Sei poesie inedite di Luciano Nota

IN TRENO

Il treno è un lunghissimo viale
che assopisce gli alberi stanchi.
E’ notte.
E’ ora di uscire dal covo.
Il viaggio porta con sé
un minuscolo orto
da cui si sparge odore
di raccolto misto.
L’occhio è lì, in fondo,
scruta ogni minima mossa.
Un bouquet di membra si scuote.
Entro. Entra.
M’accosto a un umido cuore.

Il treno è un brevissimo viale
per chi, come me, esce spesso d’amore.

GLI AMANTI

Vivono la premessa stessa della vita.
I loro passi delicati
(mille miglia di luce e di polline
sbarcano sulla pelle rossa dall’amplesso
visibile alla luna
e al migliore acquirente di quadri d’amore)
volgono all’angolo opaco di una nicchia
dove stendere una fila di perle
e accattivanti premure.

Gli amanti s’innestano
per ingemmare la vita.

LA DOLCE STAGIONE

Pensavo bastasse
una parvenza pulsante
per la dolce stagione,
un’essenza pressoché denudata,
orientata a bruciare le tappe.
Pensavo.
Ma l’amore è fatica,
è gravoso aggirarsi
in un assetto fremente
dal terriccio accaldato.
Per di più è importante
un punto preciso
avvezzo al sussulto,
un astro dissetante
che freni il distacco,
come un cuore
o un bicchiere di neve.

GRANDI IN AMORE

Saremo grandi in amore,
e non perché ci daremo
godimento, ilarità,
ma perché sui nostri corpi
giaceranno in abbondanza
le folate del sognato.
Più del parlato
il non detto,
più del rasente
le parvenze del pulviscolo
segregate dentro un ciglio.

FORSE TU, FORSE IO

Devo dirti con amore
che ho visto uno storno librarsi
nella sala degli incendi.
Forse tu
nell’istante dell’effusione,
forse io
finito per un istante
in un manicomio di stelle.

RITOCCO

L’astro sulla mia ombra,
lo scroscio
e quello che ancora non conosco.
La roccia, il suo silenzio,
il sangue che veglia la bozza.
E poi il fiume, il metallo,
l’indugio.
Il cucciolo evapora la brina.
La bacca brucia l’ombra.
Focolare di vapore.
Alterazione
dell’incipiente coagulo umano.

Luciano Nota

2 commenti
  1. Il suono e il senso, il tono solenne di una parola di poesia ricondotta a uno stato di purezza biblica, (una parola seconda soltanto al silenzio di Dio nella Bibbia), cui corrisponde sempre il significato, sono la forza della scrittura poetica di Luciano Nota, come in questi due versi:

    “Più del parlato
    il non detto…”

    Sono versi esemplari dello scontro dialettico permanente tra silenzio e parola nell’esperienza lirica di Luciano Nota, quasi a ricordarci che la Bibbia, prima di essere parola, è silenzio.

    Dio, dunque, rivela sé stesso a partire dal silenzio. Quando Dio spezza il silenzio fa casa con l’uomo e lo fa con la Parola.

    In tutta la sua ricerca di poesia, prima dello stile, della metrica, delle allegorie, delle metafore, dei temi, Luciano Nota vuole dirci, dicendolo prima a sé stesso, che la Parola è sacra e che come tale non ammette banalizzazioni, svalutazioni, improvvisazioni di nessun genere.

    Sotto tale aspetto, sento che Luciano Nota è il vero, unico erede di Leonardo Sinisgalli.

    Gino Rago

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