La poesia di Germain Droogenbroodt, di Dante Maffia

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Muze

Maagdelijk zeil
dat over het schaliewater
van de meerspiegel schuift

alleen het kluifhout volgt
de roepstem van de meeuw

soms opvliegt
rakelings bij de hemel komt
een arend

met Icarusvleugels

 

Musa

Vela immacolata
che slitta sull’ardesia
dello specchio del lago

segue solo il bompresso
il richiamo del gabbiano

talvolta si alza
quasi rasenta il cielo
un’aquila

con ali di Icaro.

 

Het leven

Zoals een eendagsbloem

zoals een handvol sneeuw
dat even glinstert in de zon
en smelt

langzaam wegsijpelt

zich vermengt en wordt
– aarde.

 

La vita

Come effimero fiore

come una manciata di neve

che un istante brilla nel sole

e si scioglie

lentamente cola via

di nuovo si fonde e diventa
-terra.

(traduzione di Luca Benassi)

Luca Benassi, che reputo tra i migliori poeti delle ultime generazioni, ha anche un grande fiuto nell’accorgersi che cosa si pubblica in varie parti del mondo e segnala le perle, le opere o gli autori che probabilmente riusciranno a lasciare una traccia feconda nel lettore. Uno di questi è senza dubbio Germain Droogenbroodt, poeta dottissimo e conoscitore di molte lingue, poeta che è riuscito a entrare nei maccanismi delicati della poesia orientale, pur essendo nato nelle Fiandre,  facendosene pervadere ma senza farsi limitare nelle sue alchimie espressive, nei suoi raggiungimenti poetici che hanno esiti rilevanti. Nel 2002 in Italia uscì Il cammino, con disegni di Satish Gupta. Nell’Introduzione Benassi , tra l’altro, scriveva: “C’è una semplicità profonda nelle liriche di Germani Droogenbroodt che ci riporta allo stesso modo ai detti dei Padri del Deserto come a quelli del Buddha, ai Salmi come ai Canti del Rig-Veda: una semplicità che è progressiva eliminazione della confusione, è (ri)scoperta, è il togliere invece che l’aggiungere come progressiva esperienza artistica, umana e religiosa”. Giudizio da confermare pienamente e da estendere anche al volume pubblicato, ancora in Italia, l’anno precedente, e a Controluce edito nel 2008 da Puntoacapo, sempre con prefazione di Luca Benassi. In qualche modo Controluce è il proseguimento ideale de Il cammino, vi confluiscono testi che sembrano essere stati dettati da una occulta divinità che soffia nella parole del poeta, testi nati da meditazioni e disossati fino a diventate accenni, preghiera sillabata nell’essenza di immagini e di suoni che fanno sentire l’infinito e la dolcezza antica di un canto imprendibile. Germain ha lo sguardo limpido e il suo dettato non si arruffa mai, non cerca le complicazioni filosofiche, ma si appella alla limpidezza, assegnando alla parola, nel suo diventare messaggio sublime, la stessa funzione della luce. Infatti a volte ciò che egli dice sembra essere il risultato finale di un lungo viaggio nell’essere da cui si esce purificato e finalmente degno d’essere chiamato uomo. Una poesia che sta fuori dai clamori, che non ama il rumore e non si fa prendere la mano dagli eccessi; una poesia in cui Germain veicola i suoi ideali senza tuttavia tentare la conversione degli altri. Non perché sarebbe contrario a che il popolo del mondo diventasse lieve e leale negli approcci con chiunque e con qualsiasi cosa, ma perché non vuole forzare nessuno, ma semplicemente indicare. Ciò che afferma infatti è un invito alto al bene e al bello, nella più pura accezione goethiana e perciò non cade nel tranello della sociologia, ma resta una sorta di “angelo” innocente e ribelle, neutrale, laicamente estraneo alle vicende complicate della quotidianità: “Tutto è reversibile ma / dove si trova il limite / chi conosce il ritorno / l’oscurità / la notte?”.

Dante Maffia

 

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