Non so a che serva raccontare
che mi crescono le unghie e i capelli
e che il dolore è un bottone che devo
passare nell’asola per pudicizia
perché qualcuno non ama i rampicanti
sul tronco teso
quell’altro dolore che si sparpaglia
nero arraffa a destra e a manca
lui non ha pudori neppure freni
inibitori- scorazza con l’innocenza
di un bambino su un campetto
dietro ad un pallone e invece morde
sfrigola strizza e non si pente
non si pente mai e non sa
che cosa sia quel peso sul petto
che toglie il respiro e non vede
l’azzurro del cielo il bianco della neve.
Non serve a raccontare le cuciture
i malfatti rammendi su pensieri
arruffati piume di pettirosso
a gennaio sugli spini delle rose
che sono sfiorite e tutto si sono date
a poche bacche rosse con i semini neri
e agli spini cavalli di Frisia sul gambo
che graffiano gli uomini mentre
il pettirosso vi si appoggia e scruta
attorno per saziare la sua fame.
Nel freddo io resto spaventapasseri
sui seminati di giugno
che già la nebbia cancella in ingrigito
strame .
Narda Fattori
edita in “ Mutare di stato, cambiare di natura, CFR
Colme, dischiudono quelle cuciture
spazi estesi e cantucci inaspettati,
dissetano chi vuole ascoltare.
Grazie a “La presenza di Erato” per la pubblicazione dei versi pieni di Narda Fattori, da una raccolta che non mi stanco di rileggere.
Grazie Anna Maria. Il tuo giudizioè prezioso.
bellissima poesia tra le tante bellissime di questa raccolta!
(Prima o poi ci incontreremo anche se non al Venanzio…)Un caro
abbraccio
Narda coglie ben “in re” il dolore e dintorni , rifuggendo da epicedi luttuosi / affliggenti e dando al sentimento quello che si merita : partecipazione e distacco , come è giusto che sia .
Sempre con stima
leopoldo attolico –
Grazie, Leopoldo. Sono onorata dal tuo apprezzamento così calato sul testo.