Due poesie inedite di Sandra Evangelisti

poesiaSono seduta alla fermata dell’autobus
aspettando , come “Godot”,
che si sveli la Sfinge
che presiede il destino
della creatura abbandonata
al trascorrere
di giorni vuoti e infiammati
e devoti e misantropi.
Seduta sul vortice
di un tempo non suo.
Ogni tanto suono una nota
e ne ascolto il battito.
La tua voce ha accompagnato
riflessioni profonde
e l’ho fatta mia, talvolta rubata.
Assimilati i termini delle riflessioni
su crisi e questioni e rinascite.
Tentativo di spiegare
l’andamento di un secolo
e la fine auspicata del tempo
che accompagna l’avvento del nuovo.
La nuova lingua, la fondazione della lingua,
la generazione entrante .
Fra voci note, alcune potenti
conosciute, ma non abbastanza,
altre nuove offerte al divenire.

E’ autentico questo dispiegare
il percorso dell’annoso travaglio
di lingua e forme e assonanze
di stili e fonemi
o contrasti imperfetti ,irrisolti
già fermi e consunti
negli effetti ,nel seguito.
Ma.. “..sono trascorsi altri dieci anni……
che strano, non ne rammento il percorso,
il frangiflutti li ha cancellati
guardo da dietro il vetro della finestra:
frammisti alla nebbia i nostri volti
escono per un momento dall’ombra
e tu sorridi.”

1683-22
Ma se mi avessero detto
che un uomo così
avrebbe scritto per me
non l’ avrei mai creduto.
Avrei pensato a un gioco della sorte,
a qualcuno che se ne approfittava.
Ancora adesso lo ritengo
poco probabile.
Forse parla di una giovane sirena
conosciuta sulle rive del mare
sospesa tra sogno e realtà
che sfiora le acque dello Ionio.
Io sono figlia di montagne selvagge
e di boschi impervi e inaccessibili,
come può essere arrivato
fino a me
nel cuore del bosco di rovi
di questa esistenza?

Eppure vedo, ho visto un raggio di sole
nel fitto delle fronde
ed è nato un frutto acceso nel sottobosco
ed odoroso di vita.
Lo sento.
Sarà stato lui, figlio del calore del sole
a germogliare nell’umido muschio del cuore.
Ed è quasi un miracolo.
Nessuno da anni oltrepassava la siepe.
Guardavano lontani come vedessero
estranea la cerbiatta e sconosciuto
il frutto fra i rovi.
Come qualcosa che non fa per il mondo
e non è commestibile.

9 commenti
  1. cara Sandra,
    la tua poesia è come la foto dove appari con le mani alzate (ma non è un segno di resa quanto piuttosto di stupore), ci sei tu, ci sono i tuoi interlocutori, tu che parli con degli interlocutori immaginari (e reali), c’è un dialogo (ciò che fonda il dettato poetico), c’è una riflessione, ci sono citazioni di fatti ed eventi ma tenuti come dentro un serbatoio con un lucchetto a garanzia della privatezza, c’è la distinzione netta tra ciò che può essere pubblico e ciò che può essere privato e che non può essere violato. Tutto ciò dà molta vivacità ai testi li rende problematici, mossi, vivaci… insomma voglio dire che non c’è in queste tue poesie un soggetto monologante che si considera il legislatore del dettato poetico (come traspare in autori anche molto rinomati), il poeta non è legislatore di nulla, neanche delle proprie parole, può, al massimo avere «cura» delle parole, le quali sono un demanio pubblico di quel grande fiume che è la Lingua, quella «cosa» possente che è trascinata dalla corrente del futuro. Nella tua poesia c’è un nucleo di privatezza che non può essere violato. E questo lo considero un valore. Una garanzia.

    • “interessante, cara Sandra: una poesia riflessiva quasi flusso di coscienza…”Paolo RUFFILLI
      Riporto questa annotazione inviatami poco fa via mail da Paolo Ruffilli per ringraziare Giorgio Linguaglossa per il commento molto costruttivo e per rispondergli, se riesco(non è facile infatti spiegare la propria poesia).
      Sì, gli interlocutori in questo dialogo sono immaginati, ma sono persone reali nelle quali mi immedesimo senza però identificarle e facendole rimanere apposta nella sfera del privato, proprio perché possano così essere interlocutori di tutti e quindi in un certo senso “pubblici”. Non sono più personaggi particolari da dovrebbero assumere connotati universali, come secondo me deve essere in poesia. Ecco il “flusso di coscienza” di cui parla Paolo è il nome esatto che si può dare a questo tentativo di fare poesia: ovvero è il tentativo che un “io” fa di cogliere il fluire della coscienza proprio nel momento in cui scorre, e di fissare quel flusso in parole che possano risultare il più possibile utili e comprensibili a tutti.
      Come tu dici Giorgio, sono volutamente distante da un “io” legislatore che autoproclama se stesso. Non è questa l’operazione che mi interessa nel mio lavoro letterario e sul verso. Anzi il tentativo è quello di distaccarsi il più possibile dalla dimensione unipersonale per arrivare al mondo e quindi unire più dimensioni e guardare perciò la realtà uscendo dal proprio “Io”.
      Grazie e un caro saluto.
      Sandra

