Dopo un’ischemia il 5 luglio 2016 muore a Roma Valentino Zeichen. Mi legava a lui un’amicizia cementata, oltre che dalla comune passione per la poesia, dalla condivisa condizione di appartenenza esistenziale a quella che avevamo definito insieme “borghesia anarchica”. Perché ci siamo sempre considerati due “borghesi anarchici”, sulla scia del protagonista del “Lupo della steppa” di Hesse, Harry Haller, dalla personalità scissa tra il senso dell’inarrestabile precipitare della vita e l’apparente conforto della solidità borghese, tra l’irrinunciabile senso estetico riconducibile all’ordine e la violenta esperienza del disordine in cui matura la creatività, e in costante difficile equilibrio tra due nature, quella spirituale dell’uomo spietatamente lucido e teso al bene e quella istintiva, quasi feroce, appunto del “lupo”. È la chiave, questa, con cui va letta e interpretata tutta la sua produzione e non solo quella in versi, da “Ricreazione” (1979), a “Museo interiore” (1987), a “Casa di rieducazione” (2011), ma anche quella in prosa, come i romanzi “Tana per tutti” (1983) e “La sumera” (2015). Un libro per molti aspetti rappresentativo della particolare avventura letteraria di Zeichen, percorsa sempre da una sotterranea vena etica, è la “Metafisica tascabile”, uscito nel 1997. Un’avventura che, pur trasferendo sempre tutto in prospettiva universale, assorbe e digerisce la dimensione autobiografica di una vita segnata da eventi tutt’altro che normali, a partire dalla nascita di data incerta in terra istriana e dall’esodo in conseguenza dell’annessione di Fiume alla Jugoslavia prima a Parma e poi definitivamente a Roma, dove ha vissuto in una casa (ex-baracca recuperata in “chiave borghese”) sulla via Flaminia. Incontrarsi e parlare con Valentino era sempre occasione di confronto con un punto di vista anticonvenzionale e anticonformista, negatore del così detto “politicamente corretto” che, entrambi, consideravamo (e io continuo a considerare) la finta moralità degli ipocriti che predicano in un modo e razzolano in tutt’altro. Per ricordarlo, trascrivo una breve poesia di Valentino, molto significativa:
Paolo Ruffilli
La mattanza della Bellezza
All’avvistamento della Bellezza
appena una polena che fende l’onda,
e all’istante sull’occhio critico
cala la benda nera del pirata
affilata cortellessa tra i denti
e inizia l’allegra mattanza
della sirena nella tonnara.
Ma in ambito letterario
l’innominato pratica il volontariato!
E rianima sperimentalisti smorti.
Valentino Zeichen
Ruffilli ha scritto parole esemplari su Zeichen. Un altro grande che se n’è andato. Roberto Taioli