Il libro… oggi
Il libro aprì le mie mani per segnarmi come un monatto irriverente,
nella mia mente avvilita i misteri della metonimia antica,
e quella malattia che traverso il nome si chiama, se volete, Poesia.
Sorrise il lucido dorsale per mostrarmi la sua identità cartacea.
E mi sfogliò le epoche come uno stregone distilla il suo veleno
——————————————————————————–[cortigiano.
Mi accecò come un bardo la parola per cantare la mia corteccia
——————————————————————————–[irrazionale.
Il furore dell’infanzia esondò come la bellezza di Rosalia!
Come la beatitudine di Smeralda inquisì lo spasimo della materia!
Per coprire d’oscurità i triviali segreti celebrò le distinzioni delle
—————————————————————————————-[pagine
con le affilate misture di Salafia, e gli spettri delle sue formule
per vincere d’immortalità i suoi sembianti. Per il trionfo della
——————————————————————————-[maschera
il trucco di una pelle si ritirò sdegnoso dietro la propria inconsistenza.
Il libro… oggi, è un cavaliere insopportabile e vincente.
La macchina non ha piedi, né cammini tracciati dai sentieri,
e passi tardi e lenti per stampare i tempi e gli ignobili pensieri.
Come un geniale attore che alle scene assegna gli atti, i gesti, e i
————————————————————————————[fallimenti.
Il cielo si scurì per neri ombrelli
Dai confessionali cinguettava una condanna ambigua senz’appello,
sinistro era il calvo battito di un giudice in gramaglie nere.
Non avevo più i conforti estremi di un’anima eretica, la carne arsa
e quella fede irregolare che un celeste trono nega a malincuore.
Mi tallonava l’inutile urlo della croce e la sua smorfia stercoraria
che dal capezzale mi pianse la perdita di astragali e aliossi.
Come uno stendardo si levò la beffa simile a una profezia teatrale!
E io vidi, non so, patiboli in stiffelius e quinte martoriate come
———————————————————————————-[golgotha
e coi reggicalze ben in vista alati putti e sacerdoti celebrare beati,
sotto i portici del granchio, sanguinanti spine, lombi e glutei!
Ah, Dante, non avevi più urina e saliva, ma la tua lingua era ancora
——————————————————————————————-[toscana,
cordigliera e velenosa… perfino gli uccelli scansano questa croce! –
———————————————————————————————-[gridò.
Il cielo si scurì per neri ombrelli… tuniche codarde e orbite di livide
—————————————————————————————-[veroniche
oltraggiarono i tramonti – chiodato dai suoi miracoli l’Incarnato
————————————————————————————-[pulsava
per un coito dismesso a malincuore – per un altro sesso, come un
—————————————————————————–[velo mestruato,
depose il divino Verbo nel postribolo – fu l’inizio della nostra croce, e
—————————————————————————————[la sua gloria!
I giorni che trascorsi nello specchio gelano epoche e finte apocalissi.
Promise al suo sosia e gemello le meraviglie della Terra e degli
————————————————————————————[Universi
tutti, ma quel bosco fu avvelenato dalle bacche del tasso: miserie del
———————————————————————————————[martirio!
finzioni! resurrezione dei vivi! fede dei misteri!… compassione, per
——————————————————————————[loro… ecc… ecc….
Camera
Forse tu, domani, stupita vedrai il mio trionfo calpestare l’ardesia,
le consolari ammutolite e il riflesso ostinato di un Kaos nelle cisterne
vuote… il clamore del mio volto fu sorpreso da un cratere attico
e umiliato l’incarnato in una gabbia dalla mia storia scellerata.
Nei laboratori dei presagi ho scovato non so quale fattura inquisita,
la promessa di una risurrezione mi stordiva… mi svelava una fede
il negromante a squarciagola: ecco, questi sono gli altari,
dove ancora nei secoli si canterà la favola di un qualsiasi Cristo!
Era inverno. Come un latino antico carezzava la soglia di codici
————————————————————————————–[miniati
e sul leggio la potenza di un centrale impero. Raggirava la città
————————————————————————————–[zebrata
con Keplero, e tra insegne, bettole e vino nero, respiravano l’ansia,
la carta e l’inchiostro – e con lo sguardo la neve, la polvere della
———————————————————————————–[decadenza.
Lastricate d’attese e geometrie le nuove leggi simulavano la memoria.
Raffiche di gelo salmodiavano le nostre ossa, i numeri cedevano
————————————————————————————[il segreto
al secolo più virtuoso, straziata la nemesi e sformata la pietra
———————————————————————————[angolare.
Gli occhi e le dita computavano nuove orbite e principi matematici.