  2. Scrivendo sulla poesia di Sandra Evangelisti ebbi a dire: “… Un cuore che si apre alla vita e all’avventura esistenziale come una fioritura profumata e colorita della primavera. D’altronde come si potrebbe narrare di noi e del nostro essere, ora inquieto, ora desideroso di espansioni, come si potrebbe senza ricorrere alla natura disposta e disponibile a concretizzare coi suoi palpiti ed i suoi orizzonti i nostri stati d’animo? Una simbiosi erotica, un canzoniere d’amore, che si amalgama quindi con un alentour ora vivace, ora flebile, ora brumoso, ora soleggiato, ma sempre vicino al consumarsi di questa nostra esistenza labile e fuggitiva. E’ qui che l’amore coi suoi sospiri, coi suoi battiti, con le sue illusioni, delusioni, passioni, e oniriche speranze è determinante e indispensabile a dare un senso alla nostra esistenza. Anche nella sofferenza. La vita è fatta di dualismi; il bene e il male, il piacere e il dolore, la luce e la notte, l’amore e l’odio. Sta in questa scandalo delle contraddizioni la vita dell’Uomo. E Sandra Evangelisti sembra dirci che solo respirando l’aria dell’amore si può vivere, pur coscienti delle dicotomie dell’essere e dell’esistere:
    “ancora,
    nell’aria del giardino
    […]
    […]
    non mi inventare
    mentre la vita si fa dura
    e vince
    sulle idee.”
    Il poeta direbbe: “L’amore, il sogno, e un azzardo oltre i confini fanno della vita un romanzo da leggere e ripassare. Un romanzo che vale la pena vivere e ricordare raccomandandosi alla memoria”.
    E qui, in questi canti, c’è la vita, c’è l’amore, c’è il fatto di esistere, la memorialità, la stupefazione, la coscienza di una precarietà che può elevarsi all’oltre con la parola. Sì, è il corpo a corpo con il verbo, qui esperito con vistosa sagacia, a fare di Sandra una creatrice, rara creatrice
    di combinazioni etimo-significanti.

    Nazario Pardini

  3. Dopo aver letto i tuoi libri trovo queste ultime tue poesie straordinarie
    perché quello che scrivi ha la capacità di lasciare intravedere ciò di cui intendi parlare astraendo i soggetti, gli incontri, le occasioni: Brava!

    • Grazie, caro Francesco.
      Quello che dici è proprio il lavoro che tento di fare e che avevo cercato di iniziare con “Diario minimo”, 2011,: ridurre l'”IO” al minimo cercando di guardare e di raccontare le situazioni da fuori, insomma staccarmi dall’autobiografismo ( e nelle poesie d’amore non è semplice),per guardare l’oggetto e la realtà partendo sì da un “IO”- e quindi realtà come pensata dal soggetto- ma staccandomi dall’individualismo e dall’egocentrismo, cosa che secondo me, in poesia, riesce a realizzare magistralmente Paolo Ruffilli, soprattutto nelle sue più recenti poesie d’amore, e certamente anche il grande Mario Luzi nelle sue ultime opere, secondo me poco valorizzate e comprese fino ad ora: da “Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini” a “Dottrina dell’estremo principiante”
      Grazie e ciao. A risentirci, spero.
      Sandra

  4. Patrizia Riscica

    L’attesa è estenuante, il pensiero rivolto a un improbabile “poi”, teso nell’impossibile rappresentazione di un futuro che esiste soltanto perché è pensato. Sandra aspetta, come tutti noi, qualcosa che deve arrivare a far muovere la vita. Coglie con parole intense quei momenti in cui tutto sembra fermarsi, mentre i contorni del quotidiano sfumano, inutili al nostro vivere. Sappiamo da antica saggezza che inevitabilmente tutto scorre e il nuovo, qualunque esso sia, cerca di farsi pian piano strada rosicchiando pezzetto per pezzetto il nostro oggi. Tutti abbiamo un Godot che non arriva e pensiamo che mai arriverà, ma che non smettiamo un secondo di aspettare. Svelerà il senso dell’esistenza? o rimarrà per sempre un indovinello senza risposta? Godot è il destino perduto o mai avuto? o il Dio insolvente? Godot è forse il nome dell’uomo o della donna abbandonato/a o mai posseduto/a? Perché di certo tra i versi di Sandra si nasconde un amore lasciato o trovato (il suo valore è identico), sicuramente desiderato e fantasticato nell’attesa reale/irreale. Perché il punto di arrivo per qualunque riflessione esistenziale sarà sempre il desiderio che diviene risoluzione dell’abbandono: poter finalmente vedere un volto, quel volto, accanto al nostro.
    Cara Sandra quando leggo i tuoi versi sento sempre una grande passione e mi sembra che tu quasi sia stupita di questa intensità.
    un abbraccio
    Patrizia

    • Sì è vero l’attesa è quella di un volto preciso in cui si possa compiere quel desiderio grande d’amore che è comunque il fondo di tutte le aspirazioni veramente umane(nel senso di un’umanità semplice di valori creaturali). E quel volto desiderato-immaginato- intravisto, potrebbe forse risolvere il senso di abbandono che prevale nella vita affettiva. Questo per la mia esperienza. Cara Patrizia, mi fa piacere che tu senta la forza della passione che c’è nei miei versi, perché è la passione che metto nel cammino della vita. Poi, sì, è vero arriva quasi inaspettata, perché la poesia è dono, fatto a scrive per poi essere trasmesso agli altri. Nei momenti in cui mi calo nella scrittura riverso sulla carta o sulla tastiera del pc, un flusso di pensiero e di calore di vita, quasi inaspettato, che è rimasto lì a maturare per parecchio tempo e poi si trascrive quasi da sé. E a volte quasi fossi uno strumento che interpreta una musica interiore e misteriosa, mi stupisco io stessa nel riascoltare la musica delle parole…..
      Grazie, cara Patrizia. E complimenti per il bel lavoro che stai facendo in Poesia con le tue opere precise, scolpite, incisive e profonde.
      Sandra

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