IL PINO DELLA FERROVIA
Lungo la ferrovia, il pino solitario dalla fervida chioma
affonda le dita nel sogno di un perimetro di acque.
Ubbidisce ai capricci del vento, scompiglia la cornice del cielo.
L’alfabeto oscuro delle radici suona una musica segreta.
Un brulichio di stelle dentro un silenzio freddo, acuminato,
è il mobile sfondo stagionale, dona lucidità alla notte.
Teme le spine della crudeltà di luglio. E’ un discorso
sulla solitudine e incanta la dimestichezza dei passeri, un suono
di formiche, le longitudini del traffico nella ragnatela urbana.
Un pino esiliato nell’incandescenza del cemento, nell’alienazione
di uno sbuffo di case indifferenti. Il suo personale
incubo è la sete. Il respiro è di balconi e nuvole.
Ha un sapore di domenica e d’ombra, ricorda l’estasi
della pioggia e l’affanno di un aereo che sconfina all’orizzonte.
Pino solitario naufragato in fondo alla calura di maggio,
ci riconduci al ricordo del prossimo naufragio che ci spetta.
Paolo Polvani
Ricchissima di suggestioni, molto apprezzata, grazie! p.