Non è più rappresentabile
Questa mia opera orale
Non lo sono le lettere anonime
Se lasciate per terra da sole
Non lo sono le mani di latta
Perché non c’è più carne
Non lo è più la carne
Se viene esposta al centro
La carne è tutta uguale
In mostra sopra un bancone
Non c’è più icona senza carnefice.
*
Sono stanca di Marylin
Sono stanco di Marylin
Ti ricordi di Marylin?
Sono stanco di essere Michele
Sono stanco di essere Matteo
Ogni giorno in questo ruolo
Ogni giorno un ruolo diverso
Sono stanco di questo lavoro
Sono stanco di questi impegni
Nessuno conosce la vera Marylin
Nessuno conosce il vero Michele
Nessuno conosce il vero Matteo
Nessuno mi ha ancora scoperto
Sarei capace di conquistare il mondo
Sarei capace anch’io di vincere, di uccidere
Sarei capace di forare il video
Sarei capace di entrare in casa
Sono rimasto qua in questa stanza
Sono rimasto in mezzo ai miei abiti
Sono rimasto solo di fronte a questo poster
Di Marylin.
*
Sono Sylvia Plath
Sono suo marito
Sono il testimone
Di questo smarrimento
Sono il divano
Che ha visto tutto
Sono sul divano di casa mia
Siamo lo smembramento
Di tutti i giochi da tavolo
Siamo lo sgomento
Delle persone normali
Non esistono i diari
Su cui scrivere le nostre vite
Non esistono più le fotografie
Per ricordarci vivi e vegeti
Siamo perfettamente inseriti
Nei nostri ambienti abietti
I nostri mobili logori sono più orecchiabili
Dei nostri pensieri e delle nostre azioni
Sono la belva dentro l’astuccio
Sono il colosso di carta igienica
A qualcuno resta un lutto inaccettabile
A noi resta un tollerabilissimo
Dolore.
*
Non mi toccare,
Sono rimasto sulle scale
Salgo senza trovare più
Le chiavi per tornare là,
Da dove sono venuto.
Non tentare, non mi trattenere,
Giù in questa strada comune,
Il tuo piede è alla base del profilo
Pretende di allinearsi dentro la trama della
Nostra oscena incapacità di camminare insieme.
Se ci guardassero i muri
Ci compatirebbero, ci consolerebbero,
Ci toccherebbero mesti ci sfiorerebbero
E noi dentro la loro pietosa prospettiva
Appariremmo meno empi e più conformi
Affogati nei miasmi delle formule di rito.
Pasquale Vitagliano
grazie, leggere Pasquale è sempre un gran piacere, un arricchimento, e voi come sempre offrite parole d’arte!
Grazie ad Anna e a Luciano.
(…) “La nostra oscena imcapacità di camminare insieme, verso fotografico emblematico vero e straziante.