Sono nata a Napoli il 16 settembre 1942, vivo a Roma dal ’63. Ho cominciato da piccolissima a disegnare, a nutrire la passione per la lettura. In seguito mi sono dedicata alla scultura e alla scrittura. Negli ultimi tempi mi esprimo soprattutto in poesia. Mi sento testimone del mio tempo e della mia esistenza. Credo nella libertà e nella giustizia, penso che il rispetto della diversità sia un valore fondante tra gli esseri umani e ne sia inestimabile ricchezza. Sono alla costante ricerca di un significato in questo infinito mistero in cui mi sento immersa, ma non mi faccio più domande inutili. Amo la vita, i miei cari, e tutti gli esseri umani dal cuore buono e dalla mente aperta. Considero la poesia un linguaggio universale, l’esperanto dell’anima.
Ho pubblicato tre raccolte di poesie per la casa editrice Il Foglio Letterario:
Fiori e fulmini (2007)
Il respiro della luna (2008)
Attraversamenti verticali (2009)
e Mi hanno detto di Ofelia (2012) per le Edizioni Smasher
Sono presente in diverse antologie:
Auroralia (a cura di Gaja Cenciarelli)
La ricognizione del dolore (a cura di Pietro Pancamo)
Antologia del Giardino dei poeti (a cura mia e di altri poeti)
Ma fuori…
Non è sicuro nelle scene dismesse
il corpo avorio
liscio che ancora il mare
spande d’intorno e l’onda che ne assale
include sulla rena un abbandono
a battiti discordi
la sedia infissa nella sabbia
muta si veste di nottate bianche
piegate sui braccioli
una tastiera digita gli spazi
trascinandoli a riva
e il capitano
scrive di nebbia e porti in assolo
lei
tutta la vita al faro.
Meri Maat
La donna delle sette vite
appare quando
le luminarie cadono nel mare
e restano sospese diatomee
_il sole può risorgere dall’acqua_
scrive la vita
lungo i declivi dell’Ogdoade
piume di struzzo a contrappeso
la bilancia si acqueta in equilibrio
nelle concavità di oscuri nomi
le voragini inghiottono il domani
ma c’è quel puntoluce a trasgredire
fino alla soglia dell’eternità
_nascita e morte_
Incluse in ogni scampanio di stelle
Tra parasoli, lapidi e fisica quantistica
con una certa nonchalance _un cenno
rimediato da giorni in dotazione
Kronos ci fu magnanimo e solerte
aggettivando si potrebbe dire
cosa sicuramente più appropriata
:ardeva il fuoco
i corpi
in avanzato stato di contraffazione
oltre la cenere
ci vennero ridati
originariamente
nella scomposizione obbligatoria
anche un attimo di sopravvivenza
è un infinito aperto nelle brane
noi sparpagliati dentro buchi neri
ci scandagliamo effimeri
_ché soltanto la morte può rendere immortali_
Conosco e apprezzo la poetica dell Sig.ra Bove fin dai tempi dei blog sulla defunta piattaforma di splinder, una poetica mai ostica e originale, moderna a mio avviso ma senza incorrere nei narcisismi di certi moderni.
grazie, Flavio,
per questo e per l’apprezzamento retroattivo
Versi solidi e fluttuanti al tempo stesso. Una ricchezza inaudita di atmosfere e suoni. Semplicemente sublime. Complimenti.
felice di essere tanto apprezzata, Grazie!
Ringrazio Luciano e la redazione
cb
Quella di Cristina è una poesia che merita di essere conosciuta e bene fa La presenza di Erato a proporre tre testi su cui attentamente meritare; ma anche la breve auto-presentazione è poesia pura.
Grazie, Antonio, e tue parole mi fanno ancora più convinta che la poesia è una lingua che accomuna le anime che le appartengono.
Ha ragione Antonio Devicienti: anche l’autopresentazione è poesia. Solo chi sa donarsi con “cuore buono” e “mente aperta” può poi scrivere versi di così intima e universale bellezza!
Ringrazio Paolo con grande commozione, felice di essere capita.
L’ho sentite come echi di risacca mentre si prende il largo.
grazie del commento poetico.
Tutto è poesia vera in Cristina Bove, donna di rara umanità.
I suoi versi hanno una loro bellezza speciale.
Amo questi tre testi qui proposti.
Grazie.
gb
grazie, gb, sono lieta che questi versi ti siano piaciuti.
Queste liriche sono conchiglie dalla forma perfetta dentro alle quali si può sentire l’eco di un porto che esiste, là, da qualche parte, in fondo al cuore di ciascuno. Grazie
è bello ciò che scrivi, Patrizia, il porto che ci aspetta, e noi con le nostre vele a spingerci sempre più al largo.
grazie
Ritrovo qui tutti gli elementi della poesia di Cristina Bove che amo – ivi compreso il gioco serissimo dei cambi di sillaba o di lettera a spiazzare e a dischiudere la strada al dubbio, alla riflessione, al pensiero divergente – e gioisco, perché la musicalità non arretra, anzi si coniuga perfettamente con il mordente della denuncia di “avanzato stato di contraffazione”. Grazie
grazie, Anna Maria, per rendere a me stessa il senso più profondo del mio scrivere.
e quel “pensiero divergente” mi intriga assai