“Colloquio con il mare e con la vita”, Nazario Pardini, Edizioni Confronto – 2012 –

copertina libero, no solo foto“Non chiedermi perchè sono venuto/ a trovarti di nuovo. Sarà forse/ perchè qualcosa provo/ ancora dentro me./ Sai!, non è molto che pensavo/ all’ultimo saluto. Ti ricordi? […] Pardini è un poeta che emoziona, che la passione non la apre per semplice strumento letterario o orchestrazione di fantasie, ma l’impulso è all’interno della parola, del verbo che sa farsi immagine, icona reale perchè è lì e la senti. E’ viva e si muove. E’ la forza di chi con la vita vuole colloquiare, vuole spalancare il dialogo per spezzare il silenzio che da sempre grava tra l’io e la natura, l’io e il non-io, con quell’io più recondito che per un poeta non può che essere il Tu. La poesia di Pardini è un punto genuino, una materia mai inerte. Persino l’ultimo saluto all’amata in verità è un arrivederci, un riflusso, un sinfonico accordo che lega l’uomo alla prediletta, al bisogno, all’affetto per farne luce (VITA E POESIA) immortale. Leggiamo le 2 poesie scelte.
Luciano Nota

 

COLLOQUIO CON IL MARE

Mi trovo qui davanti alla tua piana
frammentata da scaglie ed azzannata
da becchi di uccelli voraci
ed insaziabili. Mare! Mio mare!
Quanto mi sei vicino!
Tu che vivi di rivoli di cielo
tormentato e irrequieto.
Chiederti qualcosa è sempre poco.
Ma parlare con te dell’immenso
forse mi è più caro. E stamani
la mia voglia è quella di ammirarti;
tu, eternamente instabile,
umano e disumano.
Lo sai? Se ti sono lontano,
ti sogno come amico;
ti vedo, alla mia assenza
come assenza di amore
della donna che amo.
Ma torno sempre uguale, quando torno,
sempre poco,
davanti a te che immenso mi rapini
e porti via il mio seno.
Tu l’accarezzi, lo invogli
a sfiorare l’eterno.
Ma quando scende a terra,
ancora più ne soffre
di questa sua miseria;
se torna a rimirarti,
ancora più ne soffre,
misurando col giorno il tuo cammino.
Ed io ti chiedo,
ti chiedo del mistero,
ti chiedo della vita,
tu che contieni anni
che ancora non parlavano.
A volte mi rispondi
ed io ti ascolto
disposto a fuggir via col tuo salmastro.
Dimmi, quindi, anche stamani,
qualcosa del colore
che ti frantuma a sera,
qualcosa del tramonto,
per te solo bellezza, forse,
per me giorno che sfugge.
” I miei pensieri, uomo, sono eguali
a quelli che tu provi quando tenti
di misurarti a Dio. Anch’io
vado da un mondo a un altro senza pace,
nè mai tace
la voglia nè si appaga
di copularmi al cielo. Solo a sera
mi quieto in esplosioni
di luci e di colori;
arancio le mie guance
e mi sprofondo
in un riposo umano;
sogno inquieto per te,
per me solo riflesso di una luna
nel mio perpetuo moto”.

NON CHIEDERMI PERCHE’

Non chiedermi perchè sono venuto
a trovarti di nuovo. Sarà forse
perchè qualcosa provo
ancora dentro me.
Sai!, non è molto che pensavo
all’ultimo saluto. Ti ricordi?
Era sul mare, il cielo cinerino
di un settembre un po’ stanco accompagnava
un melanconico addio. Eppure
io non credevo che un lungo patrimonio
potesse rivelarsi così fragile
come la bruma pallida d’autunno.
Il cielo si rompeva ad occidente
e il sole grosso e fervido, alla sera
di quel giorno impossibile, tingeva
il tuo volto diverso. Mi ero perso.
Non ritrovavo più la strada amica,
la strada di una vita. Sono qui.
Non chiedermi perchè. Sono venuto!
Ho ancora dentro l’anima
il sole di una sera,
il mare quasi calmo, un volto stanco,
e una bàttima lenta a misurare
un tempo troppo pigro per chi soffre.
Sarà forse l’amore. Chi lo sa.
Eppure c’è qualcosa che ha guidato
quest’animo rigonfio di ricordi
tra i fiordi del passato. Ma non chiedermi
di più. Accetta un mio saluto. E vado.
Davanti a me c’è un guado,
un guado che riporta
quest’uomo ormai attempato
                         all’altra sponda.

4 commenti
  1. Pardini ha cuore fervido e mente tersa. E, anche, l’innocenza primordiale dei poeti, la disposizione, ampia, a sentire. Perciò egli irrompe nella natura, vi si immerge, fino ad esserne tutto pervaso ; fino a percepirne l’estrema bellezza e la triste precarietà, l’ansimo vitale e il palpito finale.
    Pardini è davvero poeta.
    Pasquale Balestriere

  2. “Le due poesie di Nazario Pardini qui proposte sono limpide e lineari nel dettato, ma di grande intensità emotiva e spessore etico.
    Il ritmo, sempre musicale, nella prima lirica, “Colloquio con il mare”, è composto non solo da endecasillabi e settenari, come in molte altre sue composizioni di stile classico, ma da una varietà di rapidi quaternari, quinari, senari, settenari, talora rallentati da perfetti endecasillabi.
    Vi compaiono i quesiti esistenziali che tormentano l’uomo sensibile:
    “Ed io ti chiedo,
    ti chiedo del mistero,
    ti chiedo della vita”
    in un montaliano confidarsi con “la piana frammentata da scaglie” che, nella sua mutevole bellezza, ascolta e sembra rincuorare l’uomo interrogante.
    Nella seconda lirica, “Non chiedermi perché”, in una classica alternanza di endecasillabi e settenari, Nazario Pardini di nuovo si apre a una meditazione, a un intimo colloquio con un “tu” indefinito, ancora di fronte a quel mare che sembra inscindibile dal suo animo e dai suoi tormenti.
    “Mi ero perso.
    Non ritrovavo più la strada amica,
    la strada di una vita. Sono qui.”
    Ciò che affascina sono le suggestive immagini naturali, forse oggettivazione di stati d’animo o forse tentativo di ricostruire quell’intimo rapporto con la natura che l’epoca attuale ha dimenticato, calpestato, distrutto.

    Giorgina Busca Gernetti

    • Carisissima,
      il tuo commento, a parte la competenza di cui nessuno dubita e nessuno potrà mai dubitare, il tuo commento è respiro su respiro, poesia su poesia. E’ un sapido articolato linguistico, una simbiotica fusione fra tecnica esplorativa e espansione di abbrivi plenitudinis vitae. Un attimo d’infinito. Mi riporta a un pensatore del primo Medioevo cristiano: Severino Boezio. Questi ne La consolazione della filosofia attribuiva tale condizione dello spirito solo a Dio, vita senza fine, (cui neque futuri quicquam absit nec praeteriti fluxerit) a quale nulla del futuro può essere assente, nulla del passato potrà essere svanito. E tu hai questa virtù: sai toccare le vette eccelse dell’anima poetica. Dove presente, passato e futuro si embricano inscindibilmente annullando ogni confine.

      Grazie, cara amica
      Nazario

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