
Annibale Carracci
Pittori bolognesi operosi tra la fine del sec. XVI e i primi del sec. XVII, i Carracci svolsero un’azione fondamentale nella storia della pittura italiana. Furono gli iniziatori della grande pittura di composizione e decorazione, contrapposti al Caravaggio, quale esponente di una tendenza realistica. Ludovico (Bologna 1555 – ivi 1619), il maggiore, cugino di Agostino e Annibale, allievo di Prospero Fontana, poi a Firenze del Passignano, fu in seguito a Parma, Mantova e Venezia, studiando il Correggio e il Parmigianino, il Primaticcio e i cinquecentisti veneti; tornato a Bologna, verso il 1585 dipinse l’Annunciazione nella chiesa di San Giorgio e gli affreschi con le Storie di Giasone e Medea in palazzo Fava. In seguito (1588-91) attese alla decorazione di palazzo Magnani e di palazzo Sampieri. Nel 1585 fondò a Bologna l’Accademia degli Incamminati, luogo di convegno e discussione di uomini di pensiero e scienza. Dall’Accademia si staccò la Scuola di pittura dei desiderosi: di essa Ludovico assunse la direzione, Annibale l’insegnamento del disegno, Agostino quello dell’architettura. Delle opere eseguite nel nuovo secolo, ricordiamo il San Rocco in San Giacomo Maggiore (1600-1602), il San Raimondo in San Domenico a Bologna (1605-1610) e l’affresco della lunetta nella cappella maggiore di San Pietro a Bologna con l’Annunciazione. Agostino (Bologna 1557 – Parma 1602), allievo di Prospero Fontana, del Passerotti e proprio di Ludovico, fu pittore e ottimo incisore. Fra le sue incisioni migliori sono otto illustrazioni per la Gerusalemme liberata (edizione 1590). Fu dei tre Carracci il letterato, e a lui fu affidata la parte teorica del loro programma. Fra le varie pale d’altare ricordiamo la notissima Comunione di San Girolamo (Bologna, Pinacoteca nazionale). Annibale (Bologna 1560 – Roma 1609) è la figura di maggior rilievo della famiglia. Dopo viaggi in Toscana, a Parma e a Venezia, tra il 1582 e il 1595 dipinge a Bologna l’Assunzione della Vergine e la Vergine col Bambino e Santi. Chiamato a Roma nel 1595 eseguì la decorazione della Galleria di Palazzo Farnese per il cardinale Edoardo ( 1597-1604). E’ il suo capolavoro e in essa – figurando avventure di dèi, e svolgendo il tema della Virtù e del Vizio nell’attiguo camerino – riuscì a fondere il bel colore veneziano con la monumentalità propria alla pittura romana d’affresco. Dovendo eseguire sei lunette (1602, divise fra Annibale, il Domenichino e l’Albani , tutte eseguite sotto la direzione di Annibale) per la cappella Aldobrandini (ora alla Galleria Doria) in esse, trattando temi religiosi, interpretò con composta obiettività i fondi paesistici, dove, specie in quella sicuramente di Annibale, la Fuga in Egitto, la natura è contemplata con spirito classico e pur intimamente romantico. Bisogna ricordare del più giovane dei Carracci alcuni ritratti di giovani “scherzi” dell’artista ai margini del suo programma accademico, notevoli esempi di caricature.

Ludovico Carracci, Storie di Giasone e Medea – Uccisione di Pelia -, 1584, Palazzo Fava – Bologna

Agostino Carracci, Comunione di San Girolamo, 1591-97, Bologna – Pinacoteca Nazionale

Annibale Carracci, Fuga in Egitto, 1602 – Galleria Doria Pamphilij
Quanto alla “Comunione di S. Girolamo” del Carracci – ma trattasi, mi pare, di accorgimenti d’uso comune nella pittura di quel tempo, o sbaglio? – mi domando quale sia l’operazione di poesia corrispondente (non alla presenza del teschio, operazione che è notoriamente quella di rammentare che questa vita corre verso la morte), ma quella corrispondente al presentarsi nudo, da parte del Santo, ad un rito religioso qual è la comunione. Non sarà il fatto che il “farsi comune con Cristo” richiede di presentarsi a lui così come si è stati prodotti dalla Provvidenza, senza nulla che rammenti il mondo di quaggiù, insidiato dal male?