Maldestro è il tradimento! Come il trono è una maschera inabile,
capriccio e parvenza di se stesso! E mi vaneggia lo specchio di incubi,
eventi e sembianti… e come si trastulla nel giardino, e in questa
stanza mia, che è Tutto per me – per fortuna – ma non è la Storia!
*
Non ho mai incrociato una fede umana o divina con un pianto di
————————————————————————-[legno nella Casa,
– sul pianerottolo una marionetta gioca con la testa di Maria Stuarda.
Ha di gelatina gli occhi e non lacrime vomita, ma trucioli e colla di
—————————————————————————————–[coniglio!
Il lutto non s’addice ai Cesari e alle stelle… Gesti, gesti a me!
——————————————————–[Soccorrete le mie mani!
Ma io che faccio qui o altrove se il boia non ha un nobile rancore
———————————————————————————-[sulla lingua
e mescolare non sa con l’accetta dell’attesa e dell’accidia un colore di
———————————————————————————————–[Turner.
Il Nulla azzera i giudizi sui patiboli, e il resto di un delirio è nello
————————————————————————————–[specchio.
E dov’era vissuto il mio corpo quando offriva sangue alla sua ombra?
Sono rose nere queste quotidianità, ma non sono le mie rose!
E come posso rifiutare un destino che ad ogni sua domanda mi
———————————————————————————–[risveglia?
Io sono esente per grazia umana, e nella mia parola non c’è risposta!
E non ho l’acrimonia del vivere, solo voglio esserci quando accadrà.
Svegliatemi dopo la mia immortalità! La pantomima è piena
di vento nelle apocalissi, negli incendi e nelle distruzioni! – i tre
—————————————————————————————–[profeti
farfugliano : Scusi – lei – sente – molto – la – nostra – differenza?
La confessione è un’arma terrificante… il Poeta: io me ne fotto!
Antonio Sagredo
Antonio Sagredo (pseudonimo Alberto Di Paola), è nato a Brindisi nel novembre del 1945; vissuto a Lecce, e dal 1968 a Roma dove risiede. Ha pubblicato le sue poesie in Spagna: Testuggini (Tortugas) Lola editorial 1992, Zaragoza; e Poemas, Lola editorial 2001, Zaragoza; e inoltre in diverse riviste: «Malvis» (n.1) e «Turia» (n.17), 1995, Zaragoza. La Prima Legione (da Legioni, 1989) in Gradiva, ed.Yale Italia Poetry, USA, 2002; e in Il Teatro delle idee, Roma, 2008, la poesia Omaggio al pittore Turi Sottile. Come articoli o saggi in La Zagaglia: Recensione critica ad un poeta salentino, 1968, Lecce (A. Di Paola); in Rivista di Psicologia Analitica, 1984, (pseud. Baio della Porta): Leone Tolstoj – le memorie di un folle. (una provocazione ai benpensanti di allora, russi e non); in «Il caffè illustrato», n. 11, marzo-aprile 2003: A. M. Ripellino e il Teatro degli Skomorochi, 1971-74. (A. Di Paola) (una carrellata di quella stupenda stagione teatrale). Ho curato (con diversi pseudonimi) traduzioni di poesie e poemi di poeti slavi: Il poema : Tumuli di Josef Kostohryz , pubblicato in «L’ozio», ed. Amadeus, 1990; trad. A. Di Paola e Kateřina Zoufalová; i poemi: Edison (in L’ozio,…., 1987, trad. A. Di Paola), e Il becchino assoluto (in «L’ozio», 1988) di Vitězlav Nezval; (trad. A. Di Paola e K. Zoufalová). Traduzioni di poesie scelte di Katerina Rudčenkova, di Zbyněk Hejda, Ladislav Novák, di Jiří Kolař, e altri in varie riviste italiane e ceche. Recentemente nella rivista «Poesia» (settembre 2013, n. 285), per la prima volta in Italia a un vasto pubblico di lettori: Otokar Březina- La vittoriosa solitudine del canto (lettera di Ot. Brezina a Antonio Sagredo), trad. A. Di Paola e K. Zoufalová. È uscito nel 2015, per Chelsea Editions di New York, Poems Selected poems. Dieci sue poesie sono presenti nella Antologia di poesia a cura di Giorgio Linguaglossa Come è finita la guerra di Troia non ricordo (Roma, Progetto Cultura, 2016).
La poesia di Antonio Sagredo è già da tempo una pietra miliare nella storia recente della Poesia Europea: bisogna soltanto attendere e vedrete i critici accapigliarsi per cercare di comprenderla. Credo che questi versi (come campione) siano sufficienti a dare un valore universale, nel senso che non esistono versi di qualsiasi poeta di qualsiasi luogo geografico che possano stare accanto. Ben vengano questi versi a risuscitare una poesia mondiale in agonia.
Loredana Tomei