DEPERIBILI
(ispirata alla filosofia del “Realismo terminale “)
Quelle tetre giornate di carta vetrata
che raschia i residui dell’oleastra coscienza,
impregnano la spugna nella nostra mente
dissolvendo il nucleo dei sensi di colpa.
Vegetiamo come le rotte bambole
gettate sulle bancarelle dei mercatini,
gli amputati arti sono pezzi di ricambio
rigorosamente tassati con imposte e IVA.
Non abbiamo l’identità di un essere umano,
siamo fatti di tessere e di codici a barre,
occupiamo lo spazio in un magazzino
destinato allo stoccaggio dei “deperibili”.
Svaniremo
tra i gas di scarico dell’esistenza.
SENZA TREGUA
(ispirata alla filosofia del Realismo Terminale di Guido Oldani)
Non so più urlare dallo sgomento
crollando come un grattacielo privo di fondamenta,
sgretolata dal terrore delle notizie
proiettate senza tregua dal telegiornale.
Ove si è persa la umana ragione
che sembra drogata dall’oppio e dalla cannabis,
ubriaca coi residui dei sensi di colpa
chiusi a chiave nel ripostiglio?
Guerre, soprusi e prepotenza,
attentati, bullismo e femminicidi,
non bastano più i sette vizi capitali
per descrivere la ruggine dei nostri giorni.
Gli angeli sono ormai “spiriti precari”
licenziati da tempo dall’azienda divina,
il Demone sereno gioca a scacchi
spostando i burattini sulla scacchiera.
Non so più fermare quella pazzia
somigliante ad una festa nel manicomio!
ESPLOSIONE
E resto muta
senza voce
deflagrata dall’ira, dallo scoppio dell’odio,
un rottame vivente in balìa dei pazzi
drogati dall’odore di fumo e sangue.
A cosa serve implorare Dio
nei tempi protetti dalle sbarre e dai muri,
accendere i ceri sulle macerie
degli ultimi miraggi della democrazia?
Poveri fessi,
ancora illusi,
credenti nella grandezza della specie umana,
striscianti come bruchi sui marciapiedi
alla ricerca invana di qualche riparo.
Sanguinanti relitti spogli di nome
falciati dalle ruote della Follia.
Izabella Teresa Kostka
Izabella Teresa Kostka è nata a Poznań (Polonia) ed è laureata con lode in pianoforte di cui è insegnante. Izabella vive e lavora a Milano, è scrittrice, poetessa, giornalista freelance per WordPress, organizzatrice e presentatrice di eventi culturali come “Verseggiando sotto gli astri di Milano” presso il Centro di Ricerca e Formazione Scientifica Cerifos. Ha partecipato a numerose mostre di arti visive e fotografia presso Circuiti Dinamici di Milano (2015, 2016, 2017), per la poesia ha pubblicato nove raccolte monografiche (“Granelli di sabbia“, “Gli scatti“, “Caleidoscopio“, “A spasso con la Chimera“, “Incompiuto“, “Peccati“, “Gli espulsi dall’Eden“, “Le schegge“, “Si dissolvono le orme su qualsiasi terra – Rozmywają się ślady na każdej ziemi“). Tante sue liriche compaiono su varie antologie ( tra cui “Novecento – non più. Verso il realismo terminale” con l’introduzione di Guido Oldani, La Vita Felice Edizioni 2016; “Antologia proustiana” La Recherche 2016), su numerosi siti culturali e su riviste letterarie (La Recherche, Euterpe, Bibbia d’asfalto, “Poetry Dream” di Antonio Spagnuolo, Letteratura al femminile, Liburni Arte e Cultura, Partecipiamo.it). Curatrice di diverse antologie tematiche di cui il ricavato è devoluto in beneficenza. Ideatrice e co-fondatrice del Gruppo per la Diffusione della Cultura e dell’Arte “Valchiria”, fondatrice e redattrice del blog culturale “Verso – Spazio Letterario Indipendente”.
Ringrazio per l’accoglienza.
Izabella Teresa Kostka
https://izabellateresakostkapoesie.wordpress.com/
Trovo in questi testi poetici un coraggio lessicale neorealista, una fierezza marziale nel tono (la matrice slava in questo è più evidente), una lucidità nella materia eletta a oggetto poetico e modellata a forza di metafore potenti (ci si ritrova quella che fu di Villon e di Whitman, di Quasimodo e di Pasolini, di De André pure.
Con molto rispetto e senza voler dare lezioni, trovo un po’ meno convincenti il ricorso, a volte, a termini desueti della nostra lingua (“ove”, nella seconda poesia), che stridono troppo, dal punto di vista formale, con la forte attualità dei temi; la frequenza con cui si anticipa l’aggettivo rispetto al sostantivo, che è regola in inglese e tedesco, ma in italiano crea uno spostamento dell’enfasi sull’attributo e il suo significato rispetto a ciò che esso qualifica. E – data la potenza dei temi scelti e la sensibilità prorompente nello svolgerli – vorrei (ma è mio opinabilissimo gusto personale) trovare più cura nella musicalità del verso. Troppi inciampi ritmici tolgono respiro alla poesia, che è canto.
Cordialmente.