
Pier Paolo Pasolini, Quartiere Santo Stefano, 5 marzo 1922 – Lido di Ostia, 2 novembre 1975
Un omaggio a Pier Paolo Pasolini
11-Punto di passaggio
Il mezzobusto annunzia il ritrovamento del Gesù di Mantegna
e subito si levano folle di entusiasti. E’ come un sollievo per certuni.
Altri, intendo chi l’ama davvero, piange il poeta tragico a cui infine è scoppiato il
cuore.
La partita è appena iniziata che già una mossa a sorpresa ti mette fuori gioco
Cosa mai volevi dire quando parlavi di sviluppo e non di progresso?
Un uomo investito, una fuga in auto, un ragazzo sconosciuto catturato
Autunno 1975: che tempo è?
Chi parla di Salò, perde banalmente come nella tradizione,
Pasolini è solo. Non c’è da aspettarsi giustizia, meno ancora resurrezione
Pasolini non è nemmeno un punto di fronte all’universo città,
il contenitore dei contenitori vuoti ospita un corpo morto,
i piedi in primo piano nell’ obitorio più freddo di Roma
la bocca lontana dallo spettatore.
C’era una volta un modo tranquillo di non confondere il potere
bastava vedere chi affondava il bisturi.
Ma si sono presi anche quello. C’è una specie di pudore in questo
difficile da spiegare, ma non è come nei campi di sterminio,
non sempre i Mengele sono così evidenti che basta un cenno di mano:
a destra la vita a sinistra morte.
Chi poteva cominciò in quel punto di storia a nascondersi dietro il velo della
pudicizia.
Capì che si era andati oltre, divenne conscio che qualcosa bisognava fare.
Non si può amare la solitudine contro i cassonetti come un eremita il cielo stellato.
Il rischio di confondere Dio e uomo è grande. Ciascuno resti al suo posto.
Se si è cani si rosicano gli ossi,
accontentarsi del non avere fa tutt’uno col desiderio di morte.
Paradossalmente è il collettivo a ungersi di seme
e sentire la fuga come chiodi nelle mani
niente e nessuno è più solo a reclamare la parte di cane.
A passarti sopra non è Pelosi ma la nostra epoca.
Così è polverizzato il tuo San Matteo
Con la stessa facilità è violata l’intimità di Medea.
Anche il più sprovveduto dei criminologi conosce ogni movimento d’utero.
Diventa scienza esatta ricostruire l’istante del tormento.
Medea non appartiene alla solitudine del delitto
La solitudine che costituisce presenza d’uomo
non ha nessun effetto su questo sbriciolare che la sostituisce.
Che c’è da amare nell’abbraccio di una città che immensamente vuole
e vede tutti e si fa presente nell’animo di ognuno?
Rimane ancora il desiderio inesauribile ed è lì che si comprende il silenzio del corpo
l’estremo moto oltre il salire dei pneumatici sul cuore.
Francesco Paolo Intini da Natomale, 2017
Testimonianza di Franco Di Carlo sull’ultimo Progetto poetico di Pasolini, qualche mese prima del suo assassinio. Da quell’anno [1975] la poesia italiana è stata incapace di operare un vero e profondo rinnovamento :
«L’11 Gennaio 1975, in un incontro nella Biblioteca Comunale di Genzano di Roma, Pasolini ci confidò e informò che il suo Progetto filosofico-poetico sarebbe stato quello di dedicarsi totalmente alla poesia (come aveva già fatto tra il ’41 e il ’60), dopo aver completato e realizzato altri due tre films. In realtà, con Trasumanar e organizzar (1971) fino a La nuova gioventù (1975), era già evidente che il Progetto, già ideato e programmato, fin dall’inizio degli anni Sessanta, era giunto ad un punto di non-ritorno: la transumanazione, eternizzazione e “santificazione” (il Mistero) di se stesso in quanto Poeta attraversò la sua Pragmatica Azione e Organizzazione del “Fare Poetico”: per scrivere nuova poesia sarebbe stato necessario il Rinnovamento del Linguaggio Poetico e della Lingua della Poesia, attraverso la mescolanza (alchemica) Plurilinguistica e Pluristilistica di Atti Espressivi e di Stile, secondo l’Esempio il Modello e il Paradigma Dantesco (Divina Mimesis), di provenienza alto-colta, medio-parlata, giornalistica e mass-mediatica: un messaggio e un linguaggio non-chiaro, criptico, ancipite, Ambiguo (“finché è vivo”), che, solo con e dopo la morte sarebbe dovuto divenire Espresso, essere esplicito. Con questa strategia “comunicativa” e con questo Codice Espressivo-Formale, tutto da decifrare, Pasolini consegnò i Segni-Segnali-Archetipi dell’unicità e irripetibilità del suo Progetto filosofico-poetico-esistenziale (e con questo noi intendiamo una sua possibile “solitaria avanguardia personale“), ben consapevole ormai della definitiva inesistenza del pubblico della poesia e dell’avvento e sviluppo di un universo orrendo e di una società e politica degradate e in rovina, dove sta già avvenendo la borghesizzazione del proletariato ed anche la proletarizzazione della borghesia, con conseguente omologazione e massificazione antropologica, esistenziale, linguistico-espressiva e culturale.»
Eccelente articolo e un bell’ommaggio a un grande Complimenti
Ringrazio vivamente la redazione per la graditissima sorpresa di trovare qui su queste pagine un mio testo dedicato a Pasolini. Un vero onore per il sottoscritto.
Franco Intini