Lidia Are Caverni è per me un poeta capace di fare esperienza di una parola amica che riesce a recidere il legame tra linguaggio e cosalità, che riesce, nella superficie lucida e levigata delle parole, a superare le dicotomie tra il linguaggio poetico e il linguaggio speculativo, restituendoci una parola rotonda e integra che, andando al di là non solo dell’Altro ma di se stessa, vuole riportare il linguaggio al suo evento originario, a una pienezza che non poggia più su alcun fondamento negativo. Cosa sono queste poesie se non un tentativo di portare il linguaggio al suo punto limite, fino ad esaurirlo e rifondarlo sotto il segno della propria auto sufficienza e della propria sibillina purezza? Un luogo in cui al viaggio si sostituisce, per così dire, l’abitudine del congedo, un congedo che si ripete ad ogni ora del giorno. Questo luogo è il proprio della poesia di Lidia Are Caverni, il luogo mitico e originario del paradiso perduto. L’esperienza di linguaggio che qui si compie, non potrà più avere la forma di un viaggio che, separandosi dalla propria dimora abituale e traversando la meraviglia dell’essere e il terrore del nulla, fa ritorno là dove siamo già stati; qui la parola, fa ritorno a ciò che abbiamo abbandonato da sempre, con l’esilio con il quale siamo in amicizia da sempre.
Giorgio Linguaglossa
Chiudi gli occhi
bimbo e ascolta
una fiaba la più bella
ti voglio raccontare.
Bussano piano
alla tua porta,
è il vento
vuole entrare.
Chiudi gli occhi
bimbo e ascolta.
La mia mano
è nella tua
non temere
sono qua.
Un bisbiglio lieve
lieve
vicino là
dalla finestra
è la notte che ti porta
la sua voce
per sognare.
Chiudi gli occhi
bimbo e ascolta
*
Gira la giostra nell’aria fumosa la bimba guarda come la volpe l’uva. Canta il pettirosso fra i radi cespugli. Anche il mio cuore si veste d’autunno.
CON POCHE COSE
Per farmi bella
in un giorno di festa
chiederò alla lumaca
la sua scia d’argento
un solo giro sopra
i capelli
per adornarli
mi basterà.
Al moscone d’oro
chiedendo piano
il suo vestito mi presterà.
Come mantello più lieve
del vento
avrò l’azzurro
di una farfalla
e alle dita anelli
di fiori non solo
bianchi di tutti
i colori.
Se poi negli occhi
ho la gioia del mondo
e la fiducia nella bontà
non chiedo altro
questo mi basta
e mi basterà.
ESTATE
Giocano i bimbi
nella calda aria
d’estate.
Cantano in cerchio
tenendosi per mano
e li accompagna
il vento.
Sono liete
le voci
nell’antico verso
che mi appartenne
un giorno
che ora è loro.
Sonnolento
un aratro sparge
bianche palline
tra il granoturco
novello.
Freme intanto
l’allegro scoppio
di risa
dai bruni corpi
a terra.
LA SERPE
Ha abbandonato
la serpe
la sua veste fra i sassi
e i rovi
e va trionfante
della nuova veste.
Dà meraviglia
ogni mutarsi
che raro
è
all’uomo
il cambiamento
senza frattura.
Potessimo noi
di quando in quando
denudarci
e come un Lete
obliare
senza memoria
ogni tempo passato
nel breve spazio
di un giorno
sotto un sasso
sulla riva
del mare
Lidia Are Caverni
Lidia Are Caverni, nata a Olbia (Sassari) il 3/11/1941, dopo aver trascorso parte dell’infanzia e dell’adolescenza a Livorno, risiede da molti anni a Venezia-Mestre dove è insegnante elementare in pensione. Si occupa di Poesia e Narrativa, ha moltissimo materiale in versi, in racconti e sei romanzi. Ha scritto molte cose anche per bambini e ha pubblicato nel 2000 un romanzo intitolato “Clotilde e la bicicletta” con la Casa Editrice Bruno Mondadori. Due suoi racconti, sempre per l’infanzia sono stati pubblicati su libri di lettura ministeriali della Casa Editrice ElMedi oltre a brani del romanzo.
Ha pubblicato i seguenti volumi di Poesia:
(1985) “Un inverno e poi…” Edizioni del Leone – Spinea (Venezia)
(1990) “Nautilus” Edizioni del Leone – Spinea (Venezia) con una nota di Cesare Galimberti
(1991) “Il nido della termite” Editoria Universitaria – Venezia
(1999) “Il passo della dea” Masso delle Fate Edizioni – Signa (Firenze)
(2000) “Fabulae linguarum” Masso delle Fate Edizioni – Signa (Firenze)
Premio speciale per l’inedito della Giuria dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli
(2002) “Il giorno di Ognissanti” Masso delle Fate Edizioni – Signa (Firenze)
Premio speciale per l’inedito della Giuria dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli
(2003) “Il volo della farfalla” Quaderni della Rivista Pomezia – Notizie
(2005) “Le montagne di fuoco” Edizioni dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli con la prefazione di Giorgio Linguaglossa, Premio Nuove Lettere dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli 2003
(2005) “L’anno del lupo” Passigli Editori – Firenze con la prefazione di Walter Nesti
(2006) “Animali e linguaggi” Bonaccorso Editore – Verona con la prefazione di Michele Boato (2009) “Il prezzo dell’abbandono” Raffaelli Editore Giugno 2009 prefazione di Pietro Civitareale (2010) “Fiore bianco notturno” Edizioni Orizzonti Meridionali prefazione di Giuseppe Panella (2010) “Colori d’alba” Edizioni Orizzonti Meridionali prefazione di Franco Manescalchi (2014) “Nova Itinera” Edizioni Orizzonti Meridionali prefazione di Franco Dionesalvi.
(2021) Il cimitero delle conchiglie, Edizioni Orizzonti Meridionali.