Il poeta in poesia: Caproni, Merini, Dickinson, Hesse, Böll

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        (Der Dichter, Il poeta, 1911)

 

LE CARTE

…Imbrogliare le carte
far perdere la partita.
E’ il compito del poeta?
Lo scopo della sua vita?

Giorgio Caproni

 

I POETI LAVORANO DI NOTTE

I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni o usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

Alda Merini

 

FU QUESTO UN POETA – COLUI CHE DISTILLA

Fu questo un poeta – colui che distilla
un senso sorprendente da ordinari
significati, essenze così immense
da specie familiari
morte alla nostra porta
che stupore ci assale
perché non fummo noi
a fermarle per primi.

Rivelatore d’immagini,
è lui, il poeta,
a condannarci per contrasto
ad una illimitata povertà.

Della sua parte ignaro,
tanto che il furto non lo turberebbe,
è per se stesso un tesoro
inviolabile al tempo.

Emily Dickinson (traduzione di Massimo Bacigalupo)

 

IL POETA

Solo a me, il solitario,
luccicano le infinite stelle di notte,
mormora la fonte di pietra il suo magico canto,
solo a me, a me il solitario,
le ombre colorate delle nuvole passeggere,
muovono come sogni sopra la campagna.
Niente mi è dato:
né casa, né campo, né caccia, né bosco, né mestiere,
mio è solo ciò che non è di nessuno,
mio è il ruscello che precipita dietro il velo del bosco,
mio è il mare terrificante,
mio il garrire del gioco dei bimbi,
lacrime e canzoni di chi ama, solo, nella sera.
Miei sono pure i templi degli dei,
mio il venerabile giardino del passato.
E non meno la volta celeste e luminosa
del futuro è la mia patria:
spesso nei voli del desiderio
la mia anima s’innalza e rimira
il futuro d’un’umanità beata,
amore che trionfa sulla legge,
amore da gente a gente.
Tutti io ritrovo nobilmente mutati:
contadini e re, mercanti e solerti marinai,
pastori e giardinieri e tutti
festeggiano grati la festa universale del futuro.
Solo il poeta manca,
il poeta contemplatore e solitario,
portatore ed immagine sbiadita dell’umana nostalgia.
Per compiersi
né il mondo né il futuro hanno bisogno di lui.
Molte corone appassiscono sulla sua tomba,
ma la sua memoria è già svanita.

Hermann Hesse (traduzione di Brunamaria Dal Lago Veneri)

 

LA MIA MUSA

La mia musa sta sull’angolo della via
dà a ciascuno quasi per niente
ciò che io non voglio
quando è allegra
mi regala ciò che vorrei
rare volte l’ho vista allegra.

La mia musa è una suora
nella casa oscura
dietro doppie inferriate
mette presso il suo Diletto
una buona parola per me.

La mia musa lavora in fabbrica
quando ha finito di lavorare
vuol andare a ballare con me
ma io
non finisco mai di lavorare.

La mia musa è una vecchia
mi picchia sulle dita
strilla con bocca coriacea
è inutile matto
matto è inutile.

La mia musa è una donna di casa
non biancheria
nell’armadio ha parole
Raramente ne apre le ante
e me ne porge una.

La mia musa ha la lebbra
come me
ci baciamo via la neve
dalle labbra
ci dichiariamo mondi.

La mia musa è tedesca
non mi dà alcuna protezione
solo se mi bagno nel sangue del drago
mi posa la mano sul cuore
così resto invulnerabile.

Heinrich Böll (traduzione di Italo Alighiero Chiusano)

 

2 commenti
  1. “Miei sono pure i templi degli dei,
    mio il venerabile giardino del passato”

    Grazie, Herman Hesse, per aver espresso ciò che io sento nell’animo.
    Tutte le Poesie del post sono un godimento per lo spirito.

    Giorgina Busca Gernetti

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