“L’alba assonnata”di Dante Maffia, primo premio assoluto della III edizione del Premio Alda Merini, letta da Paolo Corradini

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L’alba assonnata

Quest’alba ancora assonnata
colore del polmone
vaga suscitando asprezze
ed è come se stesse cadendo da un balcone.
Fa fatica ad accoglierla la strada,
il bus è diffidente:
ha i fari accesi.

È il ritratto di te in questi giorni
piovosi e amari che portano languori
e si rifugiano nel grigio?
O è la vita che scarrella dai binari
e si ritrae impaurita?

Quest’alba che non sveglia usignoli
e non deborda verso i campanili
manda pigrizia in volo,
si consola su una pozzanghera.

Rabbrividiscono i cornicioni dei palazzi,
i pini, ormai con poche braccia
perdono la voce.

S’alzano nuvole di nafta,
clacson annoiati azzardano un tocco.

Comunque siamo vivi.

Dante Maffia

L’alba assonnata di Dante Maffia non è l’aurora dalle rosee dita di Omero. Non è l’alba che reca gloria o sventura agli eroi allevati nel culto dell’aretè. Non è il cieco mattino d’Edipo, fantasma d’affanni che cammina. Non è la purificazione dalla notturna e dionisiaca ebbrezza delle baccanti. Non è quel domani, quell’oggi incipiente di Macbeth, che  s’insinua col suo piccolo passo un giorno dopo l’altro, fino all’ultima sillaba del tempo perduto. È un’alba colore del polmone, che vaga suscitando asprezze e sembra cadere da un balcone. Tuttavia siamo nella classicità. Una classicità moderna,  una nuova drammaturgia dove l’uomo non ha apparentemente un nemico da battere. Non ha un fato avverso, né la collera degli dei. Non c’è nessun abisso in cui precipitare, perché se stesso è  il proprio abisso. Il più rabbrividente dei pericoli è la dilatata assenza di tutto. È il Niente, das nichtige. Ma c ‘è di più. Tale nientita’ non è inerte; è dinamica e attiva. Non attende l’uomo, lo insegue, vuole tutto di lui, defigura tutta la  sua genesi. Aggredisce l’alba, che per antonomasia  ne simboleggia l’origine, e la corrode. Nietzsche sostiene che tutto ciò che è grande vuole la maschera. Vale anche per il poeta Dante Maffia. Quest’alba è la maschera scenica della sua anima che intuisce tale spettrale presenza, gelida come la mano del commendatore in quella del don Giovanni di Mozart. Quest’alba che non desta usignoli, che non si innalza e non precipita, che si consola in una pozzanghera e rabbrividisce i cornicioni dei palazzi, mi ricorda la Cura, l’angoscia che entra a mezzanotte nella casa di Faust: “Ha da andare? Ha da venire ? A metà d’una via sgombra vacilla, a passi incerti esita, si perde sempre più lontano, può respirare eppure soffoca, non soffoca eppure non vive”. Cosi quest’alba ancipite, claudicante, che vorrebbe elevarsi ma non riesce,  che rischia l’anossia in nubi di nafta, che non soffoca eppure respira, esprime la resilienza dell’anima nel finale –Comunque siamo vivi-. E’ un grido? Sì. Soffocato, e per questo ancor più lancinante. Ed una nostalgia della creazione, del Fiat lux nel genesi, dove  l’alba, desta di usignoli, ospita il risveglio del primo uomo e della prima donna nata dalla sua estasi. Animali appena creati vanno loro incontro per il battesimo. Non era la vita che scarrellava dai binari. Non erano i bus coi fari accesi a riceverla, quest’alba, ma l’innocenza d’Adamo. La nostra innocenza. Dante Maffia utilizzando parole del lessico quotidiano ci parla, in questa nuova classicità, della tribolazione della creazione nel nostro intimo,con una compostezza che ne accentua la drammaticità, perché scevra da pesantezze enfatiche ed esondazioni emotive. Lucida, diamantina, sincera, dell’onestà che è della vera poesia Maffia si riflette e ci riflette in quest’alba, in tale pericolo incombente. Ci mostra asistolie, amaurosi, persino anamorfosi di uno spirito che sa specchiarsi anche nel corruttibile, ma che non perde mai la propria statura. –Comunque siamo vivi-. Un brivido. Oltre non v’è certezza. Alta e spietata può essere la poesia.

Paolo Corradini

3 commenti
  1. “Quest’alba che non sveglia usignoli /… si consola su una pozzanghera”. Sarebbero bastati questi due soli versi – davvero memorabili – per fare già grande la poesia! Complimenti.

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