Tre poesie di Aleksandr Blok da “I DODICI”, Einaudi

220px-Alexander_BlokIl 29 gennaio 1918, quando ebbe dato compimento ai Dodici, Aleksandr Blok segnò nel suo diario: “Oggi io sono un genio”. Meno di due anni innanzi, il 25 marzo 1916, quel diario registra tutt’altra confessione: “Giorni fa ho pensato che non debbo scrivere versi, perché ne sono troppo capace. Bisogna mutare ancora (oppure che intorno le cose mutino) per ricevere di nuovo la possibilità di superare il materiale”. Se Blok poté sollevarsi ad una nuova altezza di poesia, a quella suprema della sua ascesa creativa, fu perché intorno le cose erano mutate portentosamente, perché la coscienza escatologica, che aveva pervaso la Russia di Blok e in Blok s’era espressa con tensione estrema, sembrava vedere in atto i propri presagi d’apprensione o d’aspettazione, quasi che un nuovo eone, terribile o felice, stesse per succedere all’antico.

Dalla prefazione di Clara Strada Janovic

2.

Il vento soffia a mulinello,
marciano dodici in drappello.

Le carabine sulle spalle:
intorno fiamme rosse e gialle.

I berrettacci son da ladri,
suol dorso c’è l’asso di quadri!

.                    Olà, senza croce
.        è la libertà!

.                 Tra-ta-tà!

Fa freddo, compagni, fa freddo!

« Sai, Nane e Cate sono insieme… »
« Lei nelle calze i soldi tiene! »

« Lui pure è ricco sfondato… »
« Era dei nostri ed è soldato! »

« O Nane, orsù, figlio di cani,
.       provati: baciale le mani! »

.                  Senza croce, olà,
.       è la libertà!
.       Nane e Cate insieme stanno:
.       dimmi un po’ che mai faranno…

.                  Tra-ta-tà!

Intorno fiamme rosse e gialle:
le carabine sulle spalle…

Tenete il passo rivoluzionario!
Non sonnecchia, no, l’avversario!

Su, compagno, non essere vile!
Contro la Russia punta il fucile –

.                 contro la Santa Russia,
.                 contro la sua putredine,
.        contro la sua pinguedine!

Senza croce, olà!

 

3.

Oh partirono i ragazzi
a servir l’armata rossa –
a servir l’armata rossa
con la testa nella fossa!

Amarezza amara,
oh vivere è bello!
Carabina austriaca
sdruci nel mantello!

Per la rabbia del borghese
bruceremo ogni paese
ed in fiamme andrà la terra:
.         Dio proteggi questa guerra!

 

9.

Sulla torre del fiume regna calma,
s’è chetato il fragore cittadino.
Non si vedono in giro più gendarmi:
fate orgia, ragazzi, senza vino!

S’è fermato un borghese nel quadrivio
e il naso dentro il bavero nasconde.
Ai fianchi gli si struscia col suo grigio
pelo rognoso un cane vagabondo.

Come il cane famelico sta muto
il borghese, con aria di domanda.
Sta il vecchio mondo come un can perduto
dietro a lui, con la coda fra le gambe.

Aleksandr Blok

(traduzione di Renato Poggioli)

Aleksandr Blok , poeta russo (Pietroburgo 1880 – ivi 1921), il maggiore esponente del movimento simbolista russo. Espresse in toni lirici e apocalittici il dramma della Russia nel periodo rivoluzionario. Tra le opere: Poema della bella dama (1904), I Dodici (1918), Gli Sciti (1918).

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