Pier Paolo Pasolini da ” Quaderni rossi” più tre poesie giovanili

Pier-Paolo-PasoliniDomenica, 19 gennaio 1947

Questa notte scopro che è stata commessa nei miei riguardi la più incivile delle indiscrezioni: mio padre venendo a frugare
e a spiare tra le mie carte ha evidentemente rinvenuto questo quaderno e lo ha letto. Tutto ciò è nel suo carattere, non mi meraviglia; e l’offesa è così assoluta che non trovo di meglio da fare che ignorarla. Certo nella vita di mio padre e della mia famiglia si apre in questi giorni un nuovo capitolo, dopo quello della morte di Guido. Mio padre non ha certo la preparazione morale necessaria per risolvere questa sua grossa delusione nei miei riguardi. Mia madre invece, credo, mi ama e mi assomiglia troppo perchè tutto ciò non le appaia che fatale. Io, d’altra parte, ho immerso e amalgamato tutto in una disperata saggezza, che sarà forse cinismo, amore di Narciso, ma che mi protegge da tutto ciò che è esterno, anche se positivo, amabile, e fa emanare dalla mia persona un senso di strana
e fanciullesca dolcezza. Del resto, non c’è stato bisogno che constatassi la manomissione del mio quaderno per accorgermi della scoperta di mio padre, terribile per lui. Già da qualche giorno lo sospettavo, anzi ne avevo la certezza; erano state alcune allusioni che non val la pena di ricordare. Ma questa sia una parentesi, la tragedia della mia famiglia m’impegna anche troppe ore al giorno, e mi impedisce di essere felice, gaio, come indubbiamente sarei per natura. Ma infine non mi sono liberato dal peso di una continua mistificazione? Cosa più mi trattiene dall’essere libero, dal pensare liberamente? Superati i primi tempi di questa feroce sventura – l’assistere cioè al dolore dei miei per la cosiddetta innaturalezza del mio amore – potrò giungere più facilmente alla cronaca autentica dei miei giorni così distratti. Ho un desiderio assoluto di sincerità…
Mi son domandato se questo è desiderio di confessione, ma ho dovuto rispondermi che è di più. Certo il pensiero di liberarmi, anche di fronte agli altri, permane; nè potrei tacere dell’ambizione di raggiungere, con la sincerità, una ragione d’essere; ma soprattutto si tratta di un bisogno di astrazione, di sistemazione solitaria. Non ho (ancora) il senso vero del rimorso, della colpa, della redenzione; ho solo un unico senso del destino, ma nel suo farsi precario e confuso. Non per nulla questo quaderno mi invita nelle ore più disumane, quando solo la mia lampada è accesa in tutta la campagna. E anche questa è una tradizione della mia adolescenza, un aspetto del mio amore esclusivo.

RICORDI DI COLLEGIO DI MIA MADRE
(A Idria nel ’30)

Il Natisone, la dolce istitutrice…
tra i fiordalisi le farfalle lilla,
e tra i cardi, accarezzano l’estate.

VIA DEGLI AMORI
(A Idria nel ’30)

Sulla mia gota di fanciullo pesa
agghiacciata e tiepida la foglia
dei profumi autunnali.

UN SOGNO PROFETICO
(A Bologna nel ’36)

Il giovinetto si difende
con le giovani armi del suo riso. Io
spargo intorno profumo dal suo petto.

8 commenti
  1. Una pagina di cruda delicatezza, di sofferenza e di sollievo. Comunque drammatica non solo per il giovane Pasolini ma anche per chi, come il padre, “non ha certo la preparazione morale necessaria” per affrontare certe situazioni. In fondo è una vittima anche lui; così come, per altri motivi, la madre del poeta.

  2. Ho avuto modo di poter toccare, sfogliare, leggere, annusare le pagine dei “Quaderni rossi” di Pasolini. Questo sette anni fa al Centro Studi di Casarsa. Un centro Studi che da subito mi è parso moribondo, morto. Stanze che non portano a nulla,vuote, scaffali con opere del poeta identici ad un normale estimatore che conserva le opere e quando gli pare le prende per dare una rilettura; niente di più. Qualche quadro appeso alle pareti, un casellario da aprire dove appunto sono custoditi i quaderni. Non posso obliare lo sputacchio su una delle grandi effigi del Nostro che fanno da cornice al Centro che, con dovuta devozione, io e il mio amico Fidia abbiamo tolto, e che era lì, da tempo, perché secco, e nessuno si era degnato di rimuoverlo. Chissà perché Pasolini è ancora odiato in Friuli. Chissà perché, sempre con il mio amico Fidia, visitando la sua tomba (tomba? Una sfoglia di terra con al centro un misero alloro, sulla sfoglia due più miseri marmi coi nomi di Pier Paolo e Susanna Colussi, la madre) abbiamo trovato finocchi al posto di fiori. Certo qualcuno potrà dirmi che i convegni non sono mancati, che il Friuli si è acceso per le rimembranze e le dovute lodi…Io credo di no, è solo parvenza. C’è ancora avversione nei confronti di un grande, di un uomo, di un poeta, di un intellettuale che tutto aveva capito, tranne il livore della sua (seconda) terra.

  3. Grazie per questa doppia condivisione, del post e del commento successivo, che ci precipita dentro una ferita collettiva che umilia il volto dell’Italia intellettuale. Credo che l’avversione verso il genio di Pasolini sia artatamente mascherata dietro l’avversione (anacronistica) per la sua “innaturalezza”, temo che ciò che disturba sia l’affermazione, quanto mai attuale, di un inalienabile diritto alla libertà di pensiero, a quella “sistemazione solitaria” cui non corrisponde “un senso del rimorso”.

  4. ho avuto una diatriba accesissima (per telefono) con un architetto di Pordenone il quale, avendo letto i commenti, mi diceva che la tomba di Pasolini architettata da Gino Valle (cosa che io sapevo) è una grande opera. Io invito i lettori di questo blog a ricercare su google le immagini della tomba del grandissimo poeta e intellettuale e dirmi se quella miseria è degna di un grande come Pasolini. Vi darò maggiori dettagli nei prossimi giorni

    • Stimatissimo Nota, nulla è più distante da me che rivolgerle lezioni. Semplicemente, ho avvertito l’esigenza di esprimere a mia volta rammarico per una rimozione colpevole che tanto ci si affanna a mantenere: la telefonata mi pare vada in questa direzione. Si parlava della luna, mi pare, non del dito. E tanto per vedere se qualcuno si darà la pena di telefonarmi, affermo che nelle nostre scuole Pasolini non ha cittadinanza, se non nella buona volontà di qualche ostinato nostalgico, magari etichettato come “sfigato”… La libertà di pensiero è un ordigno troppo complicato da maneggiare, meglio lasciar perdere
      un caro saluto

  5. Posso dire solo che la lapidi marmoree bianche sono due: una per la madre (a sinistra), l’altra per Pier Paolo Pasolini (a destra). Il lembo di terra è circondato da una bassa siepe di bosso, se non sbaglio pianta.
    E” molto semplice, ma del resto anche quella di Cesare Pavese nel cimitero di Santo Stefano Belbo non è fastosa. Però è un poco più degna del grande Pavese, ma solo un poco.
    Giorgina Busca Gernetti
    .
    Mi spiace per la brutta telefonata da Pordenone. Spero che non ne arrivi una a me da Torino!

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