Critica della ragione sufficiente, è un titolo esplicito. Con il sotto titolo: «verso una nuova ontologia estetica». Uno spettro di riflessione sulla poesia contemporanea che punta ad una nuova ontologia, con ciò volendo dire che ormai la poesia italiana è giunta ad una situazione di stallo permanente dopo il quale non è in vista alcuna via di uscita da un epigonismo epocale che sembra non aver fine. I tempi sono talmente limacciosi che dobbiamo ritornare a pensare le cose semplici, elementari, dobbiamo raddrizzare il pensiero che è andato disperso, frangere il pensiero dell’impensato, ritornare ad una «ragione sufficiente». Non dobbiamo farci illusioni però, occorre approvvigionarsi di un programma minimo dal quale ripartire, una ragione critica sufficiente, dell’oggi per l’oggi, dell’oggi per ieri e dell’oggi per domani, un nuovo empirismo critico. Ecco la ragione sufficiente per una «nuova ontologia estetica» della forma-poesia: un orientamento verso il futuro, anche se esso ci appare altamente improbabile e nuvoloso, dato che il presente non è affatto certo.
APPUNTI SU ALCUNI AUTORI CONTEMPORANEI
Alfredo de Palchi p.213
Helle Busacca (1915-1996) p.217
Maria Rosaria Madonna (1942-2002) p.220
Giorgia Stecher (1940-1996) p.224
Roberto Bertoldo p.227
Mario M. Gabriele p.239
Steven Grieco-Rathgeb p.261
Letizia Leone p.284
Ubaldo De Robertis p.287
Gino Rago p.294
Antonio Sagredo p.298
Anna Ventura p.303
Lucio Mayoor Tosi p.311
Sabino Caronia p.315
Franco Di Carlo p.320
Salvatore Martino p.324
Luigi Fontanella p.328
Elio Pagliarani p.333
Elio Pecora p.335
Biancamaria Frabotta p.347
Maurizio Cucchi p.352
Milo De Angelis p.354
Paolo Ruffilli p.364
Valerio Magrelli p.368
Flavio Ermini p.372
Vincenzo Mascolo p.375
Donatella Bisutti p.378
Daniela Marcheschi p.384
Paolo Valesio p.389
Giuseppe Conte p.392
Valentino Zeichen (1938-2016) p.398
Patrizia Cavalli p.405
Edith de Hody Dzieduszycka p.407
Donatella Costantina Giancaspero p.411
Alfredo Rienzi p.420
Giuseppe Talìa p.423
Eugenio De Signoribus p.427
Stefanie Golisch p.430
Annamaria De Pietro p.432
Annalisa Comes p.434
Francesca Dono p.436
Chiara Catapano p.440
Luciano Nota p.443
sono convinto che la poesia debba puntare tutto sul quadri dimensionalismo. Partire dalla tridimensionalità del mondo + la Memoria (Mnemosyne) per arrivare alla quarta e alla quinta dimensione. E pensare che senza memoria non potremmo neanche parlare… infatti, come ci vengono le parole nella mente? tramite la memoria! La risposta è semplice. Del resto lo dice anche Andrea Emo (di cui consiglio di leggere i volumi che sono in commercio) che l’Assoluto e Dio dimorano soltanto nella memoria…
Perché in ogni poesia c’è qualcosa di scandaloso e di favoloso. La poesia che non fa scandalo viene subito dimenticata. La poesia che non è fabula viene anch’essa subito dimenticata.
I piccoli poeti tentano disperatamente di fare scandalo, ma quello si rivolta come un boomerang contro di loro quantunque forte sia il loro megafono. Che fare?, in tempi di sordità il megafono è inutile.
Si ha sempre il sospetto che le parole non dette ci perseguitino… Anche le parole dette e scritte ci perseguitano con la superfluità e la vacuità con cui sono state pronunciate.
