Dieci poesie di Alfredo de Palchi (dal 1947 al 2013) , commento di Donatella Costantina Giancaspero

Alfredo-de-Palchi-foto-scattata-da-Milo-De-Angelis

Festeggiamo  il 91° compleanno di Alfredo de Palchi il quale si è sempre dichiarato con orgoglio poeta italiano che vive negli Stati Uniti da più di cinquanta anni e che continua a scrivere in italiano. Dopo Sessioni con l’analista (Mondadori, 1967) opera pubblicata per il tramite della considerazione che di lui aveva Vittorio Sereni, la sua produzione entra in un lungo cono d’ombra che durerà fino alla riscoperta che avviene a ridosso degli anni Dieci per l’interessamento di Roberto Bertoldo e di Luigi Fontanella. Una esauriente ed originale trattazione della sua poesia nel quadro della poesia italiana della seconda metà del novecento è stata condotta da Giorgio Linguaglossa nella monografia La poesia di Alfredo de Palchi. Quando la biografia diventa mito (Roma, Progetto Cultura, 2016, p. 150 € 12), altri utili riferimenti si trovano nella raccolta di saggi Una vita scommessa in poesia: Omaggio ad Alfredo di Palchi (edita da Luigi Fontanella, Gradiva Publications, 2011).

Giorgio Linguaglossa lo ha definito, credo a ragione, «il maggiore poeta italiano vivente». Del poeta di Legnago il critico ha scritto: «de Palchi introduce delle rotture e delle sgraziate gibbosità semantiche nel suo linguaggio poetico, vampirizza il discorso poetico, lo de-psicologizza perché vuole annientare la distanza, e invece non può che ricadere nella Jetztzeit, il «tempo-ora» del presente. Ecco la ragione del suo spostare, lateralizzare i tempi, moltiplicare i registri linguistici, diversificare i piani del discorso poetico, reiterare il medesimo «luogo» e i medesimi personaggi, temporalizzare gli spazi, spazializzare e ripetere il tempo, personalizzare i suoi fantasmi, fantasmare i suoi personaggi, erratizzare il discorso poetico…».* Un parziale risarcimento credo doveroso dopo il lunghissimo cono d’ombra che è stato gettato sulla produzione di questo poeta durante cinquanta anni e più.

Donatella Costantina Giancaspero

 

 

da LA BUIA DANZA DI SCORPIONE (1947-1951)

da Il principio

Il principio
innesta l’aorta nebulosa
e precipita la coscienza
con l’abbietta goccia che spacca
l’ovum
originando un ventre congruo
d’afflizioni

 

da Un’ossessione di mosche

Al calpestio di crocifissi e crocifissi
sputo secoli di vecchie pietre
strade canicolari
il pungente sterco di cavalli immusoniti
in siepi di siccità

(al gomito dell’Adige allora crescevo
di indovinazioni, rumori d’altre città)

e sputo sui compagni che mi tradirono
e in me chi forse mi ricorda.

 

da COSTELLAZIONE ANONIMA (1953-1973)

da Costellazione anonima

Polvere dovunque su tutto polvere su ciascuno
su me un cadere continuo di polvere dal soffitto
sul letto tappeti bottiglie dalle pareti
che mi serrano nella morsa del mio futuro cadavere
già sepolto sotto il cumulo di polvere di questa
polvere che rassodata nello spazio gira su sé stessa
e intorno il sistema termonucleare come me cadavere
che rigiro su me stesso e spostato di quel tanto
dal mio centro intorno me stesso:
costellazione anonima.

 

da LE VIZIOSE AVVERSIONI (1951-1996)

da Mutazioni

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tracciamo il cerchio intorno all’esilità
che siamo,
convinti di segregare noi da loro
loro gonfi di malnutrizione e sin dalle origini
sigillati nella melma subdola
di spore, intrecci, filtri;
alziamo la pietra lapidata di scritture,
formicolii, spermatozoi bianchissimi, molecole:
è questo il continuo inizio, il barlume
che ci imprigiona tra un lineare di orizzonti e lo sbalzo—

 

da PARADIGMA (1950-2000)

da Paradigma

L’occhio della serpe è un qualsiasi dio—
uragano che scopre fondamenta
travi chiodi
e con la spirale centripeta spazza
il quotidiano lasciando al raso
il reale più fecondo

Questa la serpe bella fredda
testa piatta a triangolo a stemma
di religione—l’amo perché strisciando
sibila con sveltezza la lingua
sulla centrifugazione degli oggetti
e nell’occhio centra stolidamente
le emozioni di chi non sa reagire

Ogni uovo di serpe contiene compatto un uomo
qualsiasi, l’uragano è la realtà che fabbrica
il piede: la mano stupenda—il paradigma.

 

da Essenza carnale

Quanto usufruire dello spasimo che ci scuote,
e le mani si cercano nelle nebbie
sotterranee di fili di voci travolgenti,
che mi spinge a te vedova nera di un evento
che tormenta nelle braccia il tormento
quando si è soli nelle proprie braccia.
Guardami, dimmi, è così per te, trafissa nell’astruso
esplodere di parole vocali insensate,
udite con tenerezza mentre ciascuno percepisce
penetrando l’immagine che l’una ha dell’altro,
e generate nel tuo terreno seminabile a onde assiderato
con fioriture sotto una coltre di polvere;
io sono chi tu cerchi, sono
il giogo felice che trovi per le colline infertili,
le miniere di sale, le pianure e le vie disertate
che stringono il domicilio semispento;
parlami con il tuo sesso alla gola,
urlami dentro che sei chi mi offre il proprio terreno
vivacemente di acque colline pianure e foreste chiare;
tu sai, la distanza uccide.

