Buongiorno dalla redazione con il videomessaggio di Paolo Ottaviani.
La presenza di Èrato vuole essere la palestra della poesia e della critica della poesia operata sul campo, un libero e democratico agone delle idee, il luogo del confronto dei gusti e delle posizioni senza alcuna preclusione verso nessuna petizione di poetica e di poesia.
Ancora Eros m’ha colpito
con un gran maglio,
come un fabbro,
e mi ha temprato tuffandomi
in una fiumana invernale.
Anacreonte
Tra i rumori della folla ce ne stiamo noi due, felici di essere insieme, parlando poco, forse nemmeno una parola.
Walt Whitman
Michelangelo Merisi da Caravaggio - La vocazione di San Matteo, 1599-1600, olio su tela, 322 x 340 cm, San Luigi dei Francesi, Cappella Contarelli - Roma
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Commosso per la bellezza, e meravigliato per l’esito felicemente discorsivo di queste controllatissime poesie. Mi ha fatto piacere ascoltarle dalla sua voce. Freccia della parola montagna pare un autoritratto, del poeta, con quella piccola selva di capelli che ha spinta sul cucuzzolo. Grazie.
Sono io a ringraziare Lucio Mayor Tosi per la sua commossa, intelligentissima attenzione. E mi scuso per l’incertezza dell’audio o della dizione che può aver generato un errore. L’ultima poesia letta nel video infatti si intitola “Treccia della parolamontagna” dove “Treccia” indica una forma metrica di mia invenzione e “parolamontagna” è un neologismo costruito per agglutinazione.
Il sonoro non le ha reso giustizia, gentile Paolo Ottaviani. Mi piacerebbe leggere i testi di questo “videomessaggio” per colmare le lacune del mio udito. Congratulazioni per la partecipazione.
Giorgina Busca Gernetti
Gentile Giorgina Busca Gernetti, ecco il testo delle cinque poesie che ho letto nel video, tutte presenti, se volesse approfondire, nella mia ultima raccolta “Nel rispetto del cielo”, puntoacapo Editrice, giugno 2015. Un cordiale saluto. Paolo Ottaviani
Le tre tartarughe
Tre tartarughe sognano gli stessi
ventosi bagnasciuga dove varia
batte e rientra l’onda e brevi amplessi
offre alla terra. Qui più necessaria
si fa l’essenza occulta della quiete
e corre un balenio, va nell’aria
in fragile evidenza. È la sete
d’amore prima del buio, del vuoto
immenso. Le tre testuggini inquiete
sognano un lido ventoso ed immoto.
Mio padre dipingeva una montagna
Mio padre dipingeva una montagna
e faggi e mulattiere dalla tela
gemmano ancora, la neve accompagna
una bianca memoria che tutela
la terra e i boschi dell’immaginare
come linea ignota e parallela
corre dalla tempesta al limitare
del cuore dove nasce lo scompiglio
che dura dentro i sogni, in quell’amare
confuso tra la neve, il padre, il figlio.
Balestrucci
Toccano le foglie e la memoria
azzurra dell’ellissi
planano sugli ossidi tra cimase
sgretolate i balestrucci
inquieti sulla smarrita via.
Non chiedono che il nido sfidi l’eterno.
È l’uggia passeggera dello stentato volo
la tegola divelta
i platani bruciati del viale
il crollo subitaneo di quest’ora
a ridere sui tetti tra le antenne.
Graziosa epifania
Dove andrà questa sera
piovosa di settembre
in quale antro d’azzurro, in quale schiera
di morti, in quale pianto di novembre,
dentro quale memoria
di roccia ogni goccia si farà storia,
fulmine e poesia?
Graziosa epifania
di una pioggia immortale che ricade
sui vivi ma bagna i morti nell’Ade.
Treccia della parolamontagna
salì sul monte… si mise a parlare
MATTEO, 5, 1-3
La parolamontagna nasce dentro la roccia,
come un’ebbra giunchiglia nel cuore oscuro sboccia
di un profeta: castagna chiusa nel riccio, figlia
della terra e del fuoco nel talentuoso giuoco
che natura ci dona: qui la vita s’intreccia
con radici e pietruzze veggenti di corteccia
cerebrale, risuona tra escrementi e pagliuzze,
qui solerti fanciulle vanno nude su brulle
pianure beate:
la terra abitata
da furie malate
è terra beata!
Nell’assalto del vento la montagna racconta
ai clementi le storie più arcane: c’è l’impronta
bianca di un sedimento di voci e di memorie
sulle remote cime. Vaporosa e sublime
la parola abitata da vette e gioghi irriga
i deserti di dolci fiumi, indora la spiga
del grano ed echeggiata dai poeti nei dolci
carmi agresti, prepara nel silenzio un’ignara
stagione di lodi.
Grida nel deserto,
cecità degli odi
sotto il cielo aperto.
Gentilissimo Paolo Ottaviani,
che cosa avevo perso a causa del sonoro troppo basso!
Oltre alla profondità del pensiero, allo spessore etico e alla varietà dei temi, mai futili (vedi i “balestrucci”), ho molto apprezzata la raffinatezza delle scelte lessicali e delle “callidae iuncturae”. L’abilità tecnica della “treccia” è notevole, ma la poesia-gioiello è ” Graziosa epifania”.
Di nuovo congratulazioni, ma questa volta per le pregevoli poesie
Giorgina Busca Gernetti