Perché le parole sono sagge, loro lo sanno di essere melliflue e superflue e di essere nate da un difetto di pronuncia del demiurgo, il quale avrebbe voluto pronunciare un’altra parola…
Il poietès è il più grande positivo perché porta le cose all’essere dal nulla, ma è anche il più grande negativo perché sa che le cose sono un nulla.
Che vergogna la parola creata apposta per sbalordire e fare scandalo!
L’evento viene prima dell’essere, è più antico e originario dell’essere, e questo dipende da quello come la possibilità viene prima dell’evento e lo fonda.
Giorgio Linguaglossa, Critica della ragione sufficiente Ed. Progetto Cultura, 2018 pp. 510 € 21.00
“(…) Esemplare appare in «Critica della Ragione Sufficiente» il botta e risposta fra Giorgio Linguaglossa
e Maurizio Ferraris sul Quadridimensionalismo secondo l’osservatore proustiano della Recherche.
Soffermandoci «Sul quadridimensionalismo» (Pagine 74/75), Giorgio Linguaglossa dà la parola a Maurizio Ferraris (da ‘Emergenza’, Einaudi,Torino, 2016,pag.127). Dice M. Ferraris:
«[…] Nella prospettiva proustiana, la domanda ontologica “che cosa c’è per noi, in quanto osservatori
interni allo spaziotempo?” ha una risposta tridimensionalista soltanto se ci si
limita ad osservare con la percezione; la risposta risulta invece quadridimensionalista se si osserva anche con la memoria. Ecco perché Proust sostiene che la vera vita sia la letteratura: perché è la vita registrata,
fissata in un documento e resa quadridimensionale…[…] A ben vedere, però, la quadridimensionalità
fa parte di individui comuni che rientrano nella nostra esperienza più ordinaria…»
Risponde Giorgio Linguaglossa:
«Per rispondere a Maurizio Ferraris, il problema che si pone
a noi oggi, a distanza di cento anni da ‘ La Recherche ‘ è questo: ma noi sappiamo che
esso [il segno] esiste come «traccia» di un qualcosa che non le preesiste, di un passato
che non è mai stato presente e che non può essere rievocato. Vale a dire che non possiamo
ripetere l’operazione di Proust, la quadridimensionalità si deve vestire di nuovi modi di
rappresentazione […]»
Gino Rago
Ringrazio Luciano Nota per l’attenzione accesa sul ponderoso lavoro di critica letteraria di Giorgio
Linguaglossa, Critica Della Ragione Sufficiente (verso una nuova ontologia estetica), e per l’ospitalità che vorrà
concedere ai miei versi, incardinati sul botta e risposta fra Linguaglossa e Ferraris pproprio in tema
di “quarta dimensione” nella nuova poesia, se nuova vuol essere davvero la poesia.
A poem by Gino Rago
Meditations about “on quadridimensionalismo”
(from ” A Critique on Sufficient Reason” by Giorgio Linguaglossa, pages 76/77)
“The madeleine. The pavement disjointed.
The Jangles of cutlery.
House keys lost in a lawn.
Do they become the resurrection of the past?
making time reappear in space?
[…]
Thanks to memory the past repeats itself inside matter.
The time lost comes back again from the quadri-dimensional depth.
Because man itself is spacetime.
Because to the depth, length and width
only man can bind what has been.
Lost time. Time passed.
The infinite points of space and the infinite moments of time
can only vibrate together in Memory.
And the present is a fragment of time recalling the past.