 

da ULTIME (2000-2005)

da Ultime

a Giovanni Raboni

In rue de l’Arbre Sec ti osservo
a seccare il becco di merlo felice
slavato dall’acquata recente
a rantolare “frères humains” dallo splendore
della gola che ti prosciuga e che soltanto io ascolto
strozzarsi di paura testarda

ti cercavo nei secoli di vicoli viscidi
della tua città che derubi a coltellate
e t’incontro finalmente sulla forca d’antan
in questa via, al Caveau François Villon,
che ospita il tuo gradito compagno di sventure
alfredo de palchi.

 

da FOEMINA TELLUS (2005-2009)

da Contro la mia morte I

Un’antica nostalgia da suicidio
opprime quello che resta
del cuore già in lutto
colpito da te—arrivi dove
il nulla è nulla
il bianco è la macchia vaga dell’orbo
finito nelle tenebre dell’orbita
ormai per sempre ferma per sempre
ferma per sempre

non guardiamo indietro
indovinare cosa si è dovuto abbandonare
non lo sapremo mai.

 

da Foemina tellus

Oramai il tuo corpo splende
di zampilli e cenere di volcano
quanto dal profondo
il magma arde la superfice di sabbie estese
e massi di mammelle

lo spazio profondo ti scintilla
di anni a luce quanto
il cortove di galassie
all’infinito
si amplia cosmico di gragori

dal profondo l’estensione acquea si acidifica
il caleidoscopio submarino
scarica la violenza
per ravvivare il fluire della tua vulva
spenta

terra già sciolta nel profondo quanto i ghiacciai
ustioni
bruci
stecchisci
esplodi.

 

da Contro la mia morte II

Alla scorsa incursione
mi pianti nel rettangolo
di verde, l’aiuola
non per la salma

adesso che travallo
e boccheggio a pesce nel vuoto
mi proponi la pace
nel nulla

credi d’infinocchiarmi
con il tuo aspetto di monaca
libera di sbarre e di libidine
il viso roseo nel fondo di biacca
ma ti riconosco dalla puzza
che emani da sotto la veste
di vergine che non sei

penombra che sbarri la strada
sapessi quanto male ti voglio
quanta ingiuria di stupri
non appena di avvicini
proteggendoti con dieci ossi
il seccatoio.

 

Alfredo de Palchi

 

alfredo-de-palchi-7Alfredo de Palchi è nato nel 1926 a Legnago (Verona). Vive a Manhattan, New York. Ha diretto la rivista Chelsea (chiusa nel 2007) e tuttora dirige la casa editrice Chelsea Editions. Ha svolto un’intensa attività editoriale negli Stati Uniti dove si è prodigato nel far conoscere e diffondere la poesia italiana del novecento. Il suo lavoro poetico è stato finora raccolto in sette libri: Sessioni con l’analista (Mondadori, Milano, 1967; traduzione inglese di I.L Salomon, October House, New York., 1970); Mutazioni (Campanotto, Udine, 1988, Premio Città di S. Vito al Tagliamento); The Scorpion’s Dark Dance (traduzione inglese di Sonia Raiziss, Xenos Books, Riverside, California, 1993; II edizione, 1995); Anonymous Constellation (traduzione inglese di Santa Raiziss, Xenos Books, Riverside, California, 1997; versione originale italiana Costellazione anonima, Caramanica, Marina di Mintumo, 1998); Addictive Aversions (traduzione inglese di Sonia Raiziss e altri, Xenos Books, Riverside, California, 1999); Paradigma (Caramanica, Marina di Mintumo, 2001); Contro la mia morte, 350 copie numerate e autografate, (Padova, Libreria Padovana Editrice, 2007); Foemina Tellus Novi Ligure (AL): Edizioni Joker, 2010. Ha curato con Sonia Raiziss la sezione italiana dell’antologia Modern European Poetry (Bantam Books, New York, 1966), ha contribuito nelle traduzioni in inglese dell’antologia di Eugenio Montale Selected Poems (New Directions, New York, 1965). Nel 2016 pubblica Nihil (Milano, Stampa9) e nel 2017 Estetica dell’equilibrio (Mimesis Hebenon).

 

2 commenti
  1. Sono molto grato a La presenza di Erato per questo riconoscimento a quello che io considero il maggiore poeta italiano vivente sulla poesia del quale ho pubblicato una monografia edita da Progetto Cultura “La poesia di Alfredo de Palchi. Quando la biografia diventa mito” (pp. 150 € 12, 2016) nella quale mi occupo anche del libro allora inedito, “Estetica dell’equilibrio” uscito per Mimesis Hebenon nel 2017.

  2. Un poeta che vale la pena di leggere con attenzione. Una voce importante e dissonante che ci parla di un “universo compilato da dementi gobbi storpi” e della poesia, maturata lungamente nel tempo e anche inascoltata, che sola sa vincere il tempo e la morte, affrontare il mostro rimosso,
    ( Potessi rivivere l’esperienza/dell’inferno terrestre entro/ la fisicità della “materia oscura” che frana/in un buco di vuoto/per ritrovarsi “energia oscura” in un altro/ universo di un altro vuoto….), e il tempo che ritorna come fantasma, con l’ironia che salva (le domeniche tristi a Porto di Legnago/da leccare un gelato/ o da suicidio/in chiusura totale…)

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