Cinque poesie inedite di Maria Grazia Di Biagio

galassia

Nell’incavo di un nido si avverte
il vuoto reso da una galassia in fuga
lo smarrimento dell’astronomo
all’ipotesi di un oltre che non vede.

Il vuoto sta ancorato all’y del ramo
per altre cove e schiuse, altre partenze.
Verso il limite che acceca il telescopio
l’universo è più stellato – intero.

*

Non so se vanno in letargo
le chiocciole – ignare miniature d’infinito –
o muoiono attaccate ai pilastri.

Se ìndico il vertice non altero
il principio – non so intonare in assolo
“eadem mutata resurgo”

Torneranno in aprile a bere
pioggia – io con altro nome
a non capire tutto

*

Un’era glaciale a tradimento
sui nervi scoperti degli ulivi

non un gemito né ombra contrasta
la sublime immanenza della fine –

i cani erranti fanno branco –
sbuffando rabbia e fame
risalgono l’abitato

– à la guerre comme à la guerre –
accendo un fuoco per sentire il sole
non lo vedi
come siamo marginali alla vicenda?

*

Sembra felice il grano che germoglia
vergine e volitivo – in divenire.
Sta nel sonno la cura – essenziale
al riverbero della nudità.

Consegnarsi alla notte del seme
convessa sulle gemme degli arti
per germinare minima – com’era Ishà
dalla terra alla pelle – e nient’altro.

Se solo i sogni avessero rispetto.

*

Più che la luce è il verso delle cose
a segnare la stagione – l’ascesa
dell’edera stilita sui tralicci
la traiettoria degli stormi
sicuri della meta.

Noi procediamo tentoni –
aruspici che azzardano presagi
da blande turbolenze intorno.

Fuori dal seminato un girasole
deflagra in logaritmico silenzio.
Se domandasse cosa ci faccio qui
mi fingerei sasso – capitato
nel suo tempo per errore umano

Maria Grazia Di Biagio

3 commenti
  1. apprezzate molto! soprattutto le chiocciole e il loro letargo, con gli splendidi versi della chiusa: io, con altro nome, a non capire tutto; e anche il verso delle cose a segnare la stagione, un bello sguardo che non si fa mancare l’inquietudine, non si fa mancare la serena accettazione

    • Paolo, ti ringrazio. Divento sempre più restia a lasciar divulgare le poche cose che scrivo, perché non le ritengo abbastanza degne di attenzione. In genere le invio in lettura a pochi amici per avere un consiglio, un parere critico e mi ci arrovello tanto, le modifico, le limo, a volte insisto così tanto con l’arte del levare, che alla fine spariscono. Devo essere grata a Luciano che di tanto in tanto mi forza la mano e le pubblica. Del resto qui siamo fra amici, mi sento a casa. Mi fa bene sentirvi vicini.

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