“Mi racconto la luna, piccola antologia di vagabondi pensieri e fragile poesia” di Giovanni Pistoia, Youcanprint – 2015, letto da Carmine Chiodo

9788867514656Giovanni Pistoia è un fine e succoso poeta, oltre che uno scrittore di aforismi e saggista di argomenti che vanno dalla letteratura alla storia. La poesia di Pistoia ha andamenti e ritmi diversi, come è ampiamente testimoniato da varie sillogi poetiche che hanno visto la luce negli anni passati, e tra le quali mi limito a ricordare solamente: Sono i petali che fanno la rosa. Pensieri di sabbia (Photocity Edizioni, 2014); Come il fiume fluisce verso il monte. Poesie (Photocity Edizioni, 2013); Se solo potesse dar voce. Poesie (Youcanprint, 2013). Orbene, la poesia di Pistoia è fatta di “parole” speciali, e in una poesia Non scrivo versi (che fa parte della silloge Se solo potesse dar voce. Poesie, Youcanprint, 2014, si legge:

«[…]
io scrivo parole,
che mi sanguinano dentro,
spunto fango,
perché dal fango
non resti sommerso.» (p. 8).

Nella poesia di Pistoia il «fango» è superato dal profumo dei vari fiori presenti in molte poesie del poeta cosentino, come a voler ricordare che esistono, nella vita e nella società, fatti dolorosi, ingiustizie, egoismi, ma ecco poi i fiori che allietano la vita. Le parole che fanno la poesia di Giovanni Pistoia sono speciali, e sempre in Non scrivo versi ci è dato di leggere:

«Scrivo parole, e non sono parole,
sono cocci di pelle di carne
d’anima inquieta, che cerca
cerca, e sa che non trova.» (p. 8)

Dunque un’anima che cerca e non trova è quella di Pistoia e ciò -secondo me- costituisce il motivo di fondo che permea tutta quanta la sua poesia che non è per nulla oscura ma sempre chiara, efficace, originale, attenta ai fatti umani, ma pure a quelli storico-sociali. In fondo la sua poesia è un

«urlo silente
del dolore
fattosi voce.» (p. 11)

per usare le stesse parole del poeta in un componimento che si intitola La poesia, che fa parte sempre della raccolta Se potesse dar voce. Giovanni Pistoia ha bisogno della poesia in quanto essa lo aiuta a «vivere» e anche a «morire», e la sua poesia abita nel «bocciolo della rosa», «nei petali di un sorriso», «nell’intensità di un’attesa» (Dove abita la poesia, p. 14 di Se solo potesse dar voce). Leggendo le varie sillogi poetiche di Pistoia balza fuori in modo chiaro il fatto che il poeta, nel corso del tempo, ha sempre affinato la sua ricerca poetica, nel senso che ha usato e mostrato una lingua, oltre che un ritmo, che ben si attaglia ai vari argomenti di volta in volta trattati. Tutto nasce dall’anima e non c’è alcun punto ermetico nella voce limpida e dolce, calda talvolta, poetica di Giovanni Pistoia, che di raccolta in raccolta è in continua evoluzione e sorprende chi legge, e difatti nella prefazione del poeta Maffia a Mi racconto la luna (Youcanprint, 2015) si parla di «nota leopardiana», di «musica del grande recanatese». D’accordo con Maffia ancora quando afferma che la luna di Giovanni Pistoia è una «vera e propria creatura che accompagna le vicende umane ma senza esasperazioni, a volte presente perfino con la grazia di una pennellata pittorica»:

«La luna -un giorno- volle avvicinarsi
alla terra e finì per conoscere il fango.
Ne è passato del tempo ma, da allora,
si tiene a distanza. Più volte invitata,
ha declinato, ostinata, gli inviti. Ama,
tuttavia, guardare innamorata la terra,
e starne lontana, e goderne l’assenza.»
(La luna nel fango, 14)

Giovanni Pistoia dà alla luna i suoi sentimenti, le sue idee, le considerazioni esistenziali che già conosciamo in quanto espresse in altre poesie che appartengono a raccolte poetiche precedenti. Il poeta colloquia, parla con la luna, anzi «racconta» la luna, e lo fa in modo altamente poetico e chiaro, per cui ci è dato leggere versi come i seguenti:

«Il tuo volto opaco e corrucciato
è il nostro volto lacerato e inquieto.»
(Luna, 15)

«Inorridita, si è seduta tra le braccia del cielo
e ha pianto. È ancora lì, senza parola.»
(Un giorno di maggio, p. 16)

«Sono stanca. Voglio essere cieca.
Non sopporto la violenza, l’indifferenza,
l’atroce sofferenza delle donne,
un sacrificio antico senza ragione
che non conosce fine ed è senza confini.»
(Un giorno di maggio, p. 16)

La poesia di Giovanni Pistoia, questa poesia, convince e poi appartiene interamente al poeta, all’uomo, alle sue passioni umane e civili. Non solo la «superluna» troviamo ma pure le stelle, che noi

« … abbiamo spente
da tempo, distrattamente, notte

dopo notte, ai nostri occhi spenti;
non sappiamo che farcene dei loro

notturni diletti, o forse non vogliamo
testimoni per i nostri quotidiani delitti.»
(La notte di san Lorenzo, p. 21)

