“Come acqua grigia sulle pietre”, V e-Book de “I Quaderni di Èrato”

eratoL’inconsistenza sia inodore sia insapore è l’incomparabile domanda della carne seppur precaria e a cui la risposta, la meta di chi s’imbarca, tributa onori per sfidare la morte virilmente e assimilarla. Ecco i viaggi della speranza, molte genti che perseverano a superare la gloria degli eroi classici con maggiore onnipotenza contro la paura spettrale del Mediterraneo fino a prevalere sul cimitero liquido, aggrappati mani strette alla palma vittoriosa del martirio subacqueo. Ne L’Uomo e il Mare Baudelaire attesta che gli abissi oceanici si svelano occulti, simili all’imperscrutabile mente umana ne rifrangono la profonda amarezza della pulsazione insieme alla sua segreta parsimonia. Davvero il fluido minacciato dall’inquinamento e sprecato in Occidente si fa coralità, ha uno scopo e una voce nelle singole percezioni. L’acqua che leviga e lucida le pietre dell’anima d’infiniti riflessi diamantini e calcarei scandisce nuovi accordi di musiche per le ore del sentire. (dalla prefazione di Michele Rossitti)

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  1. CORALITÀ DELL’ACQUA

    (A tutti i poeti di
    “Come acqua grigia sulle pietre”)

    Il mare semina corpi
    e germoglia stelle

    capita
    di viaggiare per mare
    vedere le balene

    il mare mi crebbe
    ma mi morì altra terra

    ed è lo stesso azzurro che c’inebria
    noi che giochiamo ancora le parole

    lo scintillio
    di un occhio
    ed è uno specchio

    lei, la tua mobile sostanza, smesse
    le vesti torbide, mi accoglie

    mesto il languore dell’anima.
    fin nelle viscere, che sono di mare

    nel quando smemorato del ricordo
    dal mare amniotico al respiro primo

    nell’acqua fresca scivolo, sirena
    che non s’attende l’insidiosa morte

    in quel profumo blu
    che aleggia nei dintorni

    nel gran lago delle favole,
    spurgato dei sonagli

    ed ecco nella bufera tre fanali. Tutti gridiamo:
    “Una nave! Una nave ci viene addosso!”

    così a bocca aperta
    come pesci affamati
    in attesa

    ma so che qualcuno
    prima o poi arriverà
    con fiocina e reti

    e se l’universo me Compreso volesse andarsene, sparire da qui, come
    non Essere mai nati da sorgente, ma eternamente vagare come fiume

    Bambino del fiume, nel tuo vortice
    sei giunto alla fine del viaggio

    così la verità che nasce goccia
    lentamente si aggrega e si nasconde.

    Vieni, osiamo farci falda,
    resa armonica oltre la porta

    e muto sembianza
    non visto. Nei cerchi
    del lago mi cerco.

    Cieli sovrapposti di riflessi.
    Eco di guizzi. Ribollio di luci

    nei ghiacci astrali incatenò i torrenti
    poi sciolse nei vapori
    lo splendore degli ori

    solo si attende nel tempo
    il momento di calarsi
    nel fiume che scorre silente

    e come l’acqua che corre si disperdono
    in mille altri oceani di pensieri; e il mare
    mi appare un confuso cielo di rivoli

    e del vento che soffia impurità
    per lievitare perle
    nel seno delle nuvole

    E io spuma di mare le membra
    Lambisco
    Sudario di speranze

    il cielo sfoggia l’antica novità
    delle nuvole, assembra un umbratile
    fondale. Ecco sboccia.

    Chi mi regala una fotografia del mare
    per scrivere diritto
    sulla riga dell’orizzonte

    per te rimano su crude acque
    ricciuti Icari d’ebano,

    la fuggevole visione della costa
    il lontano chiarore di una riva

    per rimediare alle lacrime
    degli angeli

  2. Grazie, Paolo.
    L’amore è voce del vento, sguardo Che passa e si frantuma per rinnovarsi in Continuazione.
    Tra la quadrata ragione e il cuore che danza e vive, non è persa la sfida.
    Altre parole verranno, Ancora e ancora.

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