La rosa, poesia di Luciano Nota

Una rosa rossa

LA ROSA

Ecco, prendiamo quel vaso
e in quel vaso mettiamoci una rosa,
che sia bianca o gialla,
rossa o arancione.
Cogliamola però in quell’orto
di fronte al quale s’erge il muro.
E’ quello che abbiamo lasciato,
credo, dieci anni fa,
ricchissimo di tagli ed incisi,
il più gremito di erbe.
Se vuoi, prendiamo anche queste,
e posiamole più in là;
poco distante c’è la fontana
colorata di frutti.
Ma se preferisci mettiamole nel fosso.
Hai scelto la rossa.
Contrasta col tuo colore, madre.
Riponila pure nel vaso.
Anch’esso è bianco e stanco.
Dove sei?

Stavo immaginando.

Luciano Nota

12 commenti
  1. La lirica, in forma colloquiale e placido ritmo, testimonia la piena maturità poetica di Luciano Nota: ricordi, sensazioni, momenti di vita vissuta e di sofferte esperienze si intrecciano e trovano in questi versi espressione limpida e serena. Vi scorre una malinconica nostalgia per memorie lontane. La figura materna, della casa, dei luoghi dell’infanzia trovano forma e sostanza in un dialogo così naturale, che ci riporta al clima consueto di dolorosi distacchi dell’e migrante, al desiderio di portare qualcosa, un seme, un pugno di terra, un filo d’erba, una rosa o qualunque altra cosa, per non recidere completamente i profondi legami con un mondo vissuto, e addolcire il cammino verso altre terre di approdo. ” Ecco, prendiamo quel vaso / e in quel vaso mettiamoci una rosa, / che sia bianca o gialla/ rossa o arancione”, l’importate è che sia colta “in quell’orto di fronte al quale si erge il muro”…”ricchissimo di tagli ed incisi / il più gremito di erbe.” La memoria del Muro di “quella casa chiusa a chiave”, di un mondo scoperto dallo sguardo curioso di fanciullo fantasioso, innamorato della luna, con i grandi occhi fissi sui vetri della finestra; “quel muro sporco e defilato”, su cui si compiaceva disegnare “nelle sere di plenilunio” i suoi “anfratti e le sue rane” costituiva uno spazio essenziale della sua formazione. Una visione lieve di un passato difficile, dunque, (“nonostante il muro, la lastra, la pietra / m’avessero accerchiato.”), in cui si innestano in una coesione armonica sentimenti e immagini lontani nel tempo e nello spazio: “Hai scelta la rossa. Contrasta con il tuo colore, madre. Riponila pure nel vaso. Anch’esso è bianco e stanco.” Il poeta sembra quasi risvegliarsi da un sogno “Dove sei?”
    Una delicata rappresentazione di rapporti intessuti con la madre, figura sempre presente e che lo soccorre nei momenti più difficili. Un pacato intimo dialogo con se stesso, che al risveglio, al riapparire “del vero e dello “spirto guerrier che dentro gli rugge” considera, forse, momento di debolezza, di sentimentalismo, e vuole allora quasi giustificarsi: è stata la semplice e pura immaginazione.

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