Quando Tiziano ormai vecchio dipingeva e il Tintoretto e il Veronese davano le loro opere mature, a Venezia artisti come Palma il giovane, il Padovanino, Leandro Bassano, il Liberi, il Celesti conoscevano certo il mestiere ma operavano con poco genio. Mentre la pittura lagunare declinava, venivano ad aprire studio a Venezia lo Strozzi da Genova, il romano Fetti da Mantova, il Liss dalla Germania. Saranno questi artisti a risollevare le sorti dell’arte veneziana. Domenico Fetti, detto anche Feti, allievo del Cigoli a Roma, dove era nato verso il 1589 (muore a Venezia nel 1623), aveva studiato le opere di Caravaggio. Protetto dal cardinale Gonzaga, era diventato curatore della Pinacoteca di Mantova. Restò a Mantova sino dal 1613 al 1621 come pittore di corte, ma conobbe Venezia e decise di rimanere nella città. A Mantova aveva decorato le pareti del Palazzo Ducale e su tele di piccolo formato le parabole evangeliche e aneddoti della Bibbia. Del suo periodo veneziano sono le tre scene della Passione di Cristo alla Corsini di Roma. La Malinconia a Venezia, a Parigi, è opera di profondissima ispirazione. Ugualmente l’Apoteosi della Redenzione, i Martiri, La Moltiplicazione dei pani e dei pesci (alle raccolte del Palazzo Ducale di Mantova) dove dalla folla del Seicento, povera e fastosa, riemergono tipi di popolani e vecchi, di fanciulli e uomini in copricapi di derivazione bassanesca.

Domenico Fetti, Malinconia, 1618 circa, Louvre, Parigi

Domenico Fetti, Moltiplicazione dei pani e dei pesci, 1620 circa, Palazzo Ducale, Mantova