Bevi ora, e ama, Dàmocrate. Non
sempre berrai e non sempre andrai con i ragazzi.
Mettiamoci ghirlande e unguenti, prima
che li portino sulle nostre tombe.
Le ossa finchè vivo bevano vino;
e, morto, che le inondi anche il diluvio.
*
Amo i bianchi, ma amo anche
quelli di colore del miele e i rossi, e amo
i bruni. Non dico di no ai ragazzi
dagli occhi chiari, ma amo più di tutti
quelli dagli occhi neri e rilucenti.
*
Da poco tempo, Diodoro, sei bello,
maturo per gli amanti.
Non ti lasceremo, anche se ti sposi.
*
E perfino la panca, al bagno, morde
le natiche di Gràtico. Ed io, uomo,
come resisterò? Anche il legno ha sensi.
*
T’appoggi al muro con le belle natiche,
o Ciri. Tenti la pietra? Non può!
*
Gli animali mancanti di ragione
si uniscono naturalmente. In noi,
esseri ragionevoli, c’è questo
in più delle bestie: abbiamo inventato
il ” paedicare”. Chi si lascia prendere
dalle donne non ha niente di più
degli animali privi di ragione.
*
Ma quando è sempre con noi, chi s’accorge
che l’amato sfiorisce?
E chi potrebbe non piacere oggi,
se proprio ieri piaceva? E se oggi piace
perchè non deve piacere domani?
Traduzione di Salvatore Quasimodo
Stratone di Sardi (II sec. d.C.), autore di un’antologia di epigrammi d’amore omosessuale intitolata Μοῦσα παιδική/Mousa paidikế (“La Musa dei ragazzi”).
Il finissimo poeta-traduttore Salvatore Quasimodo rende perfettamente la bellezza di queste liriche d’amore che, in un certo qual modo, fanno pensare a Constantinos Kavafis.
Avremo, avremo il grandissimo Kavafis, cara Giorgina
a che anni risalgono le traduzioni?
1940