
Fernando Pessoa, Lisbona, 13 giugno 1888 – Lisbona, 30 novembre 1935
“Si estende su sette solli- altrettanti punti di osservazione dai quali si possono godere i panorami più splendidi – il vasto, irregolare e multicolore insieme di edifici che forma Lisbona. Per il viaggiatore che vi giunge dal mare, Lisbona, anche vista in lontananza, sorge come una bella visione di sogno, stagliata contro un cielo splendente che il sole allieta con il suo oro. E le cupole, i monumenti, gli antichi castelli appena al di sopra dell’insieme di edifici, come lontani araldi di quel luogo delizioso, di quella regione benedetta”
E’ questo l’incipit di Lisbona (quello che il turista deve vedere) di Fernando Pessoa, una delle voci poetiche più profonde ed originali del primo ‘900. Pochi sanno che il poeta ha dedicato alla sua città un elogio di circa un centinaio di pagine scritte tutte d’un fiato, senza interruzioni, pause, paragrafi e capitoli, come un flusso eracliteo che percorre la città dal basso in alto, e dall’alto in basso, per strade, spianate, vicoli, palazzi e castelli, parchi, trascinando il lettore, anche se ignaro, delle bellezze di Lisbona, ad una viva condivisione. Infatti è un poeta che scrive questa “guida” e non un anonimo autore seppur esperto di cose e luoghi, ma in un atteggiamento volutamente di sorvolo, di neutralità geografica riguardo alla toponomastica, al cuore vivo e pulsante della città. Scritta in lingua inglese nel 1925, la ”guida” di Lisbona avrebbe dovuto costituire l’anello di un progetto più ampio che Pessoa aveva in mente per celebrare ed onorare la sua terra lusitana, rivendicandone la bellezza e l’importanza storica a quei tempi un po’ offuscata. All about Portugal era il titolo della collana di pubblicazioni pensata da Pessoa e di cui il testo su Lisbona resta la testimonianza più consistente. Ma l’amore per la propria terra non verrà mai meno nel poeta; non a caso l’unica raccolta di poesie “portoghesi” pubblicata da Pessoa in vita, reca come titolo Mensagem, un omaggio al Portogallo, ai suoi valori e miti, alla sua arte e alla sua storia, in legame simbiotico che già il poeta così espresse nel 1908: “La mia intensa sofferenza patriottica, il mio intenso desiderio di migliorare il Portogallo, provocano in me – come esprimere con quanto ardore, con quanta intensità, con quanta sincerità! –mille progetti – … Nessuno sospetta del mio amore per la patria, più intenso di quello di quanti incontro o conosco”.
Resterebbe quindi deluso chi si affidasse a questo libro come mero supporto di viaggio o ausilio per visitare la capitale del Portogallo, ciò perché il poeta svaria continuamente il suo raggio d’azione aprendo squarci e visioni che sfuggono ad una visitazione ordinata della città. Non è che lo scritto di Pessoa sia privo di indicazioni di luoghi e siti, che sono invece abbondantemente ricordati nelle pagine, come è proprio di chi conosce la città anche nei suoi intimi recessi; diverso è invece l’atteggiamento descrittivo che non è appunto neutrale e disincarnato, ma poetico e letterario. Se il lettore non si fa confondere dalla moltitudine di nomi e luoghi che costellano la narrazione, si coglie nel profondo l’intento elogiativo del poeta e il suo profondo amore per la città intesa come mater, luogo di identità, di appartenenza ed affectuus. Non solo la Lisbona monumentale ed ufficiale trova spazio nelle pagine, ma anche luoghi nascosti e non appariscenti, che non compaiono sulle mappe, ove si consuma una vita minima ma viva:
“Uscendo su Largo de Sao Vicente, voltando a sinistra e passando sotto l’arco laterale, raggiungiamo un vasto spazio, il Campo de santa Clara, dove ogni martedì e domenica è possibile vedere la Feira da Ladra, un pittoresco mercato di cianfrusaglie, qualcuna utile, altre probabilmente meno, qualche nuova, qualcuna vecchia, ma tutte senza dubbio un buon affare per gli strani venditori che in quei giorni espongono la loro mercanzia all’aria aperta, sul selciato. Certamente talvolta qui vengono fuori delle curiosità notevoli, sia artistiche che archeologiche”.
Una prosa viva ed incalzante adotta Pessoa nel suo itinerario per Lisbona, un ritmo letterario che senza nulla togliere al rigore delle indicazioni, strappa il lettore dal tormento di una arida elecanzione. Il poeta infatti si porge come compagno di viaggio, come uno di noi che scendendo dalla nave al porto, trova spalancato davanti a sé lo spettacolo della città che pare inghiottirlo e risucchiarlo nel suo fascino.
Roberto Taioli
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Lisbona è la città di Pessoa e il resoconto così intrigante e colto di R. Taioli è un invito a farla diventare oggetto di un viaggio reale, ma Lisbona, per me, è stata soprattutto la città incontrata attraverso le pagine di A. Tabucchi.
“Requiem”è la guida ideale per Lisbona, il romanzo-allucinazione che Tabucchi scrisse in portoghese e che pubblicò in Portogallo nel 1990 .Si apre e si chiude sul Molo di Alcântara, luogo di un appuntamento con un poeta che, si capisce, corrisponde a Pessoa: un poeta che appare, finalmente, nella notte, per poi scomparire nel niente, proprio sulla parte estrema del molo che si protende nel Tago.
“ Verso le sei del pomeriggio la Baixa ( quartiere centrale vicino al Tago) era affollata di gente frettolosa e vociante, gli uffici delle compagnie di navigazione e delle imprese commerciali chiudevano gli sportelli, alle fermate dei tram c’erano lunghe file…Ci infilammo nella confusione di Rua da Prata e scendemmo verso il Terreiro de paço, bianco e malinconico, dove i primi traghetti affollati di pendolari salpavano per l’altra riva del Tago…A quell’ora la luce di Lisbona era bianca verso la foce e rosata sulle colline, gli edifici settecenteschi parevano un’oleografia e il Tago era solcato da una miriade di battelli…. Il crepuscolo stava calando sulla città, si accendevano le prime luci, il Tago brillava di riflessi cangianti…”
“Nella piazza del San Carlos, c’ è la casa natale di Pessoa… E a due passi avanti c’ è il Brasileira do Chiado, un caffé di artisti e letterati da decenni, quello dove Pessoa si ritrovava con gli amici mentre fondava i molti movimenti dell’ avanguardia portoghese, il futurismo, il cubismo, il sensazionismo, un’ improbabile intersezionismo, anche il padulismo, sì, una strana corrente neo-liberty. Gli scrittori si danno ancora appuntamento là, e anzi, seduto accanto ai tavolini da un mese siede anche un bronzo di Fernando Pessoa…..”