Stesicoro, poeta lirico greco, fu attivo in Magna Grecia e soprattutto in Sicilia nei secc. VII-VI a.C. Il nome originario era Teisia e fu soprannominato Stesicoro perché per primo fece accompagnare da un coro le proprie esecuzioni citarodiche. La sua opera, secondo la tradizione alessandrina, comprende 26 libri tra i quali ricordiamo: Elena, i Giochi funebri per Pelia, i Cacciatori del cinghiale, Europeia. Secondo Ateneo, Stesicoro compose anche dei paidikà, carmi erotici per giovinetti. I frammenti papiracei hanno confermato l’uso della struttura triadica (strofe, antistrofe ed epodo).
Mimnermo, secondo la tradizione, fu originario di Colofone, ma al tempo stesso di Smirne, le città di cui il poeta greco narrò gli eventi storici più antichi. La sua nascita risale intorno al 630 a.C. Gli antichi conoscevano una raccolta di elegie alla quale appartiene la maggior parte dei frammenti a noi giunti. Amò una flautista, Nanno, alla quale intitolò un libro di elegie. Poeta dell’amore sensuale, l’idea del piacere non si separa mai in lui da quella del dolore.
A ME NON DA’ QUIETE
Poi che raramente la Musa
allieta soltanto, ma rievoca
ogni costa distrutta:
a me non dà quiete il dolce
sonante flauto dalle molte voci
quando comincia soavissimi canti.
Stesicoro
E LE DOLCISSIME OFFERTE
Quale vita, che dolcezza senza Afrodite d’oro?
Meglio morire quando non avrò più cari
gli amori segreti e il letto e le dolcissime offerte,
che di giovinezza sono i fiori effimeri
per gli uomini e le donne.
Quando viene la dolorosa vecchiaia
che rende l’uomo bello simile al brutto,
sempre nella mente lo consumano malvagi pensieri;
né più s’allieta guardando la luce del sole;
ma è odioso ai fanciulli e sprezzato dalle donne:
tanto grave Zeus volle la vecchiaia.
AL MODO DELLE FOGLIE
Al modo delle foglie che nel tempo
fiorito della primavera nascono
e ai raggi del sole rapide crescono,
noi simili a quelle per un attimo
abbiamo diletto del fiore dell’età
ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.
Ma le nere dee ci stanno sempre a fianco,
l’una con il segno della grave vecchiaia
e l’altra della morte. Fulmineo
precipita il frutto di giovinezza,
come la luce d’un giorno sulla terra.
E quando il suo tempo è dileguato
meglio la morte che la vita.
Mimnermo
Soffusa malinconia quella del frammento di Stesicoro che, pur riconoscendo alla Musa la capacità di addolcire non solo l’attimo che fugge , ma anche e forse ancor di più quella di attraversare ogni cosa che il tempo miete, sente però che non può offrirgli ristoro dal momento che il flauto dalla bella voce e dai molti toni ha incominciato il più incantevole dei canti ….ed ecco affiorare l’atmosfera che possiamo solo immaginare leggendo e rileggendo i versi dei lirici greci . Nei quali vive un mondo in cui le Muse avvolgono di dolcezza i giorni e che ci giunge in modo frammentato nei numerosi frammenti . Paradossalmente diventa un motivo in più per fare aleggiare tra i suoni di cetre e le danza dei giovinetti, un alone di mistero che rende ancora oggi unici ed affascinanti questi versi.
Nostalgico vitalismo nei versi di Mimnermo che assapora la vita in tutta la sua pienezza negli anni floridi della giovinezza ….quasi sprezzante della vita nella vecchiaia priva di tali allettanti dolcezze , al punto da preferire la morte ! Ma quella foglia che nel suo viaggio dalla cima del ramo alla terra danza nell’aria, prima di posarsi dolcemente sulla terra che l’attende, ci fa sentire la sete di vita che non abbandona fino a quando uno spicchio di cielo appare anche se in alto , lontano …offuscato dai rami in cui sono rinate le foglie che verdeggiano in cima !
L’ha ribloggato su Paolo Ottaviani's Weblog.