Quattro poesie di Giuseppe Settanni da “Blu”, Ensemble – 2019

AAA GIUSEPPE 3

Frammenti

radici spaesate
come lacci senza scarpe
legano venti di canzoni sotterranee
mi siedo, una stella è caduta
nella mano aperta che invocava
la grazia della sera:
gioiello appuntito, è un dono
inatteso
che porta un lampo di luce
alla mia mente assetata
la realtà è uno specchio rotto
che riflette frammenti di libri perduti

 

Nell’oblio

lontano il riflesso delle tue
mani sulle vetrate scarne della cantina
fotografia scolorita di un’età
apparentemente disadorna
prima che le ore venissero inghiottite
da monotonie senza piacere
la fugacità delle luci
create con sapienza da dita morbide
era capace di riempire di pace il pensiero
affollato
con dispetto le pagine sono state voltate
dal vento
in memoria di pallide effusioni
risuonano i salmi
canzoni sacre per gli alberi
che hanno smarrito i loro rami
l’innocenza è per coloro che non vedono

 

Lame nel buio

l’hai visto il vecchio
che sputa disgustato
sul muro della verità?
non trova pace il penitente
nella camera da letto
il filo del silenzio
strozza la speranza
fiamme e cani
a passeggio nel parco
non si curano del dubbio
la scia della vanità
volteggia spavalda
ma il cerchio non si chiude
i lampi in lontananza
oscurano la notte
ci sarà tempesta
dicono i saggi con lo scettro

 

Pece

da lontano un vetro
il riflesso si muove fragile
le ombre delle sere cupe
e tu mi accompagni con parole
di freschezza
cosa hanno trovato
i portatori di vittorie?
sul trono della fame
è stato issato uno stendardo
di cenere e vento
il colore delle lacrime
che riempiono il ciglio della strada
le mani non si toccano
pallida la pece del mio cuore

Giuseppe Settanni

 

FotoGiuseppe Settanni (San Giovanni Rotondo, 1981), avvocato e docente universitario, vive a Fano ed è autore di un romanzo, Nero (Palomar, 2010), e di alcune poesie pubblicate in varie antologie.

1 commento
  1. In questi estratti di poesie del libro “Blu” di Giuseppe Settanni, emerge il pensiero dell’autore volto a rievocare un passato ormai lontano rammaricandosi di un inarrestabile processo di disumanizzazione di questa realtà povera, misera e arida di sentimenti veicolati con immagini quasi plastiche che conducono all’incomunicabilità dell’essere umano odierno.

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