“Martino Lutero” di Giosuè Carducci

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Giosuè Carducci, Valdicastello di Pietrasanta, 27 luglio 1835 – Bologna, 16 febbraio 1907

La poesia (il primo titolo Lutero) riporta la data del 18 febbraio 1886. Il Carducci si è soprattutto ispirato alla Germania di Heine, che inneggia al giorno in cui saranno riconciliati il corpo e l’anima scisso dal Cristianesimo. Lutero, dice Heine, dopo aver passato tutto il giorno in discussioni dogmatiche, la sera godeva della musica, e  diceva: Chi non ama le donne, il vino e il canto, è uno sciocco e lo sarà  per tutta la vita. Nella configurazione di Lutero il Carducci mise molto se stesso, e l’invocazione ultima del riformatore alla morte liberatrice ha riscontri con molte sue poesie.

 

MARTINO LUTERO

Due nemici ebbe, e l’uno e l’altro vinse
Trent’anni battaglier, Martin Lutero;
L’uno il diavolo triste, e quello estinse
Tra le gioie del nappo e del saltero;

L’altro l’allegro papa, e contro spinse
A lui Cristo Gesú duro ed austero;
E di fortezza i lombi suoi precinse,
E di serenità l’alto pensiero.

— Nostra fortezza e spada nostra Iddio —
A lui d’intorno il popol suo cantava
Con l’inno ch’ei gli diè pien d’avvenire.

Pur, guardandosi a dietro ei sospirava:
Signor chiamami a te: stanco son io:
Pregar non posso senza maledire.

Giosuè Carducci

(Rime nuove, 1906)

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