è buia ma buia ma buia
non la notte, l’Europa
a occhi sbarrati stanotte
“venite presto
ci ammazzano
tutti”
febbrile digitando
nell’opalescenza…
buio sparviero calando
sul Bataclan
la guerra la guerra
ricamavamo
la guerra la guerra c’è già
era qua
non pensata
che piega la poesia
che piega la ragione
e le taglia le teste
a labbra chiuse
scrivete la paura
contate i morti
non chiudete le frontiere tra le menti
pensate
l’orrore
il buio
il mondo
pensate
Ennio Abate
Chi sono i privilegiati che sono ammessi a scrivere su questo blog? E perché e come?
I versi di Ennio Abate nascono dall’urgere di un’angoscia ed urlano, urlano, urlano la disperzione. Sono brandelli di parole strappati via alla quiete del linguaggio, come i brandelli di carne ed ossa dei morti francesi.
Ma potranno mai le nostre parole fermare questo buoi che incombe?
Caro Roberto, i versi di Ennio Abate, cosi enormemente composti ( osservare le cancellature) sono certo brandelli, urlo, ma l’urlo di un uomo, di un poeta vero che ha un solo obiettivo:la conoscenza. Intendo per conoscenza l’esplorare il mondo intero e capirlo, e coglierlo, sapere dove sta la ragione assurda di folli capaci solo di ammazzare, di togliere la vita a chi innocentemente e umanamente vuole vivere la propria vita. DEMOCRATICA. BATACLAN non è più il teatro , un teatro, ma diviene il nero ripetuto del suono dei kalashnikov. Trovo questa poesia umana più dell’umano. Umana, sofferente e pura come lo spirito “miscredente” del poeta che l’ha scritta.
Caro Luciano, ho notato anch’io le cancellature che sono parte del testo e lo connotano. Dobbiamo anche noi cointinuare a scrivere, a pensare, a vivere, a far fiorire la poesia. Vorrebbero farci smettere, farci paura,annichilirici. Anche se davanti al volto della ragazza veneziana uccisa viene solo da pinagere.
@ Luciano Nota e Roberto Taioli
Vi ringrazio delle note. Risponderei, per stare appena più saldi nell’affanno di questi giorni (e probabilmente di quelli futuri) con questi versi di F. Fortini tratti dalla nota poesia “Traducendo Brecht”:
Scrivi mi dico, odia
chi con dolcezza guida al niente
gli uomini e le donne che con te si accompagnano
e credono di non sapere. Fra quelli dei nemici
scrivi anche il tuo nome. Il temporale
è sparito con enfasi. La natura
per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia
non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi.