Fuori di chiave, pubblicata nel 1912, rappresenta il momento più alto del canto pirandelliano. A monte della raccolta dobbiamo porre la poetica de L’umorismo (1908) che riflette il chiarimento interiore intervenuto in Pirandello. La poetica dell’umorismo costituisce infatti il supporto delle liriche di Fuori di chiave e in particolare della prima poesia Preludio orchestrale, metafora della condizione dell’uomo del Novecento che avverte con pena la sensazione di non essere in armonia con se stesso e con il mondo, creatura irrimediabilmente alienata.
PRELUDIO ORCHESTRALE
Al violin trillante una sua brava
sonatina d’amor, con sentimento,
il contrabbasso già da tempo dava
non so che strano, rauco ammonimento.
Allora io non sapea, che ne la cava
pancia del mastodontico strumento
si fosse ascosa una mia certa dama
molto magra, senz’occhi, che si chiama?..
come si chiama?
E invano imperioso, nella destra
la bacchetta ora stringo: quella mala
signora è del concerto la maestra.
Da quel suo novo nascondiglio esala
il suo frigido fiato nell’orchestra:
sale di tono ogni strumento o cala,
le corde si rilassano, gli ottoni
s’arrochiscono o mandan certi suoni…
Dio le perdoni!
M’arrabbio, grido, spezzo la bacchetta,
balzo in piedi, m’ajuto con la mano.
La sonata è patetica: dian retta
i violini: piano, piano, piano…
Ma che piano! Di là, la maledetta,
sforza il tempo, rovescia l’uragano!
Da otto nove a due quarti, a otto sei…
Vi prego di pigliarvela con Lei,
signori miei.
Luigi Pirandello
Non sapevo molto della poesia pirandelliana, grazie…
Allegoria ben riuscita, calibrata. Interessante questa contrapposizione dissonante tra il violino che si sta esibendo nella sua sonatina con sentimento e il contrabbasso rauco e severo che nasconde nella sua cavità una donna magra e senza occhi: misteriosa, ma non troppo. Concerto dissonante …come la vita, a cui invano il maestro-poeta cerca di dare regole di armonia e consigli.