SCATOLE DA TRASLOCO
Mi dicesti
lascerò che i tuoi tumulti
entrino nella mia vita
per fare quiete nella tua.
Così impacchettasti il mio tormento
in grandi scatoloni da trasloco.
Per amare serve fare spazio.
da “Il soffio delle radici” Laura Capone Editore – 2012
IL VERSO SBAGLIATO
Il nostro primo abbraccio
disperato e violento come un laccio…
in quella strada che credo
ci aspetti
e voglia rivederci.
Poi, come ulivo che si piega,
sfioro la mia argentea resa
sullo stridulo schiudersi della soglia
ristrutturata della nostra casa.
Imploro un tempo non più nostro
attendo un presente tutto nuovo.
Petalo annerito al sole e al vento
la nostra passione è come alba
tenacemente allacciata al suo tramonto
una danza senza più corpo e volto
in cui allineiamo silenzi come passi
indolenti nel loro proseguire
ottusamente nel verso più sbagliato.
La prima mi piace molto, ha il senso e l’atmosfera di poesia anglo americana anni Sessanta, molto gradevole, molto ben costruita. Sulla seconda glisso, non mi piace proprio, già i puntini di sospensione in poesia proprio non li reggo, figuriamoci la soglia ristrutturata, a rileggerla.
Mi riallaccio al commento di Almerighi, trovo perfetta la prima, molto più convincente della seconda e credo di capire il perché. “Per amare serve fare spazio” dice giustamente l’autrice, così come per scrivere d’amore, a mio avviso, occorre prendere la giusta distanza dall’amore stesso, aspettare che sedimenti il prodotto della reazione chimica dovuta all’innamoramento, ritrovare uno sguardo lucido su di sé e sull’oggetto amato. Non è un caso che, pensandoci bene, le poesie d’amore più riuscite sono per lo più volte al passato o scritte in assenza della persona amata (ma questo è un mio parere del tutto personale). Penso al Garcìa Lorca de “la cabina di madera” in “I sonetti dell’amore oscuro” o al Montale di “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale…” fino al Maffia de “La collezione di borchie” : ” …perché dovevo sempre aspettarti fuori dai negozi / e passeggiare sempre avanti e indietro freddo o caldo / mentre tu sceglievi e io mi davo un’aria / tra barbone e intellettuale per evitare / di cadere nell’ira.”
Mi piacerebbe sentire il vostro parere e quello di Flavio Almerighi, in merito.
Sicuramente l’amore infelice, l’amore lontano (spazio, tempo), l’amore irrealizzato o chiuso per ferie, rendono urgente l’ispirazione che pesa soprattutto sul diaframma.
E noi, l’una dell’altro
i colli reclini attorcigliammo
come due cigni solitari. (Anne Sexton)
L’amore “chiuso per ferie” mi piace molto di più dei versi della Sexton!
Tanto per contraddirmi, in verità, c’è una poesia d’amore al presente che considero sublime, perché consapevole dello stretto legame tra sentimento ed erotismo, matura nella visione razionale dell’altro e della relazione d’amore, è di Cortazar: (cito a memoria, non ritrovo il libro)
Ciò che mi piace del tuo corpo è il sesso
ciò che mi piace del tuo sesso è la bocca
ciò che mi piace della tua bocca è la lingua
ciò che mi piace della tua lingua è la parola
Il desiderio è motore attivato dalla mancanza. Non sorprende quindi che, sin dagli albori della lirica provenzale, l’amor de lonh, ovvero l’amore in absentia sia il più celebrato e meglio cantato. Perché il canto consola e l’immaginazione alimenta. Lo ha detto Dante (Alighieri) prima e molto meglio di tanti altri.
Sulle mie poesie… che dire? Non amo auto-commentarmi. Replicare poi lo trovo davvero esecrabile. Ogni lettore onesto discrimina, valuta, giudica. Anche quando non tutto comprende. Il cinismo di un enjambemebt, per esempio.
Gli altri, coloro che per un autore hanno solo plausi, sono per lo più lettori distratti, poco sinceri e, in definitiva, inutili.
Grazie della Vostra lettura, quindi.
Gentile Carla, non credo che replicare sia esecrabile, non capisco perchè tu lo ritenga tale.Come inutile non è il lettore che non discrimina e non valuta, ma si limita al “bella” o il suo superlativo. Qualche critico che si spaccia per tale, che valuta e giudica, che cerca “concetti e sistemi” lo trovo meno onesto e meno interessante del lettore distratto. ” Spesso il critico è quel piccolo animale che strisciando sulla sfera non saprà mai giungere al centro perchè non ne conosce la formula, la forma. Sinisgalli). Mi fa star male, poi, ( ma in verità non me ne frega niente) il critico astuto che si dedica alla poesia, scrive poesia, e non s’accorge di quanto cattiva e bendata sia la sua poesia. Meglio i denti o gli stuzzicadenti?
Salve Luciano, bentrovato.
Credo che replicare ai commenti sui propri testi non sia opportuno, per il semplice fatto che non mi piace la bagarre intorno alla poesia, la quale, per sua stessa natura, non si spiega e si difende da sè.
Concordo con parecchie tue affermazioni sui critici, mi preme solo specificarti che il lettore che giudica superlativo un testo… intanto – appunto – giudica. Quindi discrimina e valuta.
Io non apprezzo invece chi vomita complimenti senza competenza e senza alcuna verità. Dal mio punto di vista, molto meglio una lettura attenta, che faccia le pulci, se ha statura e competenza per farlo.
Come Flavio Almerighi e Maria Grazia Di Biagio, anch’io apprezzo la prima lirica, seppure con una piccolissima riserva circa gli “scatoloni da trasloco”. Ma io, sono “antica”! Nella seconda alcune immagini efficaci (“come ulivo che si piega”, “Petalo annerito al sole e al vento”) si alternano ad altre spiazzanti, come la già citata “soglia ristrutturata”.
Ha ragione Maria Grazia sulla poesia d’amore fondata sull’assenza. Nella memoria una persona o un evento hanno linee meno marcate, come in un dipinto impressionista o in una fotografia “sfocata” con arte.
Sarai pure “antica” Giorgina, ma ha ragione Linguaglossa, ché tu quando parli fai poesia a prescinedere! Quella fotografia sfocata con arte è un’immagine perfetta.
Grazie, veramente grazie!
Giorgina