Robert Walser (Biel, 1878 – Herisau, 1956) passò una giovinezza errabonda, vagando di città in città e di lavoro in lavoro, senza interrompere la sua ostinata attività letteraria, fino a quando, nel 1929, in seguito a gravi disturbi psichici, entrò in casa di cura, per rimanervi fino alla morte avvenuta nel 1956. Come uomo e come scrittore fu per natura ribelle a ogni rigida definizione e refrattario a qualsiasi catalogazione; seguì, invece, la naturale inclinazione ad abbracciare le infinite nuances di una realtà mobile, inafferrabile, enigmatica, in una parola, ambigua.
Il presente saggio di Silvio Aman, studioso di Walser, parte dalla necessità di riconsiderare globalmente la sua opera al fine di allontanarsi dai luoghi comuni della critica, dalle cristallizzazioni che uno scrittore tanto complesso ha subito da parte di letture istituzionalizzanti. Ecco allora l’esigenza di leggere con nuovi occhi i diversi nuclei tematici, quali la fascinazione per la natura silvestre, la molteplicità dell’io, la fantasticheria e il misticismo, al fine di penetrare i meandri degli scritti di Walser, i quali vanno a comporre un unico Ich-buch, libro dell’io, dalla struttura labirintica e fluttuante. Senza pregiudizi e con estrema finezza, Aman affronta questo autore – la cui conoscenza al pubblico italiano è stata favorita a partire dagli anni Settanta dalle pubblicazioni della casa editrice Adelphi – in maniera sottile e delicata, accompagnando con sicurezza il lettore nel dedalo di immagini, dove “il flusso del pensiero rischia di incagliarsi o scivolare in una incontrollata disseminazione”.
Silvio Aman Robert Walser Il culto dell’eterna giovinezza Lugano, Casagrande, pp. 238 € 25
Personalità di straordinaria attualità, Robert Walser (Bienne, 1878 – Herisau, 1956), svizzero, autore de La passeggiata, L’assistente, I temi di Fritz Kocher e di molti altri scritti d’occasione, è lo scrittore studiato in questa densa e dettagliata monografia di Silvio Aman. «Rimanendo alla superficie precipitai nel profondo», dice il protagonista di un racconto di Walser, dove l’accento è posto sul verbo cadere (sturzen), precipitare, l’oscillare «del passeggero fra gli ingorghi dell’auto osservazione e la svagatezza», in una dimensione «dove non ci sono più piani o linee di orientamento perché la passeggiata li esclude per principio. «Il nostro Spaziergänger è insomma chi, non tenendo conto del “viaggio” freudiano, affinché Wo Es war soll Ich werden (dov’era l’Es dovrà subentrare l’Io) e il soggetto possa reperire il significante rimosso, fa un’esperienza in grado di sospendere il destino, ma non di mutarlo». Il baricentro di questa situazione esperienziale non è né il finito né l’infinito, è un catalogo di punti di vista, di incroci «fra il visibile e l’invisibile», fantasie e realtà, «pensieri, sogni, impressioni e desideri». A Walser non interessa cogliere un senso eterno, ultimo e immutabile ma quel «senso profondo» che sta in superficie, tra le cose inappariscenti, dimesse «come un più negativo che le pone in contrasto con l’ostentazione (la dorata insegna di un fornaio, in La passeggiata) e l’egolatria», dove il decorativo è compresente e convivente della e nella vita di tutti i giorni, nel miracolo dell’«attimo», della sua «superficie» estemporanea e subitanea. «È bene ed è necessario che io mi occupi con passione soltanto dell’attimo presente», dice un altro personaggio di Walser. «Un simile procedere – scrive Aman – volto ad accogliere indiscriminatamente ogni cosa, anche a costo di parlare “a vanvera”, se “tutto è possibile, tutto, anche la più abietta indegnità”, risponde alla definizione che lo stesso Walser diede di un libro senza intreccio e a carattere accumulativo che egli definì appunto Ich-Buch, libro in prima persona:
«Mentre scrivo, io tappezzo. (…) I miei pezzi in prosa formano, secondo me, nient’altro che parti di una lunga storia realistica senza azione. Per me sono schizzi che butto giù di tanto in tanto, brevi o estesi capitoli di un romanzo. Questo romanzo, che continuo a stendere, è sempre lo stesso, e si potrebbe definire come un libro in prima persona, tagliuzzato o disperso in molteplici frammenti».
«I suoi prodotti – commenta Aman – ci appaiono policentrici… e polimorfi, per il variegato utilizzo e miscuglio dei generi, di ascendenza romantica: un vero e proprio pot-pourri di scrittura epistolare, dialoghi teatrali, frammenti di scena e informazioni di viaggio; una selva che è mappa dello smarrimento e dello ritrovarsi, tanto da non trovar più il mezzo di comprendere dove si situi l’Autore, essendo egli ovunque e in nessun luogo. Resterebbe solo da seguire la capricciosa divagazione senza davvero aspettarsi che qualcosa si annodi con coerenza su una linea di sviluppo…». La narrazione si sviluppa attraverso «l’accumulo di cose eterogenee», «un infinito processo di somiglianze» «in un tutto astorico e simultaneo», una narrazione policentrica, polimorfa appiccicata alla unica deità del caso, senza alcuna legislazione che non sia la libertà di passeggiare e divagare da una cosa vista all’altra, da una parola all’altra. Scrive Walser:
«Di fronte a quegli scrittori che eccellono nell’azione e si servono del mondo intero per i loro personaggi, io sono diffidente a priori. Le cose di tutti i giorni sono abbastanza belle e preziose perché se ne possano far scaturire scintille di poesia».
INDICE: Premessa Un calligrafo a passeggio Coazione a non discriminare Il profondo in superficie La religiosità di Walser Il bosco La natura Il culto dell’eterna giovinezza La fantasticheria Il talento Metamorfosi La povertà del conservatore “emancipato” La società mistico-trasgressiva Profilo bio-bibliografico Opere consultate Indice dei nomi
Silvio Aman, poeta e saggista, è autore di studi e articoli dedicati a scrittori e poeti italiani e stranieri, fra i quali Rainer Maria Rilke, Georg Trakl, Alfonso Gatto, Giampiero Neri, Giancarlo Buzzi e Meeten Nasr. Per la poesia segnaliamo: Sinfonia Alpina (prefazione di G. Isella, Edizioni Il gatto dell’ulivo, Balerna, 2004); Nel cuore del Drago, (prefazione di G. Oldani, Interlinea Edizioni, Novara, 2005). L’autore è presente in varie antologie, delle quali ricordiamo Omaggio a Luciano Erba per i suoi 80 anni (a cura di S. Ramat, ivi, 2003). Per la casa editrice LietoColle si è occupato della collana di poesia straniera “AltreTerre”. Ha diretto l’annuario “Hesperos” (Milano, La Vita Felice), il cui secondo numero, nel 2001, è stato interamente rivolto a poeti e scrittori svizzeri.
Ringrazio il saggista ella delicartezza on cui ha voluto e dovutop trattare
la mia esistenza. R. B.