NEI LUOGHI ESTREMI
Oltre l’ultimo istante vidi un salone di specchi a perdifiato, un’alba nuda in un giardino di ciechi in delirio, mille cieli feriti dal sogno d’una vergine, una vita gettata accanto a un piedistallo vuoto, un lavacro di nuvole felici, una dogana di nostalgie d’arcangeli.
Preghiere e peccati salivano alla luna.
Una voce che amavo disse “Torniamo!”
Caddero le ultime statue e il dolore si mutò in ricordo.
L’anima che avevo ferito nascendo ricompose il silenzio.
L’OTTAVO SIGILLO
Tre lune assassine sorvegliavano il porto.
Salpò il vento tragico e il signore della menzogna scolpì i portali dell’Eterno.
Diluviò in molti paradisi.
L’angelo fuggì dal Regno in un vento di peccatrici.
Passò la tempesta d’amore, con donne incastonate in serpenti di folgore.
Passò la madrina degli specchi, con ferite di corallo e statue dementi.
Passò il Dio malato e i cieli ruppero in pianto.
Tutti vollero seguirlo spalancando universi e parole.
Scomparve il confessionale di nuvole, come un avviso scaduto.
NUDITA’ CELESTI
Nella sala della cerimonia vidi: due cavalieri feriti,
donne di marmo, un bambino addormentato,
una dea in lacrime, un ricordo di giardini e rossori,
un peccato, molti sospiri, notti piene di anime,
fanciulle d’un tempo, un amore in vesti di glicine,
un’estasi tinta di corallo, un’aurora malata,
il sogno d’un angelo scomparso, una luce eterna,
un vento triste con un giuramento,
un’assenza piena di musiche e sorrisi.
Un silenzio d’abisso mi sfiorò e scomparve.
Qualcuno disse “ per sempre “, due volte.
Una voce, colma di cielo, pronunciò il mio nome.
Carlo Livia
Carlo Livia è nato a Pachino (SR) nel ’53 e risiede a Roma. Insegnante di lettere lavora in un liceo classico. È autore di opere di poesia, prosa, saggi critici e sceneggiature, apparsi su antologie, quotidiani e riviste. Fra i volumi di poesia pubblicati ricordiamo: Il giardino di Eden, ed. Rebellato, 1975; Alba di nessuno, Ibiskos, 1983 (finalista al premio Viareggio-Ibiskos ); Deja vu, Scheiwiller, 1993 ( premio Montale); La cerimonia Scettro del Re, 995; Torre del silenzio, Altredizioni, 1997 (premio Unione nazionale scrittori ) L’addio incessante, ed. Tindari, 2001; Gli Dei infelici, ed. Tindari, 2010.
Conosco Carlo Livia dai primi anni novanta quando collaborò saltuariamente alla rivista di letteratura “Poiesis” che allora facevo con altri amici; la sua ricerca si è sempre mossa nella direzione di creare in italiano una poesia tipica del Dopo il Moderno e Dopo il Surrealismo, operazione algebricamente problematica per varie ragioni di politica estetica, storiche e strettamente stilistiche. Livia ha pedalato in questi ultimi tre decenni, come un corridore solitario, in solitudine assoluta e in salita… il risultato è una poesia che per lessico e per il tipo di assemblaggio iconico si può considerare uno dei pochi esempi di percorso originale della poesia italiana recente.
Grazie Giorgio per la tua nota, ellittica e folgorante, ma dunque la mia solitudine non è così assoluta…