Cinquant’anni fa, nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967, nella stanza 219 dell’hotel Savoy, Luigi Tenco muore suicida dopo essersi esibito nella seconda serata del Festival di Sanremo con la canzone Ciao amore, ciao. Lascia un un biglietto con su scritto: “Ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita, tutt’altro, ma come atto di protesta contro un pubblico che manda in finale una canzone come “Io, tu e le rose”. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”. Non aveva ancora trent’anni. Tanto si è scritto sulla sua morte, l’inchiesta ufficiale, comunque, ha detto: suicidio. Tenco nasce a Cassine (Alessandria) nel 1938. Cresce negli anni ’50 nel fertile ambiente della scuola genovese suonando con Gino Paoli e Bruno Lauzi. Nei primi anni ’60 è un giovane autore stimato dalla critica ma poco conosciuto dal grande pubblico. La sua è una vena melanconica e intimista. Diventerà popolare dopo la sua morte. Tenco ha scritto classici come “Lontano, lontano”, “Mi sono innamorato di te” , “Ho capito che ti amo” , “Vedrai, vedrai”, preparando il terreno ai cantautori degli anni ’70. Ascoltiamo la bellissima Vedrai, vedrai.
Un grande poeta incompreso e inascoltato al suo tempo. R. Taioli
Un grave errore per Luigi Tenco andare a San Remo, forse convinto dall’amica Dalida che, pur amandolo, non lo aveva compreso fino in fondo. Le canzoni di Tenco, vive ancora oggi, per quei tempi non erano comprensibili.
Tenco era troppo avanti e troppo “alato” per quel pubblico.
Giorgina Busca Gernetti