Così dice il Signore, dice cosa?
A me mai mi dice niente,
e rimango in silenzio a lungo
e spesso ascolto e mi concentro
eppure niente, non un soffio.
Mi rimane di starmi zitta dentro
per sentire meglio e scrivere e basta.
Il Verbo è un duro colloquio.
del corpo II
Dunque il corpo. Che la sua natura degna
da giovane è poesia alla quale non servono scritture.
E ora le mani a tenere ferma una penna
che nulla può tranne raccontarlo sui candori di un foglio.
E’ sutura la poesia, che avvicina i lembi di una vita,
cucitura su strati distinti che il tessuto invecchiato
rende interessanti e ancora di più, affascinanti.
Eppure qui la nostalgia. Di freschezza e vigore
a tentare di rifiorire amandolo ancora, il corpo.
sincope I
Lì in fondo ad ogni ultimo verso
improvvisa è la perdita di coscienza.
Lettore, io emetto suoni su tempi debole,
che siano essi di giorni riposti o demenza,
così l’alcol, così l’amore e la morte.
Sono queste le mie verità,
lasciano le visioni accese persino al gelo notturno.
Che nella notte, io le rumino,
ma nel giorno, io di loro mi alimento.
Roberta Dapunt
Roberta Dapunt è nata nel 1970 in Val Badia, dove vive tuttora. Presso Einaudi ha pubblicato due raccolte di poesia: La terra più del paradiso (2008) e Le beatitudini della malattia (2013). Presso Folio Verlag ha pubblicato la raccolta Nauz, in ladino con traduzione in tedesco a fronte (2012), ora ripubblicata anche con traduzione in italiano (Il ponte del sale, 2017). La raccolta Sincope ha vinto il premio Viareggio-Rèpaci 2018.
eccellente come sempre la poesia di Dapunt.
Forse il Signore non dice nulla alla Nostra, però la fa scrivere, e bene anche! Spero non me ne voglia la Dapunt per una ‘parva’ ironia. Fatto è che la densità del di lei intimo dettato, fluisce senza stridore alcuno e con grande, elastica ampiezza concettuale. L’ondivaga necessità di asseverare le visioni della notte con le realtà ( o pur quelle sogni ad occhi aperti, chissà?) della vita d’ogni giorno, m’è parso tatuaggio indelebile del proprio fare poetico. L’apostrofo al lettore attento, appena appena coccolato, rispecchia l’intento, fragile e del tutto femminile, di ben focalizzare e centrare il bersaglio.