La domenica dell’ulivo
Hanno compiuto in questo dì gli uccelli
il nido (oggi è la festa dell’ulivo)
di foglie secche, radiche, fuscelli;
quel sul cipresso, questo su l’alloro,
al bosco, lungo il chioccolo d’un rivo,
nell’ombra mossa d’un tremolìo d’oro.
E covano sul musco e sul lichene
fissando muti il cielo cristallino,
con improvvisi palpiti, se viene
un ronzìo d’ape, un vol di maggiolino.
IDA
Vengo a te da lontano ermo paese,
ti vengo nel tuo giorno a salutare;
ti vengo a dir che non ci son difese
di monti e piani, di fiumi e di mare,
per il mio cuor, pel cuore
6di tuo fratello, o mio soave amore!
Nel mio lungo ed aereo cammino
io vidi campi azzurri e stelle d’oro.
Quando passavo come un pellegrino
io sentiva cantare angioli in coro.
Dammi, dissi a una stella,
12un po’ d’or per la mia dolce sorella!
E gli angioletti dissero: infelice,
le stelle vanno e non posson badare!
Se stessero a sentir ciò che si dice
non mai le stelle arriveriano al mare.
O pover’uom, se vuoi
18qualcosa, parla. Ci pensiamo noi.
Angioli, io dissi, andate allora al monte
dov’ella aspetta buona e rassegnata:
piovete gigli sopra la sua fronte
e rose sulla sua chioma dorata:
fate ch’ella si senta
sotto codeste vostre ali contenta
Giovanni Pascoli
Matera, 19 ottobre, a mezzanotte, 1882
Gent. Assessore Valeriano Delicio, gent.mo Sindaco De Ruggieri,
mentre Matera si rode intorno al logo 2019 (meglio avrebbe fatto a rodersi intorno alla pasta Padula, alla crisi dei salotti, alla ferrovia, ecc. ecc.), riporto il discorso sul busto di Pascoli, per il quale si è fatta magra figura con i sindaci di San Mauro Pascoli, Castelvecchio e con il presidente della Accademia pascoliana. Le trasmetto una foto del busto di Pascoli, copia di quello di Matera, dignitosamente sistemato dal comune di Viggiano tre anni fa. Mi giunge notizia, invece, che, da noi, si vuol “nascondere” il busto di Pascoli nell’angolino di piazzetta Pascoli o, addirittura, “mimetizzarlo” tra i molteplici e tetri busti della Soprintendenza, ex Liceo “Duni”. Mia opinione era che il busto fosse collocato nello slargo di via Ridola, davanti alla ex libreria dell’Arco, in bella vista. Si convenne, alla fine, di collocarlo al vertice dell’aiuola della Provincia, tra via Duni e via Ridola. Mi domando perché ora arrivano dei ripensamenti. Né si capisce su suggerimento di chi. Mi dicono che nell’aiuola della Provincia si vuol collocare la incongrua “Goccia”. Ma perché la “Goccia” non la si porta nei Sassi, in piazzetta san Pietro Caveoso, presso la cisterna nel 1843 regalata ai materani dall’arcivescovo Di Macco? Oppure, perché non collocarla all’imbocco di Porta Pistola, per cui si scendeva a prendere l’acqua dallo Iurio? Si può pensare ai Sassi per un manufatto artistico, anziché per la solita pizzeria o bed and braekfast? Il busto del Pascoli, collocato tra via Duni e via Ridola, a due passi dal Liceo Duni, dove il poeta insegnò, e di cui si ricordò con affetto e nostalgia dedicando i suoi “Nuovi poemetti” innanzitutto ai cari “scolari” di Matera, lì collocato, dico, farebbe pedagogia di strada, cioè pedagogia popolare. E’ quello che scrissi a Roberto Cifarelli, con amministrazione adduciana. A lui proposi anche questa possibile epigrafe: “A Giovanni Pascoli / (1855-1912 /poeta buono e della pace/ docente del Liceo ‘Duni’/tra il 1882 e il 1884 / Matera /riconoscente / nel primo centenario della morte”. La mattina i bambini delle elementari “Padre Minozzi “, andando a scuola carichi del loro zaino, si fermeranno e ammireranno il volto di colui dal quale, il giorno prima, hanno imparato che una cavalla storna trascinò il padrone ucciso a casa, più buona degli uomini. Vi pare poco?
Chiedendovi scusa e ripromettendomi di mai più intervenire su questa storia tutta materana,
vostro Giovanni Caserta.