88° Adunata nazionale degli Alpini – L’Aquila, 15-17 maggio 2015. Due poesie di Piero Jahier scelte da Fabrizio Milanese

piero

Prima marcia alpina

Uno per uno,
bastone alla mano,
e alla salita cantiamo.
Se chiedi le reni rotte alla mina,
se chiedi il polso della gravina,
se chiedi il ginocchio piegato a salire,
se chiedi l’amore pronto a patire:
son io, l’alpino, rispondiamo,
e all’adunata corriamo.
Ma la montagna, alpino, è franata,
ma la tua tenda, alpino, è sparita:
alpino, tutta l’acqua è seccata,
alpino, il vetrato gela le dita;
ma la tua penna è folgorata.
ma la gran notte di nebbia è sparita.
Uno per uno,
corda alla mano,
dove non si passa, passiamo.
E la balma di roccia si ricoprirà
e l’acqua di neve ci disseterà;
la penna il fulmine domesticherà,
la nebbia il sole l’avvamperà
quando l’alpino passerà.
Uno per uno,
zaino alla mano,
e nei riposi ci contiamo.
Alpino, tu sei passato,
ma il compagno che manca è ferito,
la mitraglia l’ha arrivato.
dalla corda l’ha distaccato,
nella gola l’ha tranghiottito.
Dove sei, compagno caro,
al paese dovevi tornare:
se qualcuno lo potrà rivedere,
gliene chiederà la tua mare.
Ma non sei stalo abbandonato,
ma ti veniamo a ritrovare,
Sei il nostro ferito:
ti riprendiamo
e al paese ti riportiamo.
Tutti per uno.
mano alla mano :
dove si muore, discendiamo.
Tutti per uno,
mano alla mano:
dove si muore, discendiamo.
Ma il tuo compagno, alpino, è spirato,
al paese non può ritornare;
ma il suo lamento è dileguato,
non ti chiama più a ritrovare.
Sulla cóltrice del nevato
resterà solo a riposare.
Dove sei, compagno caro?
Tu al paese non puoi ritornare?…
Ma non sei stato abbandonato,
ma ti veniamo a ritrovare.
Il viso bianco gli rasciughiamo,
il corpo tronco ricomponiamo.
È il nostro morto:
ce lo ricomponiamo,
alla patria lo riportiamo.
Uno per uno,
fucile alla mano,
e lo vendichiamo.

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Dichiarazione

Altri morirà per la Storia d’Italia volentieri
e forse qualcuno per risolvere in qualche modo la vita.
Ma io per far compagnia a questo popolo digiuno
che non sa perchè va a morire
popolo che muore in guerra perchè”mi vuol bene”
“per me” nei suoi sessanta uomini comandati
siccome è il giorno che tocca morire.
Altri morirà per le medaglie e per le ovazioni
ma io per questo popolo illetterato
che non prepara guerra perchè dimiseria ha campato
la miseria che non fa guerre, ma semmai rivoluzioni.
Altri morirà per la sua vita
ma io per questo popolo che fa i suoi figlioli
perchè sotto coperte non si conosce miseria
popolo che accende il suo fuoco solo a mattina
popolo che di osteria fa scuola
popolo noin guidato, sublime materia.
Altri morirà solo, ma io sempre accompagnato:
eccomi, come davo alla ruota la mia spalla facchina
e ora, invece, la vita
Sotto ragazzi,
se non si muore
si riposerà allo spedale.
Ma se si dovresse morire
basterà un giorno di sole
e tutta Italia ricomincerà a cantare.

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