Elisabetta Violani, Fiori a perdere, letto da Roberto Taioli

(Massimiliano Alioto, Asfissia)

Senz’altro una autobiografia, ma nel profondo anche un romanzo di formazione che scandisce i tempi e gli spazi di un’avventura adolescenziale e delle sue tappe felici e tormentate di un  gruppo di giovani, tra cui l’autrice, in una Genova che comincia ad avvertire i primi segni della modernità e di una non sempre equilibrata crescita edilizia.

All’inizio prevalgono i sogni, le illusioni, i giochi semplici e rituali dei bambini sulle alture della città, un luogo dove il mare si vede come una aspirazione, una meta, un miraggio.  L’autrice ci restituisce con realismo il paesaggio ove il gruppo si muove, abita, frequenta la scuola. E le lunghe estati assolate e vuote su quelle alture “ove l’asfalto nero rimanda un calore soffocante e le case tutto intorno sono di cemento arroventato (p. 12). Soni i casermoni che trasformano le colline genovesi in un serpentone grigio e che altereranno poco a poco la  vita quotidiana delle frazioni e della vita delle persone. Qui vediamo, in  un quadro tra i più efficaci del romanzo, il gruppetto di ragazzi affaccendarsi per raccogliere il legname per il falò di San Giovanni, il patrono della città. Si tratta di una vera e propria impresa che impegna le forze di tutti per trovare la soluzione.  Una caratteristica del gruppo è la sua compattezza, in esso vige la legge non scritta della solidarietà e dell’aiuto, senza secondi fini né gelosie.  E sullo sfondo le famiglie, gli ultimi negozi di alimentari, la merceria che attrae le ragazzine più grandi alla ricerca di smalti e rossetti, il lattaio, l’edicolante che vende le mitiche figurine. Così si cresce in questo micro mondo che pare autosufficiente e non finire mai.

Il tempo pare fermarsi tra le colline, la strada a curve, percorsa dagli autobus, unico raccordo tra le  frazioni e la città, unica striscia che salva dall’isolamento. La strada è un altro elemento importante di questo romanzo, poiché su questa si vive e anche se sconnessa e tortuosa, veicola le novità, i nuovi arrivi,  e sugli autobus si tessono relazioni, contatti, progetti.

Lassù, nella campagna in via di cementificazione, il tempo pare non passare mai, anche se si mangia generazioni di ragazzi e di adolescenti, un tempo immobile, da estate ad estate, scandito dalla fine e dalla ripresa della scuola. Il mare è un sogno, troppo costoso frequentarlo e raggiungerlo se non per brevi ma felici momenti di estasi. Perché i ragazzi devono tornare su tra le sterpaglie e la vita di sempre.  Ma il tempo intatto poco a poco si rompe, arrivano i cambiamenti perché anche nel gruppo si attuano trasformazioni, avventure,   crisi dettati dall’età e dalle aspirazioni di ognuno. Il “progresso” porta con sé anche l’arrivo della droga che sconvolge qualcuno e destabilizza il gruppo.  La crescita divide alcuni di loro, la spensieratezza lascia il passo all’amarezza, alla nostalgia.

L’autrice ci consegna un documento esistenziale pieno di sfumature, con uno stile letterario secco, asciutto ma efficacissimo, privo di orpelli, come è nella sua personalità e nella sua scrittura.

(Elisabetta Violani, Fiori a perdere, Echos Edizioni, Giaveno – Torino, 2023)

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