La pittura secentesca a Milano: Gian Battista Crespi, detto il Cerano

Cerano,_Fuga_in_Egitto,_Bristol

Fuga in Egitto

Nel 1621 il cardinale Federico Borromeo affidava al Cerano la direzione della scuola di pittura nella sua Accademia ambrosiana. Col bolognese Procaccini e col Morazzone, il Cerano costituiva la triade maggiormente in auge in città, come lo testimonia il Martirio delle Sante Seconda e Ruffina (a Brera), tela eseguita dai tre maestri, comunemente chiamata “delle tre mani”. Gian Battista Crespi, detto il Cerano dalla sua patria nel novarese, subì l’influenza del Barocci ma seppe trovare una sua interpretazione chiaroscurale. Visse dal 1575 al 1633, nel tempo rievocato dal Manzoni, tragico per miserie, rivoluzioni, pestilenze. L’artista sembrò volerlo riscattare con la intensa spiritualità a cui improntò le opere migliori, tra cui la Madonna del Rosario tra San Domenico e Santa Caterina di Brera, capolavoro di composta elevatezza morale e di cromia raffinata. Nella maturità riprese l’attività di scultore, fornì monocromi per le sculture del duomo e dal 1598 attese alla colossale statua di San Carlo ad Arona; orientò la plastica milanese oltre la dinamica manierista e fornì i cartoni per i bassorilievi dei portali del duomo. Del Cerano architetto va ricordata la facciata della chiesa milanese di San Paolo alle Monache.

Cerano-Moraz-Procac-Quadro-3mani

Procaccini, Morazzone, Cerano, Martirio delle Sante Seconda e Ruffina

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Il Cerano, Madonna del Rosario tra San Domenico e Santa Caterina

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