Flessibilità
Ammirami: sono bella e scattante,
disse la corda tesa all’infinito.
Sinuosa quanto basta, son capace
di ogni acrobazia del tempo pieno.
Ho attraversato sale e corridoi,
indugio in open space, che vanno tanto.
Inarcava la schiena, la vezzosa,
sfoderava tronconi propulsori.
Ammutolii di botto, quando scese
lo sguardo su ganasce di cemento.
Rigore
Mascherato da gelo di stagione,
intabarrato avvinghia chi è sguarnito
di rostri d’ordinanza e sottobanco.
Arretra, invece, il suo sosia antico,
decidua si è fatta la chioma irsuta
di affievolita voce nel deserto.
Sono crollati i muri di vergogna?
Di altre cortine di ferro il contagio
si è sparso, il ghigno mescola le carte.
Sosta
E potrei perdermi, se vuoi,
nel verdeoro di un autunno affamato.
Già la sanguigna disegna i bordi
saturi di attesa.
Strizza, l’occhio sorpreso.
Sfonda la calza
l’alluce impaziente.
Nel tascapane ho il filo del rammendo.
Mi rammento di te,
voce vecchia e suadente,
e non ti seguo.
Scende la brina dell’inadeguatezza.
Incurante, se la ride la guazza.
Anna Maria Curci
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