
Attilio Bertolucci, San Prospero Parmense, 18 novembre 1911 – Roma, 14 giugno 2000
Essenzialmente la poesia di Attilio Bertolucci è trascrizione di un movimento: nello spazio, da un interno a un esterno; nel tempo, da un prima a un dopo. Ma anche del movimento opposto, quello del rientro, del ripristino della condizione originaria. Coincidendo la partenza con l’arrivo, l’inizio con la fine, il risultato, per forza di coraggioso paradosso, è una definitiva fissità, una immobilità “eterna” (nel vero e proprio senso religioso).L’intervento poetico, il “fatto” della poesia, – Bertolucci dà sommo rilievo al momento grafico, materiale, concreto, perché è questo che giustifica il suo lavoro di artigiano. Longhi gli ha insegnato che l’arte è “officina” – si inseriscono, con fatica dolorosa, nella cerniera dei movimenti descritti, tra un esterno non rappresentabile e un interno non sopportabile, tra un prima irrecuperabile e un dopo invano agognato: sono la conquista di spazi esigui cui non rinunciare più, di segmenti impercettibili di durata: particole di luce strappate alle tenebre e alla morte.
Giorgio Cusatelli
La rosa bianca
Coglierò per te
l’ultima rosa del giardino,
la rosa bianca che fiorisce
nelle prime nebbie.
Le avide api l’hanno visitata
sino a ieri,
ma è ancora così dolce
che fa tremare.
E’ un ritratto di te a trent’anni,
un po’ smemorata, come tu sarai allora.
Portami con te
Portami con te nel mattino vivace
le reni rotte l’occhio sveglio appoggiato
al tuo fianco di donna che cammina
come fa l’amore,
sono gli ultimi giorni dell’inverno
a bagnarci le mani e i camini
fumano più del necessario in una
stagione così tiepida,
ma lascia che vadano in malora
economia e sobrietà,
si consumino le scorte
della città e della nazione
se il cielo offuscandosi, e poi
schiarendo per un sole più forte,
ci saremo trovati
là dove vita e morte hanno una sosta,
sfavilla il mezzogiorno, lamiera
che è azzurra ormai
senza residui e sopra
calmi uccelli camminano non volano.
Gli anni
Le mattine dei nostri anni perduti,
i tavolini nell’ombra soleggiata dell’autunno,
i compagni che andavano e tornavano, i compagni
che non tornarono più, ho pensato ad essi lietamente.
Perché questo giorno di settembre splende
così incantevole nelle vetrine in ore
simili a quelle d’allora, quelle d’allora
scorrono ormai in un pacifico tempo,
la folla è uguale sui marciapiedi dorati,
solo il grigio e il lilla
si mutano in verde e rosso per la moda,
il passo è quello lento e gaio della provincia.
Attilio Bertolucci
Attilio Bertolucci ha pubblicato giovanissimo le sue prime raccolte (Sirio, 1929; Fuochi in novembre, 1934). Traduttore di Shakespeare, appassionato di cinema, è stato collaboratore di importanti periodici culturali (Circoli, Letteratura, Corrente, Paragone). Tra le numerose pubblicazioni, Viaggio d’inverno (1971) raccoglie i testi poetici databili 1955-70, mentre La camera da letto (1984 la prima parte, 1988 la seconda) è un romanzo in versi. Le poesie (1990), Verso le sorgenti del Cinghio (1993), La lucertola di Casarola (1997) e le prose di Ho rubato due versi a Baudelaire (2000)
L’ha ribloggato su Paolo Ottaviani's Weblog.
Raramente ho letto una una nota critica laconica, densa e icasticamente resa a ogni lettore [non necessariamente addetto ai lavori] come questa di Cusatelli su Bertolucci.
Ripudiando l’ore rotundo e le parole morte. Cusatelli va dritto verso il centro della verità bertolucciana.
Gino Rago