto a lungo in Inghilterra, dove ho tenuto corsi di storia dell’arte italiana all’Istituto italiano di Cultura di Londra e lavorato al Courtauld Insitute e in Irlanda, dove ho insegnato all’University College Cork. Ho tenuto corsi di storia dell’arte italiana all’Università per Stranieri di Perugia, una serie di lezioni pubbliche sull’arte italiana contemporanea per l’università di Cork, seminari sulla traduzione letteraria(Università Alma Mater di Bologna). Ho partecipato come relatrice a numerosi convegni nazionali e internazionali. Nel 1983 ho curato per Cappelli la prima traduzione assoluta in italiano, con note e introduzione, della Grammatica storica delle arti figurative (ed. postuma 1905) del fondatore della critica d’arte, lo storico dell’arte viennese Alois Riegl.
Una parte consistente dei miei interessi si concentra sullo studio del folklore e della tradizione orale irlandese, iniziati alla fine degli anni 70 grazie alle Fairy Legends and Traditions of the South of Ireland, di Thomas Crofton Croker (Londra, 1825) il primo testo di leggende orali mai pubblicato sulle isole britanniche, tradotto in tedesco dai Fratelli Grimm, famosissimo in tutto il mondo ma da noi sconosciuto, di cui possiedo copia della prima edizione originale. Una prima edizione a mia cura fu pubblicata da Corbo&Fiore nel 1994 e nel 1997 da Neri Pozza con enorme successo col titolo Leggende di Fate e tradizioni irlandesi, pubblicazione che ha avuto molte ristampe e molte edizioni. Nel 1998, durante il mio soggiorno in Irlanda, ne ho curato anche l’edizione anastatica per l’editore Collins per celebrare il bicentenario della nascita di Croker e in quell’occasione l’Irish Times pubblicò in seconda pagina una mia intervista. Il volume in italiano è stato poi presentato all’Ambasciata d’Irlanda a Roma su invito personale dell’Ambasciatore. Ho organizzato mostre, convegni, eventi culturali e concerti , tra cui l’allestimento dell’Harlekin di K.H. Stockhausen con maschere di Donato Sartori all’auditorium del Conservatorio di Padova per mimo e clarinetto e un evento sulla letteratura indiana per “Terrazza sull’India” al Festival dei Due Mondi di Spoleto, in cui sono stata anche relatrice. Ho pubblicato saggi e articoli su libri, riviste e quotidiani, ho svolto e svolgo un’intensa attività di conferenziera. Collaboro col blog Scrittori in Causa (Sui diritti degli scrittori e delle scrittrici) e col blog Moltinpoesia. Dai primi anni 80 sono traduttrice letteraria di narrativa, saggistica e poesia. Tra i miei autori, Thomas Crofton Croker, Kushwant Singh, Themina Durrani, Pico Iyer, Susan Vreeland, Sudhir Kakar e molti altri e sono la traduttrice italiana di Anita Nair. Ho tradotto testi di poetesse angloindiane e di poeti irlandesi. Nel 2010 ho pubblicato il romanzo La Strega Bianca – una storia irlandese; nel 2013 Fiabe d’amor crudele e nel 2012 ho ricevuto il premio Teramo. Miei testi sono stati pubblicati su vari blog letterari tra cui MOLTINPOESIA CARTESENSIBILI e FERNIROSSO
Il Minotauro
Io mi sono perduto in quest’abbaglio
Di terra e pietre il cui disegno esatto
Mesce follia e ragione.
Io nacqui alla vendetta che mia madre
Pasifae – tacque agli dei. Il mio nome
È Asterione e pur del nome m’hanno depredato.
Ma io divino sono
Ché in me riverberando
L’impronta della luce di Elio
Si fa bestiale traccia dell’origine
Tutta della stirpe dell’uomo.
Dio e bestia io sono
E questo mi fa mostro – ché gli dei mi esiliarono
Per non vedere in me il loro volto invisibile
E gli uomini al pari m’hanno esiliato
Che non ricordi al loro sguardo cieco
Ciò che di loro appare.
Fu così che Minosse – figlio di Zeus –
Che mia madre insultò con la sua immonda copula
M’ha fatto prigioniero nel Palazzo della Bipenne.
Non mi vuole vedere – perché è in me
Che si specchia la sua colpa – la sete di potere
Che gli rese nemico Poseidone.
Io da un toro divino sono nato
Sorto dall’acqua come segno di un dio.
Ma forse solo un’ombra o un’illusione
E dunque sono figlio di un sortilegio.
Di un inganno illusorio porto la forma
Ombra del buio che sorge dalla luce.
Io sono ciò che siete – la vostra doppia natura
Non la volete vedere in questo specchio.
Vago in questo palazzo chiuso alla vita
E l’ira mi divora – l’ira per l’ingiustizia
Dell’esser nato da un dio per poi dover morire
Da bestia immonda – da voi tutti odiata.
Non volete vedere ciò che si cela dietro l’apparenza
Di mostro – del mio corpo di uomo
Dalla testa di toro. Eppure un dio in me
Si manifesta. Elio – il padre di mia madre
Febo che fende i cieli col suo carro di fuoco
E cancella i terrori che genera la tenebra.
La luce brucia e annienta i demoni del buio
L’oscurità si scioglie – si dissolve
Abbagliando l’aurora – emerge dalle ombre.
Io sono quella luce – quel bagliore accecante
Che voi fuggite e mi negate la vita.
E siete voi la tenebra della menzogna.
Minosse ha raccontato che io divoro vergini
Per soddisfare la mia fame immonda –
Eppure non è questa la verità.
È la sua fame di potere che si cela dietro l’inganno.
Io sono puro dal sangue innocente
E le mie grida di cui tremano i muri
Di questo odioso labirinto sono le grida
Dell’ingiustizia che nessuno ascolta.
Si prepara l’inganno della mia morte
Il sacrificio che vi libererà dalla paura.
Mia sorella Arianna – la traditrice
Colta dalla follia d’amore per Teseo
Accecata dalla lussuria per questo scellerato
Lo condurrà nel labirinto perché mi dia la morte.
E sarà questo che a voi verrà narrato.
Questa menzogna livida e spietata.
Ma il mio padre divino – il toro equoreo sorto dagli abissi
Ha infine accolto la mia preghiera
Il mio urlo spezzato e quando Teseo con l’inganno
Seguendo il filo rosso di sangue che Arianna
Gli tendeva illudendosi che l’avrebbe legato
A lei per sempre – quando Teseo mi vide
Rabbrividì e snudando la spada
Mi trafisse vigliaccamente
Ecco che dal mio corpo di mostro
Con fatica la mia forma divina
Sgusciando come un serpe dalla pelle
Lentamente sorse ed emerse dalla sua spuma oscura.
Libero dalla gabbia del mio aspetto bestiale
Il mio corpo s’abbaglia del suo stesso nitore.
Traluce la mia forma che ondulando – rappresa in luce –
Diafana oscilla in una danza sacra nel liberarsi.
Io – Asterione – figlio degli astri
Libero emergo dalla morsa della mia pelle
Di animale divino e divino
Figlio della Luce libero infine
Abbandono la spoglia di quel che fui
Di quello che voi siete – vostro eterno tormento –
Ombra del buio che sorge dalla luce.
Ed io luce dal buio sorgo – immortale.
Grazie Francesco, sei davvero molto gentile