Death has nothing to do with this […]”
© 2018 English re-translation by Adeodato Piazza Nicolai of the poem Meditazioni intorno a “Sulquadridimensionalismo” by Gino Rago. All Rights Reserved,
Gino Rago
Al palato poetico finedei lettori de ‘La Presenza di Erato’ propongo, grato della lettura,
un altro frammento dal saggio
“L’Ombra è essenziale per la sopravvivenza della parola e di un certo linguaggio poetico?””
che pezzo dopo pezzo sto approntando
su:
Giorgio Linguaglossa, Critica della ragione sufficiente, Ed. Progetto Cultura, 2018 pp. 510 € 21.00
Il sottotitolo di Critica della Ragione Sufficiente è «verso una nuova ontologia estetica» e
tutto il libro di Giorgio Linguaglossa ruota intorno a questo sottotitolo, con una pars destruens e una pars
construens. Tutto parte da ciò che si apprende in “La crisi della Ragione poietica- La «Nuova ontologia estetica»” (pag. 169) in cui si ritrovano le ragioni a favore della NOE, la quale, a sua volta, richiede una nuova ermeneutica che prenda coscienza del “frammento”, della fragmentation, del frammentarismo della condizione dell’uomo nel mondo.
Nel dialogo Linguaglossa-Agamben-Lacan
Giorgio Linguaglossa sostiene :
“«[…] La crisi della ragione è la crisi del Soggetto. Anzi, deriva dalla crisi del soggetto cartesiano.
Dopo Freud la crisi del Soggetto ha avuto una grandissima impennata: oggi abbiamo un Soggetto
in frammenti, un corpo in frammenti, un oggetto in frammenti.
Il frammento è diventato la nostra condizione esistenziale, viviamo in mezzo ad un isomorfismo
di frammenti […] Non c’è alcun fenomeno dell’esistenza se non all’interno di una dimensione
originariamente linguistica, determinata dall’Altro come luogo della Parola, fondata sulla totalità
dell’ordine simbolico in quanto ordine causativo del soggetto[…]
E Giorgio Agamben ( in ‘La Potenza del pensiero. Saggi e conferenze’, Neri Pozza, Milano, 2004, pag.28)
ci dice che ‘Il linguaggio è ciò che deve necessariamente presupporre se stesso’[…]
Il Soggetto sarà parlato e significato in una catena senza fine di significanti. Lacan dirà che
‘il significante è ciò che rappresenta il soggetto per una altro significante»”
Attraverso Heidegger (Sein und Zeit, 1927) Giorgio Linguaglossa stabilisce la defondamentalizzazione
del Soggetto e ridandogli la parola apprendiamo che «[…]Oggi anche la poesia non può non investigare
con muovi strumenti espressivi gli aspetti della attuale fase della crisi spirituale»,
con la Nuova Ontologia Estetica che assuma a parametro del proprio comportamento la defondamentalizzazione del Soggetto in cui i linguaggi poetici nuovi tendano alla ricostruzione dell’infranto partendo appunto dal frammento, dalla frammentazione dell’intero.
In tali condizioni il frammento diviene la dimora di ciò che diciamo “L’Estraneo”. Il che fa prendere coscienza dell’indebolimento delle parole e della necessità della ri-metaforizzazione della nuova poesia del nostro tempo.
Gino Rago
Ecco, siamo arrivati al punto dolente: L’impiego degli aggettivi e degli attanti concreti. Se chiedete ad un poeta italiano come si regola dinanzi a questa cosa qui al massimo ti guardano come un marziano.
Il fatto è che ben pochi poeti del secondo novecento si sono posti il problema della de-fondamentalizzazione della «forma-poesia» (intendo dire delle ripercussioni che tale fenomeno ha avuto all’interno della forma-poesia), fenomeno intervenuto in Europa (non so in America ma mi sembra che li le cose non siano state diverse). Ecco una serie di problemi: che cosa significa decostruzione in poesia? Che cosa significa la dis-locazione dell’io? Che cosa significa dis-locazione dell’oggetto? – Ecco, un poeta che non si pone questi problemi è un «poeta di fede», dobbiamo credergli sulla parola, dobbiamo credere che lui sia veramente un poeta anche se non capisce niente di che cosa significa la tridimensionalità in poesia e il quadri dimensionalismo in poesia. Come disse una volta Brodskij: «dal modo con cui metti un aggettivo capisco che poeta sei».