Francesco Duni, maestro di cappella della cattedrale di Matera, ebbe quindici figli, essendosi sposato due volte. Tutti furono avviati agli studi di giurisprudenza e della musica. Alcuni furono sacerdoti; le figlie furono suore. Nella musica brillarono Egidio Romualdo (1708-1775), morto a Parigi, e Antonio (1700 circa-1766 circa), morto a Schwerin, in Germania. Nel campo degli studi filosofici e giuridici, invece, ragguardevoli furono i fratelli Giacinto (nato intorno al 1706), Giuseppe (nato intorno al 1710), Saverio (nato nel 1727) ed Emanuele, che, essendo il più profondo, fu quello che influenzò tutti gli altri.
Era nato a Matera il 1714. Ebbe una educazione religiosa nel seminario della città; in famiglia, invece, imparò la musica. Iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza presso l’Università di Napoli, si laureò utroque iure. Ritornato a Matera, vi si fermò fino al 1742, avvocato presso la Regia Udienza e insegnante presso il locale seminario. Morto il padre, si trasferì a Roma, docente di diritto canonico e, poi, di diritto civile, presso l’Università “La Sapienza”. Fu amico del pontefice Benedetto XIV e studioso di Giambattista Vico, da lui considerato “gloria eterna della nostra napoletana nazione, e maestro di quanti mai furono ingegni più scorti e illuminati”. Morì a Napoli, nel 1781, mentre vi si trovava a diporto, cioè in vacanza.
Opera fondamentale di Emanuele Duni è il Saggio sulla giurisprudenza universale (1760), cui è da aggiungere Scienza del costume o sia sistema del diritto universale (1775). Come si può dedurre da quest’ultimo titolo, Emanuele Duni non distingue tra etica e giurisprudenza, o meglio considera le due scienze integrative e complementari l’una dell’altra, perché tendenti allo stesso fine, sia pure per vie diverse. Insieme danno il senso della vita e quindi fanno parte della filosofia, da cui prendono luce e verso cui convergono. Partendo dalla sua formazione cattolica, e in questo già incontrandosi con Vico, Emanuele Duni crede in Dio Creatore del mondo e suo legislatore, cioè Provvidenza, poiché non solo ha dato vita al mondo, ma ad esso, al suo sviluppo e al suo perfezionamento, attraverso la storia, provvede. Il mondo, infatti, si muove in progresso costante, pur tra flussi e riflussi, sotto la spinta di uno spirito vivificatore e secondo la Legge divina, che ha dato all’universo uno slancio etico, da cui nasce la morale e nasce anche il diritto. L’una e l’altro, perciò, sono universali nei principi, onde è dato che popoli, che pure mai sono entrati in contatto tra loro, obbediscono agli stessi precetti morali e hanno leggi ispirate agli stessi princìpi, che perciò sono da considerarsi “di natura”. La qual cosa non significa che Emanuele Duni, come del resto i suoi fratelli, aderisca alle dottrine del giusnaturalismo. Questo, infatti, riconducendo tutto alla natura, esclude Dio, cioè una mente, una Ragione ed una legge universale. Scade perciò nel deismo, che, nella sostanza, è “epicureismo” e materialismo. Chi accetta il giusnaturalismo, in altre parole, accetta il principio dell’utile materiale, quindi dell’egoismo, che non porta la pace e la concordia, ma guerre e divisioni.
Certo, andrebbe spiegato perché al mondo, pur in presenza di una operante legge divina, esiste il male. La spiegazione è nella dottrina cattolica di sempre. Infatti, pur essendo dotato di ragione, l’uomo ha anche la libertà. Spesso la ragione è annebbiata dalle passioni, oppure le passioni travolgono la volontà, ponendosi in contrasto con la ragione. Per tal motivo, accanto all’etica esiste il diritto, che è prima diritto “di natura o di ragione”, poi diritto “delle genti”, che garantisce i rapporti tra i popoli, poi è diritto della nazione. La morale propone l’honestum, cioè il bene secondo coscienza, e opera dall’interno; il diritto, invece, indica la via per andare al “giusto” o aequum, regolando i rapporti tra gli individui e, quindi, la vita sociale. Esso opera dall’esterno. Nel cammino della umanità, secondo una ideale prospettiva, il giusto dovrà ricongiungersi con l’onesto. Allora, come in un “giro” – a voler usare una parola usata da Emanuele Duni -, ovvero, con linguaggio più tecnico, come in un “ciclo” che si compia, il diritto tornerà a congiungersi con l’etica, com’era in principio, nel Paradiso terrestre. E sarà un mondo nuovo e beato.
Altre opere di Emanuele Duni, oltre le citate, sono: De veteri ac novo iure codicillorum commentarius (1752) e Origine e progressi del cittadino e del governo civile di Roma (1763-64).
Giovanni Caserta