L’inconsistenza sia inodore sia insapore è l’incomparabile domanda della carne seppur precaria e a cui la risposta, la meta di chi s’imbarca, tributa onori per sfidare la morte virilmente e assimilarla. Ecco i viaggi della speranza, molte genti che perseverano a superare la gloria degli eroi classici con maggiore onnipotenza contro la paura spettrale del Mediterraneo fino a prevalere sul cimitero liquido, aggrappati mani strette alla palma vittoriosa del martirio subacqueo. Ne L’Uomo e il Mare Baudelaire attesta che gli abissi oceanici si svelano occulti, simili all’imperscrutabile mente umana ne rifrangono la profonda amarezza della pulsazione insieme alla sua segreta parsimonia. Davvero il fluido minacciato dall’inquinamento e sprecato in Occidente si fa coralità, ha uno scopo e una voce nelle singole percezioni. L’acqua che leviga e lucida le pietre dell’anima d’infiniti riflessi diamantini e calcarei scandisce nuovi accordi di musiche per le ore del sentire. (dalla prefazione di Michele Rossitti)
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CORALITÀ DELL’ACQUA
(A tutti i poeti di
“Come acqua grigia sulle pietre”)
Il mare semina corpi
e germoglia stelle
capita
di viaggiare per mare
vedere le balene
il mare mi crebbe
ma mi morì altra terra
ed è lo stesso azzurro che c’inebria
noi che giochiamo ancora le parole
lo scintillio
di un occhio
ed è uno specchio
lei, la tua mobile sostanza, smesse
le vesti torbide, mi accoglie
mesto il languore dell’anima.
fin nelle viscere, che sono di mare
nel quando smemorato del ricordo
dal mare amniotico al respiro primo
nell’acqua fresca scivolo, sirena
che non s’attende l’insidiosa morte
in quel profumo blu
che aleggia nei dintorni
nel gran lago delle favole,
spurgato dei sonagli
ed ecco nella bufera tre fanali. Tutti gridiamo:
“Una nave! Una nave ci viene addosso!”
così a bocca aperta
come pesci affamati
in attesa
ma so che qualcuno
prima o poi arriverà
con fiocina e reti
e se l’universo me Compreso volesse andarsene, sparire da qui, come
non Essere mai nati da sorgente, ma eternamente vagare come fiume
Bambino del fiume, nel tuo vortice
sei giunto alla fine del viaggio
così la verità che nasce goccia
lentamente si aggrega e si nasconde.
Vieni, osiamo farci falda,
resa armonica oltre la porta
e muto sembianza
non visto. Nei cerchi
del lago mi cerco.
Cieli sovrapposti di riflessi.
Eco di guizzi. Ribollio di luci
nei ghiacci astrali incatenò i torrenti
poi sciolse nei vapori
lo splendore degli ori
solo si attende nel tempo
il momento di calarsi
nel fiume che scorre silente
e come l’acqua che corre si disperdono
in mille altri oceani di pensieri; e il mare
mi appare un confuso cielo di rivoli
e del vento che soffia impurità
per lievitare perle
nel seno delle nuvole
E io spuma di mare le membra
Lambisco
Sudario di speranze
il cielo sfoggia l’antica novità
delle nuvole, assembra un umbratile
fondale. Ecco sboccia.
Chi mi regala una fotografia del mare
per scrivere diritto
sulla riga dell’orizzonte
per te rimano su crude acque
ricciuti Icari d’ebano,
la fuggevole visione della costa
il lontano chiarore di una riva
per rimediare alle lacrime
degli angeli
studio polifonico in gran spolvero
Grazie per l’affascinante lavoro di rimontaggio…
Grazie, Paolo.
L’amore è voce del vento, sguardo Che passa e si frantuma per rinnovarsi in Continuazione.
Tra la quadrata ragione e il cuore che danza e vive, non è persa la sfida.
Altre parole verranno, Ancora e ancora.
Tanti complimenti a tutti!