Riccardo Nencini, “Oriana Fallaci – Morirò in piedi”, Edizioni Polistampa, letto da Dante Maffia

orianafa2Una giornata insieme con Oriana Fallaci, senza clamori, senza che nessuno lo sappia. La giornalista e il politico, che parlano non indugiando mai alla condizione di lei ormai distrutta dal cancro, che affrontano argomenti culturali e politici, sociali e umani, ma soprattutto il tema dell’identità, delle radici, che scorre nelle pagine senza sopraffare il resto, ma come il fiume che innaffia ogni terra toccata. Ritroviamo la Fallaci lucida, polemica, acuta, anche se il suo corpo è minato e reso debole dall’aggressione del male incurabile, e la ritroviamo sulla spinta di domande fatte da Riccardo Nencini non in forma di intervista, ma come corollario di un momento di amicizia che permette anche istanti di abbandono, variazioni sul tema familiare, sugli affetti, sugli amori, sui dissapori. Viene da domandarsi perché la Fallaci si rivolge a Nencini per trovare una casa, la sua ultima dimora, da cui poter vedere, morendo, le opere architettoniche della sua Firenze; viene da domandarsi perché la giornalista famosa in tutto il mondo si rivolge al presidente della regione Toscana, lei che ha sempre aborrito il potere soprattutto se qualcuno se ne è servito per fini personali. E la risposta è facile: Nencini è innanzi tutto uno scrittore raffinato, un cultore delle memorie fiorentine che non si appella ai primati per far rifulgere la grandezza della città, ma alla concretezza delle realizzazioni, alla storia intesa come percorso di libertà, come valorizzazione delle conquiste  della dignità umana, e dunque può comprenderla in quel suo ultimo desiderio di volersi riconnettere alle zolle che l’hanno vista nascere e combattere già da ragazza. E il ricordo di quella giornata Nencini lo traccia con quella sua densa umanità fatta di candore, di conoscenza e di tenerezza, con la giusta dose di emozioni che non travalicano la verità e non la deificano, anzi la rendono testimonianza emblematica di quel qualcosa di indefinibile e di impalpabile che si riallaccia alla fierezza e alle grandi tradizioni. Ore e ore di colloquio con nulla di ufficiale, eppure a rileggere le pagine adesso possiamo comprendere che la Fallaci ha stilato una parte del suo testamento spirituale e l’ha fatto con uno dei rari uomini politici colto e non compromesso e soprattutto capace di comprendere appieno la preziosità del messaggio. Nencini non ha tolto e non ha aggiunto, i brevi commenti, rigorosamente in corsivo, sono appena una annotazione esplicativa per porre nel fiume della storia un personaggio così controverso, duro, forte, vigile e controcorrente. Non mancano, ma dette con pudore, le debolezze che rivendicano l’appartenenza, ed è per questo che all’inizio parlavo di identità e di radici. Trovo che il ribadire della Fallaci di voler morire in piedi non sia soltanto un atto di sfida al mondo e a se stessa, ma anche una lezione di umiltà dinanzi alla morte per sentirla una azione tra le altre. Alcuni episodi e alcuni giudizi di Oriana Fallaci erano conosciuti, ma nel libro troviamo sfumature di rilievo e direi inedite anche quando si ripercorrono situazioni arcinote. Probabilmente il fatto di essere giunta alla fine dell’esistenza ha dato alla scrittrice una prospettiva diversa e più veritiera, senza tuttavia farla deflettere di un millimetro dinanzi alla pochezza, alla mediocrità, e all’ipocrisia. Per parafrasare il titolo di un libro di Gianna Manzini, questo che Riccardo Nencini ci offre è proprio il ritratto in piedi di una donna che anche nel momento in cui sente il peso della tragedia del suo dissolversi, resta “come sempre, libera e spavalda”, una impavida Tommaso Campanella. E la penna di Nencini ha saputo conservare questo carattere e rendere il ritratto ancora più efficace e convincente mettendolo all’interno di una cornice fiorentina naturale e persuasiva. Bisogna dirgli un grazie infinito non solo per il peso della verità che ha saputo conservare e ridare con parole essenziali e forbite,  ma anche perché Oriana Fallaci – Morirò in piedi si fa documento di una condizione umana nobile e carica di tensioni spirituali, un ritratto di donna inimitabile e indimenticabile da conservare in una nuova virtuale e ideale Galleria degli Uffizi.

Dante Maffia

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