
Rainer Maria Rilke, Praga 1875 – Montreux 1926
Das Leben ist gut und licht.
Das Leben hat goldene Gassen.
Fester wollen wirs fassen,
wir fürchten das Leben nicht.
Wir heben Stille und Sturm,
die bauen und bilden uns beide:
Dich – kleidet die Stille wie Seide,
mich – machen die Stürme zum Turm…
La vita è buona, è leggera.
La vita ha vicoli d’oro.
Più forte la vogliamo afferrare,
di lei non abbiamo paura.
Solleviamo silenzio e tempesta
e questi ci formano entrambi.
Tu – come seta il silenzio ti veste.
Io – fatto torre dalle tempeste…
*
Das Land ist licht und dunkel ist die Laube,
und du sprichst leise und ein Wunder naht.
Und jedes deiner Worte stellt mein Glaube
als Betbild auf an meinen stillen Pfad.
Ich liebe dich. Du liegst im Gartenstuhle,
und deine Hände schlafen weiß im Schooß.
Mein Leben ruht wie eine Silberspule
in ihrer Macht. Lös meinen Faden los.
La campagna è chiara, il pergolato scuro.
Tu parli piano e un miracolo è imminente.
La mia fede dispone ogni tua parola
come sacra icona sul viottolo silente.
Ti amo. Sulla sdraio del giardino sei distesa;
dormono in grembo, bianche, le tue mani.
Spola d’argento, la mia vita riposa
in loro potere. Fa’ che il filo si dipani!
*
Fragst du mich: Was war in deinen Träumen,
ehe ich dir meinen Mai gebracht ?
War ein Wald. Der Sturm war in den Bäumen
und auf allen Wegen kam die Nacht.
Waren Burgen die in Feuer standen,
waren Männer, die das Schlachtschwert schlugen,
waren Frauen, die in Wehgewanden
Kleinod weinend aus den Toren trugen.
Kinder waren, die an Quellen saßen,
und der Abend kam und sang für sie,
sang solang, bis sie das Heim vergaßen
über seiner süßen Melodie.
Chiedimi: nei tuoi sogni cosa c’era
prima che il mio maggio ti portassi?
C’era un bosco. Tra i rami il temporale.
E la notte scendeva su ogni passo.
C’erano roccaforti tra le vampe,
uomini con spade sguainate nel furore,
donne vestite a lutto che, nel pianto,
portavano monili fuori dalle mura.
C’erano bambini seduti alle fonti.
Venne la sera e una dolce melodia
per loro cantò, cantò così tanto
che essi scordarono la casa, la via.
Liebeslied
Wie soll ich meine Seele halten, daß
sie nicht an deine rührt? Wie soll ich sie
hinheben über dich zu andern Dingen?
Ach gerne möcht ich sie bei irgendwas
Verlorenem im Dunkel unterbringen
an einer fremden stillen Stelle, die
nicht weiterschwingt, wenn deine Tiefen schwingen.
Doch alles, was uns anrührt, dich und mich,
nimmt uns zusammen wie ein Bogenstrich,
der aus zwei Saiten eine Stimme zieht.
Auf welches Instrument sind wir gespannt?
Und welcher Geiger hat uns in der Hand?
O süßes Lied.
Canto d’amore
La mia anima come trattenerla,
che la tua non sfiori? Come elevarla,
sopra di te, ad altro? Ah quanto vorrei celarla
in qualcosa che si è perso nell’oscurità,
in un luogo estraneo, silenzioso
che non seguiti a vibrare, al vibrare
delle tue profondità.
Ma tutto quello che ci tocca, insieme
ci prende come un arco che produce
da due corde una sola voce.
E noi siamo tesi su quale strumento?
Quale violinista ci tiene nella mano?
O dolce canto!
Schlaflied
Einmal wenn ich dich verlier,
wirst du schlafen können, ohne
daß ich wie eine Lindenkrone
mich verflüstre über dir?
Ohne daß ich hier wache und
Worte, beinah wie Augenlider,
auf deine Brüste, auf deine Glieder
niederlege, auf deinen Mund.
Ohne daß ich dich verschließ
und dich allein mit Deinem lasse
wie einen Garten mit einer Masse
von Melissen und Stern-Anis.
Ninna nanna
Quando ti perderò, quel giorno
potrai dormire senza che io
su te mi chini col mormorio
che fa la chioma di un tiglio?
Senza ch’io vegli e posi
parole, quasi palpebre distese
sui tuoi seni, sulle membra
e sulla bocca, piano.
Senza che io ti chiuda e sola
con ciò che è tuo ti lasci,
come un giardino in cui cresce,
in rigoglio, melissa e anice stellato.
*
An der sonngewohnten Straße, in dem
hohlen halben Baumstamm, der seit lange
Trog ward, eine Oberfläche Wasser
in sich leis erneuernd, still’ ich meinen
Durst: des Wassers Heiterkeit und Herkunft
in mich nehmend durch die Handgelenke.
Trinken schiene mir zu viel, zu deutlich;
aber diese wartende Gebärde
holt mir helles Wasser ins Bewußtsein.
Also, kämst du, braucht ich, mich zu stillen,
nur ein leichtes Anruhn meiner Hände,
sei’s an deiner Schulter junge Rundung,
sei es an dem Andrang deiner Brüste.
Sulla via assolata, dentro il tronco cavo,
vecchio abbeveratoio che rinnova piano
in sé uno specchio d’acqua, io placo
la mia sete: dai polsi che attraversa
prendo in me dell’acqua
l’origine e, limpida, la quiete.
Bere sarebbe troppo, qualcosa di troppo
palese; ma questo gesto che indugia
mi porta acqua tersa alla coscienza.
Così, se tu venissi, per placarmi
mi basterebbe sfiorare appena
la giovane curva della tua spalla
o il punto dove il seno preme.
Rainer Maria Rilke (traduzione di Raffaela Fazio)
Raffaela Fazio, nata ad Arezzo nel 1971, ha trascorso dieci anni in vari paesi europei prima di stabilirsi a Roma, dove lavora come traduttrice dal 2000. Laureata in lingue all’Università di Grenoble, si è poi specializzata presso la Scuola di Interpreti e Traduttori di Ginevra. In seguito, ha conseguito un Diploma in Scienze Religiose e un Master in Beni Culturali della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Nel campo dell’iconografia, ha pubblicato Face of Faith. A Short Guide to Early Christian Images (2012). È autrice di vari libri di poesia. Tra gli ultimi: L’arte di cadere (Biblioteca dei Leoni, 2015); Ti slegherai le trecce (Coazinzola Press, 2017); L’ultimo quarto del giorno (La Vita Felice, 2018); Midbar (Raffaelli Editore, 2019). Di prossima pubblicazione Silenzio e Tempesta (Marco Saya Edizioni), traduzione di poesie d’amore di Rainer Maria Rilke, e Tropaion (Puntoacapo Editrice).
L’ha ripubblicato su La poesia di Fabrizio Bregolie ha commentato:
Interessanti traduzioni da Rilke a cura di Raffaela Fazio.
L’ha ripubblicato su poesiaoggi.