«Delitti» già additati nelle precedenti sillogi poetiche.
Ai versi si alternano deliziosi e profondi poemetti in prosa, caratterizzati da una lingua sempre trasparente e penetrante, suggestiva poeticamente. Al riguardo si veda Lo sguardo più lungo, Il paniere d’acqua, per citarne solo due. In queste composizioni, comunque, troviamo il poeta che medita e discute quelli che sono i motivi esistenziali e umani, storico-sociali che alimentano la poesia di Giovanni Pistoia, il quale dimostra di avere una grazia e una fantasia poetica veramente straordinarie. C’è nel fondo della sua poesia un dolore che però viene lenito dalla poesia stessa. L’uomo è sempre al centro delle meditazioni poetiche anzi, gli uomini, che si dividono in tre «categorie»: chi non guarda la luna se non di rado, per caso, distrattamente, chi, invece la guarda spesso perché ha un qualche dialogo in sospeso, un colloquio da portare avanti, un mistero da dipanare e chi non può vederla perché cieco dalla nascita (e della luna ha sentito solo parlare), o perché ha perso la vista col tempo (si veda Lo sguardo della luna, p. 24). Stupendi poemetti lirici che nel corso del libro s’avvicendano e appaiono diversi ma sempre piacevoli e deliziosi per vari aspetti e per gli svariati argomenti che trattano. Come non citare, ad esempio, le meravigliose pagine di Il fiato di una piuma (p. 30), Il caffè, e qui c’è ancora la luna: «Quasi d’istinto, tra un pensiero e l’altro, le fece un cenno, porgendole il caffè ancora fumante [ … ] Guardò la luna; aveva accolto l’invito. “Bere un buon caffè condividendolo con la luna” pensò il professore, è cosa possibile, basta essere disponibile a cederne un po’.» (Il caffè, p. 31). Tutto è possibile in poesia, e nella poesia di Pistoia troviamo, non solo in questa silloge ma pure nelle altre citate prima, meravigliosi esiti poetici che dicono, affermano la sensibilità, il grado di maestria poetica, la cultura dell’uomo Giovanni Pistoia, che ha un rapporto umano e non solo letterario, puramente letterario, con la poesia. Pistoia lavora da anni con ottimi risultati, lontano da accademie e intrighi e conventicole letterarie. Le poesie, la letteratura accompagnano, nutrono giorno dopo giorno la sua vita, l’uomo Giovanni Pistoia, il quale in Rincorrersi, altro mirabile poemetto lirico ricco di pensieri espressi con lingua sciolta ed eccezionale:

«Se l’uomo si fermasse un po’ e osservasse il rincorrersi dei giorni e delle notti, del sole e della luna, forse, come d’incanto, troverebbe l’uomo che mai si è perso perché mai si è trovato.» (p. 33).

In questa «piccola antologia di vagabondi pensieri e fragile poesia», sottotitolo della raccolta Mi racconto la luna, si leggono ancora testi che toccano vari argomenti. Cito solo alcuni titoli: «Il tempo dei sopravvissuti» (p. 65); «Per un fiocco di neve», e ancora i poemetti lirici, racconti umani e suggestivi: «Ci si abitua a tutto», a cui seguono testi poetici come «Settembre», «Le quotidiane barbarie», «Uomini e fame», e poi ancora «L’uomo sulla luna». E qui si legge che quando «la luna si rese conto che alcuni uomini erano sulla sua superficie, ebbe un attimo di preoccupazione: “Che fanno costoro quassù? La pace è finita» (L’uomo sulla luna, p. 85). Ma la luna si presentò loro come un «deserto brullo e povero». I visitatori «delusi» tornarono poi sulla terra e le stelle chiesero alla luna come avesse fatto a mandar via dal suo suolo gli uomini. E la luna rispose: «L’uomo cerca la ricchezza, il resto gli è estraneo. Mostratevi poveri e lo terrete lontano». Giovanni Pistoia è senz’altro un poeta «convincente», ben dotato, che scrive poesia autentica e «onesta» e che si accosta alla poesia con molta umiltà e nel contempo è convinto che dalle parole scritte con passione, possono nascere, e questo è vero, versi. E i versi di Pistoia sono intrisi di grande umanità e di inquietudini, di sogni, di convinzioni e constatazioni che stigmatizzano talvolta la condotta meschina dell’essere umano. Una poesia vera, un poeta da leggere e meditare, una poesia profonda in quanto contiene parole che sorgono da un animo riflessivo e armonioso e garbato e delicato. Si pensi alla poesia La vespetta, dedicata alla diletta consorte:

«Sento ancora, di tanto in tanto, il ronzare
del mio motorino (una vespetta cinquanta,
usata, color rosso) zigzagare tra lunghe
schiere d’auto: Borgata Ottavia, Monte Mario,
Pineta Sacchetti, Piazza del Popolo … Lei,
bellissima, con i capelli lunghi al vento
sul sedile posteriore. Roma
ci è rimasta nel cuore. Come una rosa, una spina,
una ferita che si rinnova a ogni cambio di stagione.
Come un grido strozzato, taciuto, sofferto.
Un sorriso impedito. Luna tradita.» (p. 86)

La poesia di Giovanni Pistoia ci presenta scene sempre nuove, atmosfere magiche, varie, particolari in cui il cuore è nudo. Una poesia dove, nello stesso tempo, è colta l’essenza profonda delle cose che accompagnano e hanno a che fare con la vita dell’uomo. Uomini e cose, fatti e vicende presentati poeticamente, e che arricchiscono e suggestionano chi legge. E leggendo le poesie di Giovanni Pistoia si ha subito la netta sensazione che ci troviamo davanti a un poeta autentico, nuovo, e che ci dà un «sapere» -dice giustamente il già citato Dante Maffia- che è anche nostro, che è pure di noi «come uomini e cittadini». Una poesia che ha anche una consistenza e basamento filosofico e meditativo, ma il tutto espresso con linguaggio -lo ribadisco per l’ennesima volta- chiaro e leggero, per nulla complicato, che si basa su metafore, simboli comuni e normali.

Carmine Chiodo

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