Reciprocità
È notte
Perdonami madre se non resto
E mi perdoni il mare se ho ingoiato
Il giorno e cavo dalla gola
Parole a sangue
Da dare in pasto alla pagina bianca.
Il tempo mi ha attraversata
Come acqua che dilava
Che sposta massi e urta le sponde
E ora ne trattengo assetata ogni goccia
Che mi bagni le labbra e
Mi risvegli dopo l’errare
A questa piccola
Immensa
Reciprocità di sensi.
Nausicaa
Se approdi naufrago alla mia riva
Avrai di certo vesti
E unguenti
Per toglierti il sale
Disseterò l’arsura
Dei giorni abbacinati
Stretti alla catena
Delle notti insonni
E ti toglierò dai lobi
Il fragore delle onde in corsa
La corsa dei venti battenti sulla prora.
Rinnegherai il tuo vagabondare
E sarai il mio dolore d’abbandono.
Se approdi naufrago alla mia riva.
Mare
Balsamo al mio spirito inquieto
È l’onda che torna s’infrange
Riprende s’adagia ineguale
Dilegua il colore e le orme
In bianca spuma tramuta
Il moto profondo del mare
Accorda coi moti dei mondi
Un arpeggio cangiante d’opale.
Le tue parole, Ashraf
Non avrei, in realtà, parole
Per te, Ashraf: mi piovono dentro
Come gocce troppo pesanti e dense
Condensate di metallo di chiodi di croce
E lame di coltelli.
Ad ogni nuovo giorno spero
l’uomo e riconosco poeta
Il dire oltre la polvere del tempo
Il canto intonato tra le angustie.
Le tue parole.
Ascolto.
Buio
Lo spazio buio immaginato
È il cuore di Amleto
Che non sceglie.
Nell’ossario delle frasi
Avanzare di un passo
Ogni volta
Di un passo.
Solstizio d’inverno
Ho avuto tempo per vedere
Le foglie gialle sui rami spogli
Resistere come chi sogna
Sorridendo un viaggio
Tempo per sentire il loro annuncio
Muto di un inverno che arriva
Con inganno di festa
Scansando un autunno
Incompiuto e perso
Tra i fanali in coda.
In giardino
I bambini svariano corse festose
Nel giardino riarso sollevando
Incuranti nuvole di polvere.
Pochi alberi in fiore e i grappoli
Pendenti del glicine ascoltano
Risa e voci e curvano le fronde su drammi
Di ingenue ripicche e segreti svelati
Agli insetti rapiti tra l’erba.
E mantengono il riserbo
Sull’origine delle lacrime
Che compaiono tra le ciglia.
E tu non sai se è rugiada
A un dolore nascosto
O il varco di una nuova speranza.
Cristina Polli
Cristina Polli vive a Roma dove insegna in una scuola primaria e si occupa di formazione linguistica. Alcune delle sue poesie si possono leggere ne I Quaderni di Erato IV, V, VI e VII e nel blog La presenza di Èrato con una nota critica di Marco Onofrio. È risultata finalista in vari concorsi poetici tra cui il Premio Don Luigi di Liegro del 2016 e inserita nell’antologia Come affacciate a sorseggiare voli. Cura un blog personale, Gateway to the fourth dimension, http://cristina-polli.blogspot.it /. Il blog Filosofi per caso, http://www.filosofipercaso.it/ ospita suoi scritti. La sua produzione è attualmente inedita.
L’ha ribloggato su Paolo Ottaviani's Weblog.