L’uomo e l’albero, di Giovanni Battista Bronzini. Premio Letterario “L’albero di rose”.

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Quella di Accettura è una festa che, sotto la veste cristiana, perpetua un antico culto arboreo del ciclo di maggio, di cui gli originari attori erano e sono ancora i contadini, ai quali si sono aggiunti giovani operai e studenti, il cui inserimento ha naturalmente prodotto una meno socialmente circoscritta partecipazione alla festa, un certo cambio generazionale con qualche variazione di forme e di toni, che non ne intacca l’essenza contadina. Vecchi e nuovi attori, per quanto non ancora ben amalgamati tra loro, azionano in meccanismo che comprende una sequenza di operazioni rituali e pratiche, che si svolgono in vari momenti di un unico tempo stagionale con azioni sincroniche in tempi diversi. Nell’ottavo giorno dopo la Pasqua, nel bosco di Montepiano si fa la scelta dell’albero più bello, che personificherà il Maggio, e nel bosco di Gallipoli Copgnato, dalla parte opposta del paese, si fa la scelta della più frondosa pianta d’agrifoglio, che personificherà la Cima, rispettivamente sposo e sposa di maggio. Il giorno dell’Ascensione viene seguito il taglio del Maggio, con un rituale che ha tutto l’aspetto di un sacrificio del vecchio re per l’elezione del nuovo re del bosco. La domenica di Pentecoste si compiono, simultaneamente e a tappe segnate da balli, canti e suoni, festose mangiate e libagioni, il trasporto in paese del Maggio e della Cima. I contadini massari provvedono al trasporto del Maggio, che viene trascinato da coppie di buoi, seguito da un corteggio di tronchi. Ai contadini braccianti era riservato per tradizione il trasporto a spalle della Cima, che ora viene fatto da contadini misti ad operai e studenti ed è accompagnato dal suono di organetti e zampogne. L’inventiva istantanea dei cimaioli si realizza anche nelle forme delle crocce, rami di agrifoglio, usati per bastoni, che riproducono l’intera mano dell’uomo; un antropomorfismo delle cose che consolida l’identificazione tra l’uomo e l’albero, che è la base e il vertice del rito. La giornata di lunedì viene occupata per la pulitura ed il levigamento del Maggio e la sistemazione di altri due tronchi, che serviranno di appoggio. Il martedì di Pentecoste, la Cima è innestata al Maggio con pioli di legno infissi nei due tronchi e il Maggio viene eretto: operazione che impegna, in un’autmosfera di massima tensione, un gran numero di uomini. Nel pomeriggio, gruppi di cacciatori, provenienti anche dai paesi vicini, sparano a turno mirando alle targhette metalliche appese ai rami della Cima, che contrassegnano conigli, galline ed agnelli di San Giuliano, animali donati al santo e posti in palio. Il regolamento di polizia che vieta di sparare nel centro abitato non ha valore per la comunità in questa giornata di libertà carnascialesca; ed è signifivatico che siano presenti i carabinieri. Al tramonto si compie la fase culminante della festa con la salita del Maggio, che viene fatta da chi è riconosciuto il più forte ed il più abile. L’aspetto primaverile del rito che i vecchi contadini conservano con un più composto ballo simbolico ha ceduto il posto al non meno tradizionale aspetto carnevalesco. Non dobbiamo dolercene, né si può, ammesso che si voglia, regolare la dinamica di una cultura viva, alimentata da germi antichissimi, sopiti e risvegliati. L’andamento della festa nel tempo ci fa anzi sperare in futuro migliore, economico e sociale, per Accettura e per la Lucania: un futuro che continui ad avere “un cuore antico”.

Da La Gazzetta del Mezzogiorno del 16/06/1977

 

Il comune di Accettura (MT) in collaborazione con il sito La presenza di Èrato e Il Maggio di Accettura indice la I edizione del Premio Letterario “L’albero di rose” dedicato alla Festa del Maggio. Il Premio è diviso in tre sezioni: Silloge edita, Poesia inedita, Racconto breve inedito. Prendere visione del Bando nell’apposita pagina del menù principale.

La redazione

 

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L’ALBERO DI ROSE

Cos’è un albero di rose
accanto alla mia casa.
Il vento del meriggio lo accarezza.
Il vento di sera lo scuote
e l’odore mi arriva da ogni lato.
Geme di notte il vento,
l’odore torna in mente.

L’albero di rose (poesie lucane tradotte da Leonardo Sinisgalli.) Edizioni Galleria Penelope, Roma 1966.

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